3- la chiesa morente

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"Giunsi sul luogo. La città era molto arretrata e l'ignoranza le faceva da padrone, nonostante si notasse tra la gente una predisposizione alla furbizia. Mi chiedo come mai l'italiano sia così. Da questa penisola sono usciti e continuano ad uscire geni, ma nonostante ciò li rigettano, poiché non sanno come gestirli. E la popolazione rimane ignorante. Questo è altresì un peccato verso il signore."
Raggiunse il luogo in treno. La città ancora oggi esiste, ma ahimé è lasciata marcire per l'insostenibilità dei prezzi. Attraverso le indicazioni del luogo, il vampiro raggiunse subito la chiesa. Era circondata da un cancello con gli spuntoni e sul frontone si vedevano dei teschi.
"Chiesa bizzarra. Devo capire come entrare." Disse.
Bussò alla porta di dietro, dove gli venne ad aprire un ometto basso, con dei baffi alla Stalin. Portava degli occhiali vecchi e blu e indossava una camicia stropicciata.
"Desidera?" Disse.
"Vorrei visitare la chiesa. Ho sentito che qui un prete è stato trasfigurato e vorrei di conseguenza studiare il luogo. Mi permetterà di visitarla,vero?"
A quelle parole l'uomo era già ipnotizzato. Lo fece entrare. La chiesa era elegante e pulita, nonostante non si svolgessero le messe da anni. Spiccava l'altare, che era di una bellezza e di un'eleganza superiore rispetto al resto. Silvestro iniziò a fissare l'altare, cercando di ricavarci qualche dettaglio, quando sentì dei passi. Istintivamente, estrasse la pistola e la puntò dietro di lui, dove vide un prete giovane su una panca. Notato che il prete non si scompose, rimise dentro la pistola e chiese:" come mai si trova qua, giovane padre?"
" È la mia chiesa dopotutto." Aggiunse il giovane mentre leggeva un versetto dell'Antico testamento. Piuttosto potrei fare la stessa domanda a lei, ma le informazioni viaggiano più velocemente delle persone. Quindi, so già perché lei è qui. Ha ucciso un mio fratello, se non erro."
" Aveva gli occhi sporchi del demonio e le mani piene d'oro. Non poteva rimanere sotto le grazie di Dio."
A quelle parole si alzò in piedi e affermò:" solo a Dio sta il giudizio dei suoi figli. Ma tu..tu cosa sei?"
Silvestro:" io cosa sono? Di sicuro non sono suo figlio. Ma sono un suo servitore, sai?"
Prete:" bestemmiatore! La tua lingua è più ardente dell'inferno e i tuoi occhi più neri della pece!"
Silvestro:" ognuno serve il padrone come vuole. Tanto finché non si manifesta è inutile chiedersi com'è giusto servirlo. E poi, se nel tuo corpo avessi una malattia, non faresti di tutto per debellarla? Oppure aspetteresti "l'intervento divino?".
Prete:" paragoni gli uomini a microbi? "
Silvestro:" più a cellule. Possono diventare cellule tumorali o lavorare bene. Io sono un semplice linfocita che fa pulizia, ma che vuole parlare con il cervello. Capisci?"
Prete:" insensato tu e le tue parole. Le capisco, ma non le comprendo. "
Cacciò un rosario dalla tasca e iniziò a pregare per quel diavolo. Notato che sentiva un formicolio, ebbe un senso di fremito nel corpo. Urlò:" Siii! Bravo! Sei tu un buon iniziato! Peccato che tu sia così giovane! Grazie a te ho capito di essere sulla strada giusta! Chi è, chi è il tuo maestro ragazzo?"
Continuava a pregare incessantemente. Silvestro sorrise, con un sorriso indemoniato, e camminò a passi lenti verso di lui. Gli prese le mani e lo sollevò da terra portandolo ai suoi occhi. Il ragazzo, spaventato ma ancora combattente, prese dell'acqua benedetta e gliela buttò addosso. Silvestro sentì per la prima volta bruciare il suo corpo. Lanciò il ragazzo contro una colonna, e, ripreso il controllo di sé, notò di aver ucciso il ragazzo spaccandogli la schiena e facendo penetrare un osso nei polmoni.
Provò compassione per il ragazzo. Aveva trovato finalmente un buon credente, e subito l'aveva ucciso. Al pensiero di ciò rise, e dopo ciò divorò il corpo.
"Starò seguendo Dio, ma non dimentico le mie origini. "
Presa la bottiglietta ci lesse scritto un codice. Si fece condurre nelle stanze del prete dall'uomo da lui in precedenza ipnotizzato. Era una piccola cella con una scrivania. Spostata questa, vide una cassaforte a codice. La aprì con il codice scritto sulla bottiglia e ci vide un pugnale e delle lettere. Affascinato dall'arma si allungò verso di questa, ma al solo sfiorarla iniziò a bruciarli il dito. Urlò dal dolore e, preso dall'istinto, si staccò il dito. Lo vide disintegrarsi subito dopo. Ordinò all'uomo di sollevare il pugnale e di prendere le carte che si trovavano sotto questo. Ci trovò tre indirizzi. Uno era San Pietro, il secondo era Lourdes, e il terzo un'abbazia sperduta in montagna. Dal tono capì che la terza lettera proveniva dal maestro del ragazzo. Ordinò all'uomo da lui ipnotizzato di mettere il pugnale dentro un sacco e poi di dimenticare tutto l'accaduto. Poi prese la sua macchina. Era una 500 vecchio modello, ma l'importante era che l'accompagnasse fino al luogo. Rubò i soldi dalla Chiesa e si avviò.

Il vampiro che cercó DioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora