Capitolo 0: Un'Infanzia Difficile

26 0 0
                                    

Ricorre l'anno 801, Jayden ha solo 4 anni. È un bambino magretto dai capelli color viola lucido molto scuro e con gli occhi sempre di color violetto. Ormai il sole è alto in cielo e la badante Mariana lo sveglia come ogni giorno.
Mariana: <<Signorino Jayden posso disturbarla? Suo padre ha detto di svegliarla circa a quest'ora.>>
Dice lei con tono calmo mentre scuote il suo debole corpo ancora dormiente. Jayden apre gli occhi chiaramente scombussolato e l'unica risposta che è in grado di dare è un "no" con la testa fatto subito dopo che le ha dato le spalle.
Mariana ancora lo scuote e gli fa qualche carezza con l'intento di addolcire quell'aspro risveglio.
Mariana: <<Allora Signorino vado a svegliare suo fratello e poi torno da lei. La prego di iniziare ad alzarsi nel frattempo.>>
Dice facendogli le coccole per poi girarsi verso la porta della sua stanza e uscire chiudendo la porta mentre Jayden la guardava con un solo occhio. Lei era vestita come una qualunque cortigiana al servizio di una famiglia nobile. Un vestito con un gonnellona nera, un grembiule bianco e un cappello. Era una donna alta ma abbastanza formosa, ed i suoi capelli erano di un castano chiaro simile a quello delle nocciole. Una volta uscita lui richiude l'occhio e inizia a rigirarsi nel letto cercando una posizione che gli permetta di riaddormentarsi. Subito ricade tra le braccia di Morfeo, ma dopo qualche attimo di tranquillità ecco che il suo riposo viene disturbato ancora.
Mariana: <<Signorino Jayden la prego di alzarsi. Suo padre vuole farle una sorpresa.>>
Insiste mentre si riabbassa su di lui per coccolarlo ancora.
Jayden: <<Mama io onno...>>
Risponde il piccolo con un filo di voce guardandola. Mariana si rialza e sistema i vestiti, poi prende in braccio il piccolo.
Mariana: <<Su, suo fratello Dante è già andato nel salone. La porto in braccio?>>
Chiede lei abbandonando il suo tono freddo per passare a uno più premuroso. Lui è ancora molto assonnato e si limita ad annuire mentre si abbandona a quel caldo abbraccio. Insieme si dirigono alla corte dove il Duca Ernesto Da Vicenza, un uomo solenne dalla stazza e statura imponente con una foltissima barba nera e dei vestiti pregiati, li stava aspettando.
Ernesto: <<Figlio non sta bene alzarsi così tardi. Il tuo fisico da guerriero ne risentirà.>>
Rimprovera l'uomo, che teneva seduta accanto a se la moglie, con tono severo al bimbo.
Jayden: <<Baba io onno...>>
Risponde il più giovane della dinastia mentre si strofina ancora gli occhi restando in braccio alla domestica.
Ernesto: <<Sonno? Gli uomini di guerra non hanno sonno.>>
Sbeffeggia il vissuto grattandosi il volto ricoperto di peluria.
Mariana: <<Signore, scusi l'imprudenza, ma...ha solo quattro anni.>>
Interviene Mariana lasciando che il pargolo si reggesse sulle sue gambe.
Ernesto: <<Embè? Mariana, tu mi conosci da quando ero poco più che un lattante.>>
Ribatte lui sciogliendo la formalità del momento.
Mariana: <<Si ma->>
Ernesto: <<Non c'è alcun ma. Il mio sangue è combattivo, e così il sangue del mio sangue. Ma non lo vedi che ha le potenzialità giuste per riunire l'impero romano?>>
Chiede retoricamente alla donna testimone delle birichinate di quel bimbo.
Mariana: <<Si ma->>
Cerca di intervenire, ma venendo interrotta nuovamente.
