La suoneria predefinita del cellulare fa capolino nei miei sogni e mi obbliga ad aprire gli occhi. Cerco disperatamente quel maledettissimo dispositivo per porre fine alle mie torture e, come sempre, lo trovo posto sul comodino. Con la vista ancora annebbiata dal sonno, cerco di leggere il mittente della chiamata ma con scarsi risultati.
-Pronto?- sbadiglio posando il cellulare sull'orecchio e richiudendo gli occhi.
-Lauren? Ti sei appena svegliata?- chiede mio padre dall'altra parte, con un tono tra lo scocciato e lo sconfitto.
-Mh-
-Volevo avvisarti che è appena arrivato il fornitore e dovresti venire al locale per controllare che ci sia tutto, e per sistemare i vari scatoloni-
Sbuffo irritata.
Ma perché devo fare sempre la parte peggiore del lavoro?
-Non ci possono pensare Susan, Ali o Luca? Dovrebbero essere già lì- mi rigiro sul letto infastidita dalla luce calda che entra dalla finestra.
Lo sento parlare con qualcuno in lontananza, tanto da non riuscire a distinguere ciò che si dicono.
-Lauren ora devo andare- aggancia immediatamente senza darmi il tempo di rispondere.
Poso il cellulare al mio fianco sul letto, lasciando ricadere il braccio sul comodo materasso.
Avrei dormito volentieri qualche altro minuto.
Con la consapevolezza che, però, sarà impossibile riaddormentarmi neanche se ci provassi insistentemente, mi alzo, trascinandomi fino al bordo del letto.
I piedi a contatto con il parquet freddo, mi provocano un brivido piacevole accentuato maggiormente dal leggero vento tiepido che entra nella stanza.
Mano a mano che mi avvicino al soggiorno, sento degli strani rumori, molto simili a degli spari, e una voce che canticchia una melodia che non riesco a riconoscere.
Greta è intenta a preparare qualcosa dietro l'angolo cottura, mentre si muove a ritmo di musica che risuona leggera dal suo cellulare. Mio fratello, al contrario, è seduto sul comodo divano nero, di fronte la televisione, con in mano il suo joystick.
Una routine, ormai, che si ripete ogni sabato di ogni singola settimana estiva, a cui io, puntualmente, assisto indirettamente come uno spettatore fuori campo durante una partita di calcio.
-La bella addormentata si è svegliata- commenta la mia amica, ponendo su tre piatti quelle che mi sembrano delle uova strapazzate ancora fumanti. E leggermente troppo cotte.
-Proprio per l'ora di pranzo- continua Josh senza distogliere, neanche per un secondo, l'attenzione dal suo videogioco troppo rumoroso per i miei gusti.
Sul televisore compare una schermata in bianco e nero con la scritta "wasted" in rosso, segno che ha perso. Getta il telecomando sul divano sbuffando, volgendo finalmente lo sguardo verso di noi.
-A quanto pare, papà ha chiamato anche te-
-Voleva che controllassi le forniture- sbadiglio.
-Non cambierà mai, è sempre il solito- continua Josh, prendendo un morso di pane tostato. -Quando inizierà a fidarsi di Susan e Ali? In fondo sono anni che lavorano per lui-
-Hai ragione- asserisco accomodandomi su una delle sedie poste intorno al tavolo in cucina.
Effettivamente nostro padre, non ha mai conferito incarichi troppo elaborati agli altri dipendenti, che si trattasse di mansioni relative all'organizzazione o di compiti di amministrazione. Ha sempre preferito affidarli a Luca, me o a mio fratello. Possibile che sia solo questione di fiducia? In fin dei conti, anche Luca ha iniziato a lavorare per lui cinque anni fa, proprio come Susan e Ali. Inoltre, quest'ultime, non hanno mai mostrato incapacità nello gestire anche le situazioni più complesse.
-Ragazzi-
La voce di Greta mi allontana dai miei pensieri, tra i quali prima mi ero rifugiata, tanto da non accorgermi del piatto fumante sotto il mio naso.
-Avete mai pensato che, forse, lo sta facendo solo per voi?- chiede sedendosi sulla sedia accanto alla mia, mentre mio fratello, si accomoda di fronte. -Non ti seguo-
-Non so bene le sue intenzioni, però per come lo conosco, credo che lo faccia per due motivi: il primo, come afferma sempre anche lui, per una questione lavorativa e di preparazione alla gestione- mi sembra di risentire le parole di mio padre in questa frase.
-Si perché un giorno spetterà a noi gestire il locale e bla, bla, bla...- la interrompe Josh alzando gli occhi al cielo. Greta lo ammonisce con lo sguardo per poi continuare con il suo discorso.
