9- la fuga

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L'essere iniziò a divincolarsi e a vomitare le proprie interiora in quella piccola cella, mentre i suoi occhi si dilaniavano dal dolore, cercando quasi di uscire dalle orbite guidate falla sofferenza. Dopo qualche secondo, dalla bocca dell'essere rigettati due cuori, tutti e due pulsanti, che rigettavano dal proprio interno sangue e acqua. Il demonio decise di strappare a morsi l'uno, e sputare i resti sull'altro; facendo ciò, proferì delle parole impure e il cuore si trasformò in una croce che il mostro divorò. Dopo ciò, vomitò tutte le sue interiora e dal suo corpo uscì un topo. questo, corse fuori dalla cella e, arrivato vicino alle scale, setacciò il luogo: nessuno era accorso alle sue grida, e sembrava che nessuno fosse nella zona: le uniche voci che arrivavano a lui erano provenienti dal profondo di una chiesa, a  giudicare dal  coro che si sentiva con un tale rimbombo. SI avviò per le scale e, appena vide un altro topo, gli saltò addosso e lo divorò, diventando più grande rispetto a prima. Facendo ciò, riuscì a salire con più facilità le scale e, dopo un minuto, si trovò in un corridoio bianco e acceso dalla luce del giorno, che portava in due direzioni.  Sulla sinistra il corridoio si estendeva per una ventina di metri, avendo diverse immagini di santi sulle pareti e dipinti di artisti conosciuti e non. Sulla destra, stessa solfa. Il ratto, dopo un attimo di titubanza, decise di andare verso destra; si ritrovò di fronte a un enorme cortile, ove erano collocati diversi roseti: decise quindi di uscire e iniziare a mangiare le diverse rose, con le spine, che si trovavano alla sua altezza. Così, aumentò sia di altezza che di peso il ratto, che aveva ormai le dimensioni di un bassotto. Si decise di voler trovare un prete abbastanza vecchio da non poter resistere alle sue fauci; iniziò a gironzolare per i diversi corridoi, e analizzando la situazione, capì di esser fuggito in una domenica mattina, poiché il coro angelico che di rado smetteva di farsi sentire accompagnava la solitudine di quei corridoi. Decise di salire le scale e di annusare di un qualsiasi odore che potesse portarlo a un umano. Girando, si ritrovò dalle parti di una delle tante mense, dove decise di arraffare ostia e carne; fatto ciò, notò che era ormai vicino al peso di un bulldog, quindi riuscì a ottenere abbastanza sicurezza per la ricerca della sua preda. Quando venne intonato il "Padre Nostro", al suo naso arrivò un olezzo di carne vecchia e cadente, ma ancora pulsante. Con la saliva alla bocca accorse verso l'odore, finché non si trovò innanzi a una porta con sopra una croce rossa: la aprì e si ritrovò in una sala ampiamente illuminata da tre finestre che davano su sei letti, disposti l'uno parallelo all'altro, in fila di tre, a distanza di un metro ciascuno. Sul letto in fondo a destra giaceva un anzian signore, poteva tranquillamente aver superato gli ottant'anni di età, ma non l'età tanto quanto i segni di una malattia davano colore e odore al suo corpo ormai pronto alla tomba. Il nuovo essere simile a un bulldog si avvicinò al letto, e il malcapitato, notata la presenza dell'essere, provò a prendere la croce che era poggiata sulla sedia di fianco al suo letto, ma l'essere simile a un bulldog balzò sulla mano e gliela tranciò di netto. Il sangue accompagnava le urla di dolore del vecchio, smorzate dal canto del "Accogli i nostri cuori" che risuonava nella chiesa vicina; con tali note nelle orecchie, il vecchio lasciò questa terra, tra le fauci insanguinate e grondanti sangue e bava. Le urla erano ormai cessate e il rumore delle carni lacerate e delle ossa rotte accompagnava il pianoforte di sottofondo che dava cenno ai fedeli della messa ormai finita. L'essere riusciva adesso a reggersi su due gambe, e aveva ripreso quasi l'altezza originale, ma il suo viso era ancora deformato, avendo accolto per una parte la maschera pietrificata dal dolore del monaco appena sviscerato. L'Essere disse:" di certo non posso farmi vedere in giro con una faccia da canide con un volto umano sfigurato dal terrore; devo divorare un altro umano, uno che sia nel fiore dell'età, per poter tornare al mio fantastico aspetto di un tempo. Penso che indosserò una tonaca per confondermi e seguirò il primo malcapitato che mi stuzzicherà interessi. Devo prima riprendere i miei poteri, poi posso pensare al resto. In questo luogo ci sono troppi esorcisti, ma almeno sono pochi i personaggi con una vera fede. Perchè la vidi io, su quei monti la fede, e l'ho rivista in quel giovane che mi ha teso la mano. MA anzi, non era la fede che vidi su quei monti! E allora che fede era? Esiste un'altra fede che eguagli quella dell'Unico, oppure era sempre la stessa fede ma rinnovata sotto altre vesti? Come se diversi cherubini annunciassero la parola in diverse lingue, con parole intraducibili di ogni lingua, così da formare una nuova matassa con decine di fili che conducono tutti in punti diversi del gomitolo formato. Ma io farnetico, adesso, ho bisogno di pensare, e per pensare devo mangiare! Sono o non sono un essere organico? Beh, anche questa è una bella domanda." E, proferite queste parole, prese una veste poggiata su un letto e uscì dalla stanza.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Nov 28, 2020 ⏰

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Il vampiro che cercó DioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora