Heroes

67 8 6
                                        

Lei mi guardò, sollevando un sopracciglio: 'Scusami?' Disse, con un tono curioso e un pò spaventato. In quel momento stesso, si avvicinò una donna, alta con i capelli a caschetto. 'Tesoro, tutto bene?' 'Sì, la ragazza mi sta preparando le cose da portare via' rispose. Non ebbi il momento di lucidità per mettere in chiaro tutto e questo fu evidente al mio capo che, scansandomi con un colpo di fianco e ridendo, mise il cibo e la bevanda nella vaschetta, scusandosi e dandola alla ragazza. 'Buona giornata e buona fortuna per il provino, signorina Jessika!'

Fui tirata verso i camerini da parte di John, in modo da non essere sentito da nessuno. 'Arabella, che ti è successo?!' Ero ancora stonata, non riuscivo a capire come lui sapesse il nome di quella ragazza. 'Tu.. tu la conosci?' Domandai io, indicando verso il bancone, mentre vedevo le figure femminili uscire dalla caffetteria. 'Se la conosco? Chi non la conosce qui? Arabella, non so se segui il cinema o almeno qualche social, quella è Jessika Ivanov, prenderà parte come seconda attrice protagonista al film dell'anno. È qui per assistere ai provini degli ultimi attori mancanti.'
La mia Jessika era diventata un'attrice? Ero così felice per lei, ma al contempo distrutta. Non si sarebbe mai lasciata avvicinare da me se non ci fosse stato un motivo valido. Dovevo aggiornarmi per forza su quello che faceva, dove e se studiava. Volevo leggere le sue interviste e, magari, qualcosa sulla sua famiglia. Se aveva accennato alla sua infanzia e a me, se parlava delle sue emoz.... 'Arabella svegliati! Ci sono centinaia di persone che devono mangiare, vai!'

Inutile dire a cosa pensai per il resto della giornata. Stavo architettando un piano per vederla, ma tutti sembravano impossibili.
Quella giornata continuò in modi pessimi: ragazze che svenivano, centinaia di macchine fuori il locale, pressioni varie e ancora sgridate da parte del capo a causa della mia distrazione perenne. Non vedevo l'ora di tornare a casa, avevo bisogno di una doccia e di lanciarmi sul letto, senza sentire ancora grida e rumori.

Si erano fatte le 20:30, smontai dal mio turno e lasciai la divisa a Sophie, arrivata circa venti minuti prima, stranamente. Durante il nostro cambio d'outfit, le raccontai di Jessika e lei non poteva credere alle sue orecchie. Mi avrebbe lasciato libero accesso al suo computer se avessi avuto voglia di andare alla ricerca di news sulla mia ex migliore amica, ormai piccola stella del cinema. In realtà, in quel momento, avevo solo necessità di sbronzarmi e mettermi a letto.
'Ci vediamo domani, Soph.. Buonanotte John, ciao Carl..' salutai i miei colleghi e uscii da quel posto che, finalmente, si era svuotato.
Una volta fuori, presi una grande boccata d'aria e, anziché partire verso casa, andai nel lounge bar in cui mi portò il professore la prima volta, nella speranza di incontrarlo. Camminai per almeno mezz'ora, con la testa per aria, e quando arrivai, entrai senza perdere tempo. C'erano più persone rispetto a quella volta, ma sapevo che un posto era sempre riservato a Richard. Girai per i tavoli ma nessuna di quelle persone era lui. Sentivo la rabbia ribollirmi dentro, dovevo parlargli ed essere sicura che qualcuno fosse con me in quel momento, non potevo tornare a casa, piangente e malinconica.

Tempo prima lo avrei fatto solo perchè non riuscivo a provare affetto o un minimo sentimento, ma incontrare la ragazza bionda e stare in contatto con Richard mi aveva fatto ricredere nell'umanità e nell'amicizia.
Dopo un lieve sospiro, uscii fuori dal locale, sotto lo sguardo confuso dei camerieri, che quasi sicuramente non si ricordavano del mio volto.
'Arabella, che ci fai qui?' Mi fermai, sollevando il volto e lentamente girandomi. La sua voce calda mi aveva captato subito. Era lui, insieme a due coppie di amici. 'Signor Brown, stavo cercando lei..'  guardai poi gli estranei per pochi secondi, mormorando 'ma se non può non ci sono problemi'.
L'uomo capì subito quanto io fossi provata, il mio volto parlava da solo, non avevo bisogno di spiegare nulla. 'Sì, certo. Ragazzi, vi lascio alla vostra serata, sarà per la prossima.' Accennò un sorriso, dando una pacca sulla spalla ad uno degli uomini, poi si avvicinò a me, indirizzandomi verso la sua macchina. Una volta dentro quest'ultima, Mi guardò, poggiando la sua mano sulla mia.
'Dove vuoi andare?' Mi domandò con estrema delicatezza. Girai il viso verso il finestrino, facendo spallucce. 'Ho solo bisogno di una compagnia per il resto della serata..' risposi, con un tono piatto. Lui mise in moto e iniziò a guidare verso una direzione a me ignota.

Arabella never lies Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora