Sorpresa.

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"Scappa.. Scappa!"
"Ti troveremo lo stesso, lo sai benissimo anche tu che non potrai nasconderti per sempre. Finalmente, annienteremo tutta la tua dinastia."
"No..  non mi avrete mai.. mai.. mai.."

Spalancai gli occhi, alzando il busto dal divano su cui avevo dormito e presi un grande respiro. La mia pelle era sudata, sentivo molto caldo, il mio cuore andava a mille. La testa cominciò a farmi male, tutto mi girava attorno, fin quando non sentii la voce di Richard e la sua mano tra i miei capelli.
"Bella, va tutto bene? Vuoi un pò d'acqua?"
Lo guardai e cercai di calmarmi. Era solo un brutto sogno.
Annuii alla sua domanda, avevo bisogno di stabilizzarmi un attimo, e quando lui mi portò la bevanda, cominciai a sorseggiarlo.
"Sembri sconvolta.." parlò a bassa voce. "Vuoi raccontarmi cos'hai sognato?" Continuò ad accarezzarmi i capelli.
Poggiai il bicchiere sul comodino accanto il sofà e mi schiarii la voce.
Volevo davvero raccontarglielo? Assolutamente no. Avrebbe cominciato a pormi altre domande e non avrei avuto il coraggio di rispondere. Quindi, semplicemente, scossi la testa. "No, sto bene adesso. Vorrei solo dimenticarlo.." gli rivolsi un sorriso, poi cambiai posizione, mettendomi seduta. Lui era in ginocchio davanti a me, evidentemente preoccupato.
"Va bene, va bene hai ragione. Vado a preparare la colazione e poi ti porto a scuola."
Aggrottai la fronte, e guardai l'orologio appeso alla parete. Erano le cinque e mezza del mattino. A quel punto la domanda sorse spontanea: "ti ho svegliato?" Mi alzai con lui, seguendolo verso la cucina.
"Assolutamente no. Faccio sempre questi orari, devo mantenere sempre la mente fresca, e poi tra qualche anno avrò un'altra vita intera per dormire." Mi prese in giro, facendo un chiaro riferimento alla morte. Io alzai gli occhi al cielo come risposta.

Un'altra giornata scolastica era terminata e il mio pensiero fisso era stato soltanto quell'incubo. Non riuscivo a togliermi quelle parole dalla testa, mi sentivo fissata, seguita.
Uscita da scuola, come mio solito andai a piedi fino al Berry's Cafee, lì cominciò il mio usuale turno di lavoro. Ma anche John si accorse che qualcosa non andava.
"Arabella, puoi prenderti un giorno di malattia se vuoi. Sei più pallida del solito."
"No, sto bene." Risposi senza dare tanto peso, non volendo tornare a casa e passare una giornata da sola con i miei pensieri. Mi avrebbero mangiata e non sarei più riuscita a vivere. Avevo bisogno di svaghi, non potevo permettere nessun errore.

"Sophie, che farai stasera?" Mi affiancai alla bionda, sistemando i bicchieri e i tovaglioli sul bancone.
"Forse mi vedo con Charlie, il tipo carino del negozio qui davanti.. ti va di venire? Posso chiedergli di portare un amico."
Alzai leggermente le sopracciglia solo per qualche secondo e annuii "è un'ottima idea."
"Davvero?" Chiese lei, fermandosi dal passare la pezza. "Sul serio vuoi uscire con me e due ragazzi? Sei ancora la mia amica Bella oppure qualcuno si è impossessato di te?"  
Capivo il suo comportamento di presa in giro, mi aveva proposto tante volte di uscire con di suoi amici ma avevo sempre rifiutato. Non mi piaceva conoscere persone nuove e nemmeno aprirmi troppo con qualcuno, ma per quel giorno ne avevo davvero bisogno.
"Stasera alle 9:00 ci vediamo davanti al Carlinhos, mangiamo qualcosa lì e poi vediamo. Non tardare."

Di solito non tendevo a vestirmi in maniera eccentrica ma quella sera non avevo voglia di mettere il solito nero o altri colori scuri.
Dopo una lunga doccia calda che mi aveva fatta riprendere un minimo, decisi di indossare un pantalone rosso, un maglioncino bianco, degli stivali bassi bianchi e una giacca rossa sopra. Indossai i soliti orecchini e, per quella sera dopo anni, indossai un anello argentato molto importante per me. I miei capelli erano sciolti e si lasciavano andare lungo la mia schiena.
Arrivai qualche minuto prima davanti il ristorante detto da Sophie e lì vidi arrivare, quasi nello stesso momento, Charles con il suo amico.
"Ciao Bella, come va? Questo è Michael." Ci presentammo.
Michael era un ragazzo alto e magro, con evidenti muscoli. La sua pelle era molto chiara, i suoi occhi color ghiaccio e i capelli biondi.
Tirai un sospiro prima di andarci ad accomodare, sperando che tutto potesse andare per il meglio.

