-Poi siamo andati in spiaggia a prendere qualcosa da bere per concludere la serata- finisce di raccontare Greta, bevendo un sorso del suo tè freddo ai frutti rossi.
È passato un giorno dalla serata in spiaggia a "la playa del sol".
Greta e Drake, il ragazzo che ha conosciuto alla festa, si sono sentiti nuovamente il giorno seguente, dandosi appuntamento alla caffetteria vicino al locale di mio padre. A quanto pare, lui sembra molto interessato a Greta, tanto da voler dedicare tutto il tempo, della sua vacanza, a quest'ultima.
Purtroppo però, o per fortuna, rimarrò sempre molto scettica verso il genere maschile e, finché non vedrò delle prove concrete, non gli darò la mia fiducia. Lei, al contrario, pur se non lo vuole ammettere apertamente, è completamente infatuata di questo ragazzo e, conoscendola, sarebbe capace di buttarsi giù da un dirupo se solo lui glielo chiedesse.
Non capirò mai come riesce a dare fiducia alle persone così facilmente.
-È stata una vera fortuna andare a quella festa- dice sorridendo.
Per quanto mi riguarda, al contrario, non ho ancora avuto modo di sentire Alex, o meglio, non ho ancora preso il coraggio necessario per rispondere al messaggio inviatomi la mattina seguente da un numero non presente in rubrica. Molto probabilmente il numero di Alex. Anzi è sicuramente il numero di Alex...
Mi pento amaramente del comportamento immaturo e irrispettoso che sto adottando nei suoi confronti e Greta, non fa altro che farmelo notare di continuo.
-Hai preso una decisione?- mi chiede pulendosi le labbra da alcuni rimasugli di zucchero del suo dolce, aiutandosi con un fazzoletto.
Ed eccolo qui, il coltello che gira e rigira all'interno della piaga.
-Cosa?- fingo di non capire di cosa stia parlando, anche se, è talmente banale il mio tentativo, che anche un bambino mi scoprirebbe.
Anche Josh mi scoprirebbe...
-Non fingere di non sapere a cosa mi riferisco. Ancora non hai risposto a quel povero ragazzo?-
-È passato troppo tempo, non avrebbe senso rispondere ora al suo messaggio-
-Troppo tempo? Sono trascorse solo ventiquattro ore, non tre giorni o una settimana- sospira cercando di trattenere il nervosismo che però riesco a leggere facilmente tra le sue linee di espressione.
-ne parli come se fossero trascorsi mesi. Perché non prendi una decisione?- sospira ancora una volta lasciandosi andare al paesaggio esterno visibile grazie all'enorme vetrata della caffetteria.
-Non saprei cosa rispondergli-
-Innanzitutto dovresti scusarti per il tuo comportamento dicendogli, magari, che è stato per via del lavoro, anche se sai bene che non sopporto le menzogne-
-Mh, forse hai ragione-
-No cara, io ho sempre ragione- afferma accentuando maggiormente le penultime parole, con un tono fermo ed aspro allo stesso tempo.
-E gli risponderai ora, davanti ai miei occhi-
-Cosa?- la guardo sconcertata anche se, dal suo sguardo e la sua espressione in se, capisco che non accetterà un no come risposta.
-Va bene, ho capito- sbuffo tirando fuori dalla mia borsa il cellulare.
Digito velocemente sulla tastiera il messaggio con le mie scuse dirette ad Alex ed invio.
-Fatto-
Prende il dispositivo e legge le parole ad alta voce come se non sapessi cosa c'è scritto: -Ciao Alex. Scusami per non aver risposto prima al tuo messaggio ma sono stata occupata con il lavoro. Lauren.-
-Wow, sei stata molto esaustiva- commenta contrariata.
