ORE 07:00
Ormai girovagavo per casa da circa mezz'ora, era un martedì mattina, il tempo era pessimo, fuori pioveva. Anche il mio stato d'animo era pessimo. Indossai il mio maglioncino nero, un paio di pantaloni dello stesso colore e degli stivali, misi un giubbotto e afferrai la mia capiente borsa. All'interno c'erano libri e il cambio per il lavoro. La mia giornata era la solita: scuola, lavoro, casa. Tutto molto monotono.
Chiusi la porta e scesi le scale del palazzo, arrivando fuori. Sollevai il cappuccio e, una volta coperta la testa, cominciai a camminare a passo svelto verso scuola. Raggiunsi quest'ultima un po' in ritardo, entrai spedita in classe ma il mio solito posto era stato occupato da una ragazza. Non dissi nulla e con molta indifferenza mi misi a primo banco, di fronte la cattedra. Il professore aveva lo sguardo leggermente infastidito dal mio ritardo ma non commentò, limitandosi a togliere l'assenza dal suo iPad .
Passò quell'ora di matematica e tolsi tutto dal banco, senza perdere tempo. Non ero come tutti gli altri miei compagni che odiavano quella materia, anzi, per quelli come me, è stata fondamentale. Mi è servita tantissimo a curare le spese e nell'ambito del lavoro.Arrivata la professoressa di francese, iniziammo la lezione e, circa dieci minuti dopo, venne a chiamarmi il professore Brown. Uscii quindi dalla stanza, dopo il permesso della signora, e lo seguii nell'aula professori, in quel momento vuota. Lui si poggiò contro una scrivania vicino la finestra, accendendosi un sigaro. A quanto pare le regole che interessavano gli alunni erano estranei agli adulti. 'Arabella, devi mentire per me.' Aggrottai la fronte, incrociando le braccia sotto il seno. Ero ormai incuriosita da quello che aveva da dirmi. 'Ho avuto un invito da parte dello scrittore Monroe, nella sua sala d'onore a Los Angeles. Aveva invitato me e la mia compagna ma non è andata per il verso giusto. Nel senso, l'ho lasciata qualche giorno fa, a quanto pare mi ha tradito per un pò di tempo' finse una risata, scuotendo la testa.
'Beh, mi dispiace, ma cosa dovrei fare io?'
'Devi fingerti la mia nuova compagna. Si tratta di quattro giorni soltanto.' Mi guardò, avvicinandosi a me.
'Ma perché proprio io? Perché non una della.. tua età?' Dissi, cercando di lanciargli una frecciatina, ma fondamentalmente reale. Mi facevo davvero quelle domande, non riuscivo a capire perché avesse scelto me.
'Sei una ragazza profonda, che non vuole mettersi in mostra e che non desidera altro che qualcuno vicino, Arabella. Ne ho incontrate poche ragazze come te. E poi, necessito qualcuno che non è conosciuta da molti.' Mi rispose, poggiando la sua mano calda sulla mia guancia e piegando appena il capo, tenendo lo sguardo fisso. Quelle parole mi consolavano da una parte, dall'altra mi chiedevo se davvero facessi passare questa visione di me.
Feci spallucce, lasciando andare entrambe le braccia lungo i fianchi 'E in cambio? Cosa ci guadagno?'
'Tesoro, quello che vuoi. Soldi, compagnia, alloggio.. non lo so, decidi tu.' Indietreggiò lentamente, allargando le braccia.
Quel professore non aveva sicuro problemi di soldi o altro e ovviamente andare a chiedere a una sua alunna, con la quale aveva un determinato rapporto, di fargli da accompagnatrice portava a un doppio fine, ma non chiesi. Mi bastarono quelle parole per accettare, necessitavo altri soldi, e poi allontanarmi da quella città e andare a respirare aria diversa non sarebbe stato del tutto una brutta idea.
'Si parte questo sabato' disse lui, dirigendosi verso la porta, continuando a mantenere tra le dita il sigaro 'e comunque ti serviranno accessori e abiti eleganti.. ti posso portare a comprare qualcosa. Non voglio che ti manchi nulla, devi essere la perfetta compagna di Richard Brown.'