-il secondo per una questione affettiva. Pur lavorando nello stesso luogo, non passate mai del tempo insieme e non condividete mai dei momenti ritagliati esclusivamente per voi, padre e figlio. Forse è proprio questo che cerca e non ha altro modo per applicarlo se non sul posto di lavoro-
Josh corruccia le sopracciglia e posa gli occhi sul suo piatto ancora pieno. Mi chiedo se stia riflettendo sul serio sulle parole di Greta oppure se stia, come sempre, cercando le parole giuste per controbattere...
-Nostro padre non è mai stato un sentimentalista e mai penserà a cose di poco conto come creare dei momenti tra padre e figli- sospira avventando una parte di uovo con la forchetta impugnata.
-Non cambierai mai-
Inizia così il botta e risposta tra i due che non avrà durata breve. Orgoglio, testardaggine e il volere ottenere supremazia sull'altro, sono tre dei difetti che descrivono perfettamente mio fratello e Greta. Finché uno dei due non si arrenderà o finché, per lo meno, qualcuno non interverrà a placare i loro animi, continueranno a battibeccare all'infinito.
-Vuoi sempre avere ragione- alza la voce la mia amica, spostandosi con la mano un ciuffo ribelle cadutole davanti agli occhi.
-Da quale pulpito. Sei tu che vai in giro a psicoanalizzare qualunque rapporto umano- continua Josh.
-Almeno io mi sono laureata in qualcosa-
-In compenso però non vado alla ricerca disperata di un lavoro-
-Ignorante-
Brutta mossa Greta, brutta mossa...
-Non capisco se sei stupida di tuo oppure ci hai studiato per esserlo-
Il mal di testa cresce in proporzione al loro aumentare di tono di voce e con questi, anche la mia impazienza e il nervosismo.
Tento di richiamarli all'ordine ma con scarsi risultati dato che non riescono a sentirmi tra le loro urla.
A mali estremi...
Lascio cadere con forza i miei pugni sul tavolo di legno rilasciando un forte boato.
Entrambi si girano verso di me e non servono neanche le parole, ma basta un solo sguardo e il silenzio torna sovrano all'interno della casa. Mi guardano con occhi sorpresi e terrorizzati mentre riprendono posto sulle loro sedie.
-Piantatela di urlare, state esagerando- li ammonisco.
L'uno sposta lo sguardo sull'altra ed è questione di un secondo prima che si liberino nell'aria, due fragorose risate.
-Scusa Lau ma non posso prenderti sul serio con quella maglietta- dice tra le risate mio fratello, fingendo di asciugarsi una lacrima immaginaria.
Sposto gli occhi sulla mia maglietta facente parte del mio vestiario notturno. Sullo sfondo bianco del tessuto, sono rappresentati due koala, dal colore sbiadito per via dei troppi lavaggi, che si abbracciano mentre tre piccole "z", si trovano a mezz'aria per simulare il dormire dei due animali.
E con questo? A chi non piacciono i koala.
-Ti ricordo che apparteneva a te questa maglietta-
-Si ma avevo dodici anni-
-Lauren mi dispiace, ma non ti si addice affatto il compito da mamma in versione 'poliziotto cattivo'- continua Greta.
E così, dal quasi uccidersi a vicenda, sono passati a fare squadra per scherzare sul mio aspetto appena sveglia.
Almeno hanno smesso di urlare.
Cerco di auto convincermi, evitando di ascoltare le loro parole contro la diretta interessata.
-Parlando di cose serie- interviene Greta riprendendo fiato per via delle troppe risate.
-Era ora- esclamo lasciandomi cadere all'indietro contro lo schienale della sedia.
-Questa sera hanno organizzato una festa in spiaggia a "la playa del sol", mi hanno detto che ci saranno dei bei figurini-
-Ora riconosco la Greta a cui sono abituata- poso la forchetta sul piatto buttando giù anche l'ultimo boccone della mia colazione-pranzo.
-Ci sono- alla mia risposta affermativa, ci scambiamo un cinque a mezz'aria mentre attendiamo la risposta di mio fratello che sembra riflettere sull'accettare o il declinare l'offerta.
-Ho promesso a Luca che domani mattina lo avrei aiutato al locale e, se non ci dilunghiamo questa sera, potrei farcela- dice anche se credo che sia riferito più a se stesso che a noi.
-Ci sono anche io! A che ora si parte?- esclama infine all'improvviso, facendomi sussultare.
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How can you sleep at night?
RomansEstate, problemi e amori. Titolo tratto dalla canzone di Tom Walker