-Dovevo per caso inviargli un papiro citando le colpe che ho commesso in una vita? Non ho risposto solo ad un messaggio, mica ho commesso un omicidio-
-Lasciamo stare, ho perso le speranze oramai- fa cadere il discorso con la stessa facilità con cui lo ha creato. Rimango sempre più colpita dalla capacità di estorsione di Greta.
-Sai- mi dice continuando a guardare dalla vetrata, alcuni passanti che camminano lungo la strada indisturbati.
-So bene perché ti comporti in questo modo, ma vorrei che fossi tu a dirlo- di scatto i suoi occhi azzurri incontrano i miei, provocandomi un sussulto. Uno strano formicolio divampa lungo i miei arti inferiori e mi è difficile rimanere seduta.
È come se il mio corpo urlasse: scappa finché sei in tempo.
-A quanto vedo, i tuoi studi stanno dando i loro frutti, eh- ridacchio.
Sospiro.
Non mi sembra di aver chiesto un appuntamento per una seduta dallo psicologo.
Eppure non mi resta che assecondarla.
-Ho bisogno di una sigaretta-
Si alza dal tavolo, facendo scorrere la sedia sul pavimento della caffetteria. Prendiamo le nostre borse, salutiamo la ragazza che ci ha servito e ci incamminiamo lungo la strada verso il parco.
Nessuna delle due ha intenzione di parlare e, mentre Greta cerca nella sua borsa il pacchetto di sigarette e il suo accendino, tento di organizzare il discorso nella mia testa con scarsi risultati.
Dovrei essere abituata a parlare con lei. Si tratta di Greta, la mia migliore amica! Cosa mi succede?
-A te-
Torno alla realtà, afferrando la sigaretta che mi sta ponendo.
Accendendola, aspiro una prima boccata di nicotina e, insieme ad essa, anche i miei pensieri iniziano ad organizzarsi tra di loro, formando un'unico filo.
-Non riesco a fidarmi degli uomini perché, come ben sai, non voglio provare ciò che ha provato mia madre quando il suo fidanzato l'ha abbandonata- butto fuori l'aria, dando vita a una piccola nuvola di fumo con la quale se ne vanno via, parte delle mie parole.-incinta, per di più- continuo a guardare la strada, sotto i miei piedi, e le mie scarpe rovinate.
Forse dovrei cambiarle...
-Mi sento così stupida. Perché ne stiamo parlando?-
-Perché, finché non sarai tu stessa, a comprendere a pieno le tue paure, non andrai avanti- mi ammonisce prendendo un altro tiro dalla sigaretta che ha tra le dita.
-Non ho paura- sussurro.

Sono passate ore, da quando Greta è dovuta tornare a casa per badare alla sua sorellina in assenza dei genitori e, altrettante da quando ho iniziato a vagare per le strade della città senza una meta specifica.
Quel discorso inaspettato avuto con la mia amica, mi ha colto impreparata. Inoltre, numerosi ricordi passati e sbiaditi di quegli anni da bambina, che pensavo di aver rimosso, tornano a farmi visita, occupandomi la mente tanto da non rendermi conto di trovarmi sulla strada di casa.
Percorro gli ultimi passi che mi separano dalla mia abitazione, lasciando fuori un ultimo sospiro con il quale spero, vadano via anche i miei inutili pensieri.
Non importa il passato, è necessario vivere il presente e pensare al futuro.
Mi diceva sempre mia madre, un po' per darmi qualche insegnamento di vita, un po' per auto convincersi ad andare avanti e superare le difficoltà. È sempre stato il suo motto.
Mi chiudo la porta principale alle spalle e poso le chiavi di casa sul mobile vicino all'appendiabiti che funge solo da oggetto d'arredamento.
-Dobbiamo parlare- enuncia mio padre, non appena varco la soglia del salotto di casa.
Josh è seduto sul bracciolo del divano mentre mio padre occupa la grande poltrona in pelle rovinata.
-È successo qualcosa di grave?- non mi stupirei di ricevere una risposta affermativa viste le loro espressioni serie, dietro le quali, celano ogni tipo di emozione.