E lì si concluse il nostro incontro, ci eravamo accordati su quando andare a fare le compere per gli abiti e avevamo optato per il giorno dopo, unico mio giorno libero dal lavoro.Le restanti 6 ore furono come interminabili. Al suono della campanella, uscii subito dalla struttura. Il tempo era ancora pessimo ma mi bastò correre per qualche momento per prendere il primo autobus fermo. Non li prendevo spesso, c'era troppa confusione di ragazzi che se ne fregano degli altri e agiscono come gli sembra meglio, dando fastidio a persone come me. Comunque sia, scesi alla seconda fermata, non molto distante dal Berry's cafee. Da lì cominciò il mio orario di lavoro. Sophie avrebbe avuto quello serale quel giorno, quindi sarei tornata a casa da sola, giusto le poche ore necessarie per studiare qualcosa per il giorno successivo.
'Ciao John' salutai il mio capo mentre allacciavo il grembiule attorno la vita. Di corsa, mi fiondai alla cassa, iniziando a fare scontrini e gestire soldi. Il mio mestiere aveva tante diverse mansioni e io dovevo riuscire in tutte. Questa giornata l'avrei passata dietro il bancone, gestendo ordinazioni veloci e bevande.Passarono circa due orette ed ero già stremata. C'erano più persone del solito, non riuscivo a spiegarmi il perché, solo dopo mi fu spiegato che proprio affianco alla caffetteria si stavano tenendo dei provini per un film, quindi persone delle città vicine non persero tempo a farsi vive lì dentro.
'Benvenuti al Berry's cafee, cosa ordinate?'
'Uhm.. un caffè americano e una ciambella' mi rispose la ragazza dinanzi a me, dai lunghi capelli mori e ricci. Non persi tempo e, dopo averle fatto lo scontrino e aver preso i soldi, sistemai in un piatto la sua ciambella e il bicchiere in cartone con il caffè.
'Vuoi dirmi il tuo nome? Così lo scrivo' era ormai una moda che era passata da tutte le caffetterie e non solo, tutto questo grazie a Starsbucks.
'Jessika, con la k, mi raccomando' ridacchiò lei. Mentre ascoltavo, il mio cuore cessò di sbattere per qualche momento, il tempo di puntare i miei occhi sui suoi.Era lei, la mia migliore amica, mia sorella, la ragazza che mi avevano portato via anni fa. La causa del mio spostamento in giovane età. Ne ero certa fosse lei. Quando eravamo piccole diceva a tutti quella frase, più di una volta aveva pianto a causa di persone che la chiamavano Jessica con la C. Per lei era una grandissima mancanza di rispetto. Non sapevo cosa fare, se dirle qualcosa oppure lasciarla andare via. Come avrebbe potuto reagire? Cosa avrebbe potuto fare?
Intanto, l'unica cosa che riuscii a fare era stato far cadere il bicchiere sul vassoio, lasciando anche il pennarello preso il precedenza per segnarmi il nome, poi riuscii a pronunciare solo una cosa:'Ti ho cercata per anni.'
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CIAO RAGAZZI, BENVENUTI IN QUESTA MIA VUOVA STORIA. SPERO POSSA PIACERVI PERCHè HO GRANDI PROGETTI E TANTISSIME IDEE IN CORSO. COMUNQUE SIA, SE VOLETE ESSERE INFORMATI SU TANTE TANTE COSE CHE QUI NON APPAIONO, AD ESEMPIO I PERSONAGGI, POTETE ANDARE SULLA MIA PAGINA INSTAGRAM : SELENASMODVEL
Non potete sbagliarvi. Buona estate e buon proseguimento di lettura. ❤️
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Arabella never lies
FanfictionLa vita è dura, ti porta a fare scelte che ti cambiano. Arabella, per sopravvivere, ha dovuto crearsi una nuova vita, opposta a quella che aveva prima. Mentirà a chiunque, forse anche a voi lettori.