Capitolo 1: Il giorno del gelato

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Quel giorno Joey si alzò con un gran mal di testa. L'aria condizionata che usciva dal bocchettone sopra il suo letto la stava uccidendo lentamente; il trucco della maglietta aveva fallito anche questa volta e si chiese se era ancora il caso di perseverare nell'errore o trovare un altro rimedio. Odiava l'aria condizionata ma era una buona soluzione al caldo torrido che aveva investito quei giorni la cittadina, l'unico problema è che non poteva regolarla. Lei faceva parte della classe media povera, diciamo che era ad un passo dalla fascia della povertà, così viveva in un misero monolocale con aria condizionata scelta dal Sistema ed impostata ad una temperatura che potesse andar bene per tutti.. per tutti ovvio ma non per lei.
Si alzò e si diresse verso la cucina davanti al letto, si versò un bicchiere di acqua fresca e cercò di riprendersi dalla nottata.
La maglietta usata per fermare il flusso dell'aria giaceva a terra, esattamente ai piedi del suo letto. Sospirò e pensò che forse era il caso di spostarlo a questo punto, e poco importava se avrebbe dormito attaccata alla porta del bagno, almeno si sarebbe risparmiata la levataccia.
Posò il bicchiere dentro il lavandino e nel farlo guardò di sfuggita il calendario accorgendosi di una cosa sorprendente: oggi era il giorno del gelato! Un sorriso spuntò sul piccolo viso di Joey. Il mal di testa diventò solo un brutto ricordo e quel piccolo barlume di gioia le avrebbe permesso di affrontare la giornata lavorativa in maniera diversa.
Essendo della classe media, Joey si occupava, come tutti, dei lavori presso la classe ricca della città. Ovviamente con alcune riserve, essendo lei in una fascia abbastanza indietro del ceto medio, aveva trovato lavoro a casa di alcuni signori benestanti.. ma non troppo. Il riordino, la pulizia, la cucina: queste erano le mansioni che toccava ad ognuno di loro, e così andavano avanti le sue giornate da ormai 5 anni dalla maturità che toccava ai 20, secondo il nuovo Sistema sociale.
Aprì l'armadio e scelse un paio di jeans e una maglietta bianca anonima: ''Bel guardaroba'' le venne ironicamente da pensare.
Si fece una doccia veloce e via verso il caldo torrido e le sue 6 ore di lavoro.
Chiudendo la porta di casa vide in un angolo in lontananza nella via dei poveri un pezzo di cartone. Si, poteva fare al caso suo. Un nuovo progetto di lotta contro il climatizzatore stava prendendo vita all'interno della sua testa.
Sorrise e sii incamminò verso una piccola collinetta che stava a segnare, in maniera naturale, un pò il confine di superiorità della classe media. Sembrava fatto apposta, pensò, ma era impossibile che lo fosse davvero... o si?
Poco importava. La casa a cui prestava servizio era praticamente di fronte la sua, poteva vederla ogni notte dalla sua finestra prima di andare a dormire, e come ogni notte pensava che era bellissima: non troppo grande, con le colonne bianche che la sorreggevano, una piccola piscina circondata da pietre chiare adornava il giardino, il tetto era sempre di legno bianco. Insomma era candida e lucente, non troppo appariscente ma avvolta da fiori e piante. Le piaceva così nella sua piccola bellezza e sopratutto perché non era al pari di quelle dei più ricchi, e secondo Joey era meglio. Aveva tutto quello che si poteva desiderare ma rimaneva umile nella sua semplicità. L'odore dell'Ibisco la raggiunse subito appena essersi avvicinata al cancelletto d'ingresso posto sul retro. Attraversò il giardino costeggiando la piscina e si addentrò nella frescura della casa.
"Buongiorno" disse in un tono non troppo alto ma nemmeno troppo basso da non poter essere udita.
Dalla destra della sala spuntò la padrona di casa. Lena era una donna affascinante: alta e slanciata, dai capelli nero corvini e occhi scuri. La sua pelle era chiara e faceva da contrasto con il nero dei capelli rendendola ultraterrena. Ogni volta Joey si stupiva di come potesse essere così leggiadra nei movimenti e così sicura al tempo stesso: era una donna molto autoritaria. "Buongiorno a lei signorina Joey, prego mi segua" .
La classica frase di rito era stata detta, e Joey l'avrebbe accolta affiancandola attraverso la sala da ricevimento che dava sulla piscina. Le grandi vetrate lasciavano passare la luce che innondava le piccole arcate, i tavolini e i sofà messi nell'angolo in attesa di esser sistemati, in attesa che la sala fosse lucidata.
"Come puoi notare la sala va' pulita: c'è la cera nella stanza degli attrezzi come al solito. Dovrebbe esser pronta per le sette di questa sera quindi, appena finisci il turno, comunica con il ragazzo successivo quello che manca da fare."
"Certo, signora"
Ma Joey era impeccabile e l'avrebbe finita entro le 6 ore prestabilite di lavoro. Non che questo le avrebbe cambiato lo status sociale o agevolata in qualche modo, è solo che lei era fatta così: organizzata e iperattiva, una combo utile nei lavori domestici.