-No non ti preoccupare- mi rassicura mio padre sistemandosi meglio sui comodi cuscini.
-Sapete bene che il mio sogno più grande è di lasciare la mia attività a voi, in modo che la possiate continuare nel migliore dei modi.-
Istintivamente cerco lo sguardo di Josh e mi stupisco di trovarlo in un secondo.
Dalla sua espressione sconcertata, capisco che anche lui, come me, sta pensando ad una cosa soltanto: ma di cosa sta blaterando?
-Ma prima di allora, vorrei allargare la nostra catena di locali, in modo da far conoscere il 'The moon' ovunque-
-Apriremo un altro locale?- chiede mio fratello.
-Un chiosco bar, più precisamente. Situato sulla spiaggia che sarà aperto la mattina fino al pomeriggio, tutti i giorni-
-Cosa? Tutti i giorni?- chiede Josh allibito.
-Un chiosco bar?-
-Esatto- sorride, per poi schiarirsi la voce e continuare il discorso: -Per questo è ora di parlare dei compiti che vi ho assegnato. Per far sì che questa idea prenda vita, dobbiamo assumere del nuovo personale. Basterebbe una persona, capace di preparare i cocktail e stare dietro il bancone, e un'altra che si occupi del servizio-
-E chi si occuperà della gestione del chiosco?- chiedo curiosa.
Ammetto che l'idea non mi dispiace affatto se pur avventata.
-Tu-
Un momento. Cosa?
-Perché proprio io? Josh è molto più abile di me nello gestire l'attività, io mi occupo di preparare e servire le ordinazioni-
-Come già detto, ho intenzione di lasciare queste attività a voi quando andrò in pensione. A Josh, lascerò il 'The moon', e a te, Lauren, il chiosco bar. Lavorerete sotto lo stesso nome ma in modo indipendente l'uno dall'altro.-
-Lau, ti ho sempre considerata mia figlia e, sappi, che per me lo sei e lo sarai per sempre. Mi fido ciecamente di te e della donna che stai diventando, conosco le tue potenzialità per questo ho deciso di affidarti questo nuovo locale- dice guardandomi seriamente lasciando però che le sue labbra, contornate di barba scura, si increspino in un sorriso carico di emozioni.
-Lo so- sussurro posando lo sguardo sulle mie mani. In questo momento mi vengono in mente le parole di Greta... e se fosse vero che nostro padre sta facendo di tutto pur di creare un rapporto più "famigliare" che vada oltre il lavoro? E se fosse questo il modo di manifestarlo?
In ogni caso glielo devo per tutto ciò che ha fatto per me e mia madre e per tutto ciò che continua a fare.
-Va bene, condurrò io il chiosco bar-
-Perfetto- esclama sorridente alzandosi dalla poltrona, facendo forza con le braccia.
-Appena troveremo il nuovo personale e concluderemo le pratiche, apriremo il chiosco sulla spiaggia- continua abbracciandomi.
Non smette di parlare di ciò che deve fare e non fare per far sì che sia tutto in regola secondo le leggi, di come organizzare l'apertura e di altro che non riesco a capire per via del suo parlare troppo velocemente.
Non riesco a pensare ad altro che non sia la ricerca del nuovo personale.
Non riesco a pensare ad altro se non a come farò a gestirlo tutto da sola.
Non riesco a pensare ad altro se non...
-Tranquilla, non ti lascerò sola- mi volto verso mio fratello che mi rassicura con uno dei suoi dolci sorrisi, mentre nostro padre continua a parlare senza sosta.
Annuisco, grata alla vita per avermi dato un fratello come Josh.

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In questo capitolo, ho voluto dare un piccolo assaggio sul passato della protagonista, fatto solo di qualche accenno. Per questo volevo chiedervi di lasciare un commento con le vostre considerazioni. Fatemi sapere,😘.

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