Durante la cena, si cominciò a parlare un po' di tutto, specialmente il biondino, cercando di farsi conoscere un pò meglio da tutti.
"Tu sei 100% americano, Michael?" Chiese curiosa Sophie, addentando poi una patatina piena di salsa.
"In realtà no, mia madre è americana, mio padre è russo. Infatti il mio cognome è Golubev." Quasi non mi prendeva un colpo a quelle parole. Dalla mia mano cadde la forchetta, che finì sul pavimento, e le mie labbra si schiusero, ma tutto si ricompose in pochissimi istanti. "scusate" mormorai, chinandomi sotto il tavolo per riprendere ciò che mi ero lasciata scappare.
"Non preoccuparti" rispose lui, continuando a raccontare. "Si conobbero durante un viaggio di mia madre. Lei era con la scuola, stavano facendo il solito giro turistico e la sera, come tutti i giovani, uscirono e andarono in un bar vicino l'albergo. Lì trovò mio padre. Ebbero difficoltà a comunicare, inizialmente, ma l'amore tra i due era troppo forte. Alla fine ,mia madre rimase lì per 15 anni, faceva la modella. Ma dopo hanno divorziato e adesso sono qui." Rise per il finale un pò triste, io non proferii parola mentre la mia amica si dimostrò super dispiaciuta per lui.

Finita la cena e aver pagato il nostro conto, uscimmo e andammo in un bar non molto distante. Ad un certo punto della serata, Sophie e Charls si dimostrarono sempre più affetto, mettendoci quasi da parte. Fu a quel punto che io e Michael cominciammo a conoscerci un po' meglio. Lui era molto simpatico, aveva un fantastico senso dell'umorismo che mi sollevò dai miei pensieri.
"Ok, ti dirò la verità." Disse lui, seduto sullo sgabello di fianco a me.
"Spara!" Risposi io, bevendo il mio secondo bicchiere di vodka liscia.
"Quel mio amico mi ha invitato solo per un favore, non di certo per piacere." Disse lui, facendo come l'offeso.
Io aggrottai la fronte simpaticamente, scuotendo la testa. "Ha fatto super bene!" Risposi con allegria, poggiando il bicchiere sul bancone e poi battendo la mano su quest'ultimo per richiamare l'attenzione del barista. "Un altro!!" Quasi urlai.
Lui spalancò gli occhi, portando entrambe le mani sui suoi stessi fianchi, continuando a recitare la parte dell'offeso. "Vuoi direi che c'entri tu in questa storia? Sono sconvolto, e io che pensavo potessimo essere grandi amici."
"Immagina se tu non fossi venuto, avresti sicuramente passato una serata noiosissima a casa tua a guardare un brutto film e mangiando dei brutti pop corn, accompagnati da una bruttissima birra." Mi fermai, prendendo un sorso alcolico. "Ti ho salvato la serata." Conclusi, schiacciando l'occhiolino.
"Oh no, ti devi fare assolutamente perdonare." Mi rispose lui, e subito dopo si tirò  giù dallo sgabello, afferrandomi i fianchi e facendo combaciare perfettamente le nostre labbra. Cominciammo a baciarci, io lo strinsi a me, senza pensarci due volte, ma subito dopo qualcuno ci interruppe: "Ragazziniiiiii" la voce poco sobria di Sophie ci fece staccare. "Io e il mio amichetto vorremmo andare a casa. Siamo davvero molto, ma molto, ma molto stanchi. Lo accompagno io a casa mia!" Esclamò lei stessa, indicando il ragazzo che non smetteva di ridere e alla quale era appoggiata. "Di conseguenza, signor russo, lei è libero di non accompagnare Charles a casa sua. Per quanto riguarda te, Arabellalella, non ti posso accompagnare a casa per esigenze ovvie!!" Cominciò a schiacciarmi l'occhio, dandomi una serie di gomitate sul braccio e facendo cenni ovvi verso Michael. Entrambi non riuscimmo a trattenere le risate.
"Vai tesoro, ci vediamo domani a lavoro." Le diedi un bacio sulla guancia e dopo poco i due ragazzi uscirono dal locale, barcollando.

"Allora ti accompagno io a casa?" Mi chiese il biondo.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Apr 20, 2020 ⏰

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