Lena l'accompagnò allo stanzino degli attrezzi e la lasciò lì andandosene in cucina ad impartire ordini ad altri lavoratori.
Quel mattino toccava a Joey ma anche a Tom, il ragazzo che abitava dall'altra parte della sua strada, e Jenna, la biondina svampita che stava proprio accanto a Tom. Lui si sarebbe occupato della cucina perché era un ottimo cuoco e Joey lo sapeva bene, infatti due volte al mese il Sistema consentiva al ceto medio di svolgere delle feste e in quelle occasioni cucinava quasi sempre Tom.
Sentiva già il rumore delle pentole e decise che era arrivato il momento anche per lei di iniziare la giornata di lavoro; basta indugiare sui pensieri futili, doveva far passare le ore e poi finalmente sarebbe stata libera di andare a prendere il suo gelato.
Afferrò per prima la scopa: ci voleva una bella spazzata e poi avrebbe spolverato i tavolini, lucidato le arcate, passato la cera e infine sistemato i divanetti. Tutto molto semplice.
Cominciò dal fondo della sala, lì dove la porta dava sul salone d'ingresso con la sua scalinata di marmo bianco che portava alle stanze superiori, e andò avanti destreggiandosi tra i tavolini e le sedie sparse che cercò di accatastare al muro per aver maggior spazio d'azione.
La giornata continuava a farsi rovente; il cado torrido avanzava ma a lei non toccava più di tanto anche se un tuffo in piscina l'avrebbe fatto volentieri, così si girò per guardarla e lo vide tuffarsi a bomba come un bambino.
Quella scena ormai la vedeva da vicino ogni estate da 5 anni e la faceva sentire allegra; avrebbe voluto tanto unirsi ma il lavoro chiamava e così continuò a spazzare senza più guardare Jade, il ragazzo del tuffo, nonché uno dei suoi amici.
Per fortuna il Sistema non aveva vietato le amicizie anche se aveva le sue restrizioni: il contatto fisico era quasi vietato a parte per le coppie prestabilite dalla famiglia, le comunicazioni dovevano sempre essere adeguate al rango sociale. Tante piccolezze restringevano l'area della socializzazione ma non le impedivano del tutto e lei con Jade aveva davvero legato, quel tanto che si poteva per definirlo amico e questo le bastava, in fin dei conti lei era una persona molto socievole anche se amava avere i suoi spazi.
Le ore passavano e la sala cominciava a brillare e a sistemarsi per la serata: i tavolini erano al centro della sala e risplendevano con le loro lanterne al centro, i divanetti invece erano a ridosso dei muri per lasciare un pò più di intimità. Tutto era pronto per la festa che Joey avrebbe sentito e intravisto dalla sua finestra; i ricchi, a differenza del ceto medio, potevano fare tutte le feste che volevano e queste capitavano così sovente che erano definibili quotidiane. Lei non era invidiosa, anzi, non era nemmeno una grande amante delle feste, e infatti le stava bene il suo di sistema. Preferiva di gran lunga una gita al parco o al lago piuttosto che doversi agghindare ogni sera per mettersi in mostra.
Nel mentre che i suoi pensieri andavano, i suoi piedi l'accompagnavano allo stanzino degli attrezzi dove doveva riporre scopa e pulitore.
"Ciao Joey!"
Rachel la salutò con il suo solito entusiasmo. Era una ragazza bassina, magrolina ma davvero simpatica. I suoi ricci non stavano mai a posto e questo la rendeva ancora più divertente. Un gran numero di ragazzi faceva la fila per lei ma Rachel non si lasciava andare così facilmente, diceva, perché sapeva in cuor suo che da qualche parte c'era la sua anima gemella e che l'avrebbe capito con uno sguardo.
"Ciao Rachel!! Come stai? Giornata calda eh?" Disse Joey con un ampio sorriso mentre riponeva la scopa a posto.
"Non c'è male! Prima di venire qua sono passata a prendere il gelato! Na favola!"
"Non me lo dire! È stato il mio chiodo fisso per tutta la giornata e adesso...Tocca a meee!"
"Vai sorella, goditelo che se ne riparla tra un mese." Risero di gusto insieme. La stessa sorte toccava a tutti loro d'altronde.
"Comunque" disse Joey "La sala è completa, come sempre! Quindi ti tocca cercare Lena e chiederle che altro devi fare."
"Sei sempre la solita! Va bene.. vediamo che mi riserva la giornata. Grazie"
Si lasciarono all'entrata sul retro con un cenno d'intesa: Joey uscì nella calura estiva mentre Rachel proseguì alla ricerca della padrona di casa.
"Joey!"
Jade correva verso di lei, il sole si rifletteva sui suoi capelli biondi bagnati dall'acqua della piscina. "Ehi ciao!" Gli sorrise come faceva sempre.
"Finito per oggi?"
"Si, ora passo un attimo da casa e poi gelato! Amo il 15 del mese!"

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