Ernesto: <<Niente ma, costui è colui che ha rubato dalle mie stesse scorte grazie all'aiuto di sua figlia Luisiana. È impensabile che due bambini disarmati stendano otto guardie armate e addestrate, arrivino fino al magazzino e se ne escano con sette pagnotte del mio miglior pane senza lasciare alcuna traccia.>>
Dice lui tanto contrariato quanto ancora stupito dalla cosa. Mariana a quel punto non poté che chinare il capo e concordare con il duca che quel fanciullo avrebbe avuto una radiosa carriera politica e militare.
Ernesto: <<Bene. Dalla tua espressione capisco che hai inteso. Ora ti chiedo di lasciarci soli, devo dare quella cosa a Jayden.>>
Così congeda la governante che, immediatamente, ritorna sui suoi passi per pulire le camere seguita dalla duchessa. Ernesto batte le proprie grosse mani su entrambe le sue ginocchia facendo cenno al piccolo di sedersi su di esse. Lui non se lo fa ripetere due volte e subito si siede.
Ernesto: <<Figliolo, oggi è il giorno in cui ricorre la tua nascita per la quarta volta.>>
Allude il patriarca allungando una mano dietro al suo vistuoso trono.
Ernesto: <<E come sai noi Da Vicenza siamo conosciuti e riveriti per le nostre opere militari. Tieni, questa è tua.>>
Conclude poggiando sulle gambe di Jayden una piccola e vecchia spada bastarda che per la sua grandezza tendeva ad assomigliare più a un pugnale.
Jayden: <<Baba io no uerra...>>
Accenna il piccolo per far capire al padre che non gli piacevano gli spargimenti di sangue alla quale aveva già dovuto assistere più volte.
Ernesto:<<Lo so, a quest'età è dura da accettare. Ma vedrai che presto la amerai anche tu.>>
Ribatte poggiando la grossa mano destra sulla schiena del figlio.
Ernesto: <<La guerra è un'amante spietata, ma è anche la migliore che si può avere.>>
Continua per poi alzarsi, prenderlo in braccio e poggiarselo sulla spalla.
Ernesto: <<I guerrieri importanti guidano il loro esercito...ma i guerrieri valorosi lottano al fronte di esso.>>
Spiega incamminandosi verso una vetrata li vicina.
Ernesto: <<Questo ducato lo possiederà Dante. Lui non ha la Leggenda come te. Tu partirai alla volta dell'Impero Germanico un giorno.>>
Continua blaterando al piccolo che inizia a guardare fuori dalla finestra.
Jayden: <<Baba coa Vebaio?>>
Lo interrompe lui rapito dalle parole che il padre stava pronunciando.
Ernesto: <<Il Verdalio in realtà è una mia credenza. Lì in alto, nel cielo dove i buoni riposano sorvegliati dagli angeli ognuno vive felice. Ma un grande mare si estende oltre le nuvole. Li si trova il Verdalio, il paradiso dei rivoluzionari. Li va chi ha dedicato la sua vita ai più nobili fini e non ha mai rimpianto di averla persa per i suoi ideali. Li riposano accanto a Dio coloro che hanno meritato la gloria.>>
Narra il nobil uomo con il viso rivolto al cielo indicando al suo genito le nuvole, i suddetti angeli e ciò che secondo lui era il paradiso.
Jayden: <<E la Leggenda?>>
Chiede ancora sempre più affascinato dai racconti del genitore.
Ernesto: <<Beh, la Leggenda è un potere donato a pochi dal Cielo stesso. Certo, nessuno mi crede quando dico che ne sei dotato. Ma con gli anni tu stesso sarai la prova della tua benedizione.>>
Insiste a sua volta cercando di essere il più sbrigativo possibile non sapendo per bene lui stesso cosa fosse la Leggenda.
Ernesto: <<Stavo dicendo in ogni caso...un giorno partirai alla volta dell'Impero Germanico e probabilmente io non ci sarò più.>>
Spiega ancora iniziando a poggiarlo a terra.
Ernesto: <<Io so che meriterai il Verdalio. Ora vai ad allenarti con tuo fratello.>>
Aggiunge per poi concludere e dargli le spalle riprendendo a volgere lo sguardo al suo territorio. Subito Jayden afferra la sua spada bastarda e si dirige al campo d'allenamento del castello, un immenso cortile pieno di armi, manichini e soldati intenti a migliorare. In un angolo distante Dante e due guardie ducali si allenano muniti di spade e armature. Appena li nota corre verso di loro. Il fratello era sempre stato un ottimo combattente, infatti già ora che aveva undici anni i due avversari stavano facendo fatica a tenergli testa.
Jayden: <<Osso are annio?>>
(Posso fare anch'io?)
Domanda il secondo genito fremente di iniziare ad esercitarsi.
Dante: <<Certo caro fratello. Oh, nostro padre ti ha donato la spada dei Da Vicenza. Su mettiti in posizione, guardie vi congedo.>>
Ordina Dante con il fare superbo che si porterà dietro per tutta la vita.
Guardie: <<Certo signorino.>>
Rispondono loro con un inchino prima di girarsi e tornare dai loro compagni.
Guardia: <<Dannato moccioso, sta davvero iniziando a umiliarci...>>
Sussurrano allontanandosi rapidamente.
Dante: <<Bene Jay, impugna quella spada al meglio e prova ad attaccarmi con tutta la forza che hai!>>
Esclama sfidando il fratellino a fare del suo peggio. Lui china la testa portando la spada davanti a se. Si lancia alla carica posizionandola a lato della sua testa, ma quando prova a colpire Dante con un fendente ecco che questo si sposta verso il lato opposto alla direzione del colpo lasciandolo precipitare a terra.
Dante: <<Devi essere più veloce.>>
Rimprovera con freddezza e distacco quando il minore fallisce nell'offensiva. Il bimbo dagli occhi violacei si rialza e riparte con una serie di colpi, ma il fratello, senza muovere neanche un dito, continua a schivare spostandosi tempestivamente.
Dante: <<No Jay.>>
Ripete atterrandolo con un leggero calcio in pieno petto. Il bimbo appena sbatte a terra scoppia a piangere per il dolore che il calcio gli aveva fatto sentire.
Dante: <<Basta così, andiamo a pranzo. Oggi è il tuo compleanno quindi nostro padre avrà sicuramente indetto una festa. Ci alleneremo domani, non piangere.>>
Dice Dante prendendo in braccio il fratello che, piano piano, si stava calmando. Lo porta fino alla corte dove, come predetto, un immenso banchetto e un comitato di benvenuto erano pronti ad aspettarli. Lui scende dal fratello per lasciarsi viziare da cortigiani, parenti e amici che quel giorno di si trovavano tutti li solo per lui. Poi si siede su una sedia ed il banchetto inizia con il solito discorso che il Duca era solito fare durante avvenimenti che considerava importanti.
Ernesto: <<Dunque nobil uomini e nobil donne, guerrieri e aristocratici, civili e servitori. Oggi siamo tutti qui per festeggiare. In questo giorno di gioia, quattro anni fa nacque il nostro secondo genito. Ancora più degli altri giorni questo è importante. Come noi tutti sappiamo, secondo la nostra tradizione, il quarto anno di vita è quello che rende un individuo consono a impugnare un'arma e iniziare a prepararsi per gli anni a venire, fino al decimo in cui sarà finalmente pronto a combattere in un vero campo di battaglia. Jayden, questo giorno è per te e questo calice è per l'inizio del tuo gloriosa addestramento.>>
Esclama con un calice dorato in mano iniziando a sorseggiare subito dopo aver finito di parlare. E così fanno tutti, brindando e dando ufficialmente inizio a quello sfarzoso banchetto.

Lo Spadaccino dalla Volontà d'EbanoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora