-...Mi fido ciecamente di te e della donna che stai diventando, conosco le tue potenzialità per questo ho deciso di affidarti il nuovo locale-
Non posso deluderlo, devo darmi da fare. Devo dare il massimo.
-Lau- alza la voce Josh, provocandomi un sussulto. -Sono ore che cerco di attirare la tua attenzione- sbuffa, tornando a premere i tasti della tastiera del computer che ha davanti agli occhi da questa mattina.
-Scusami, stavo riflettendo- dico, continuando a lavorare su quella che sarà la locandina pubblicitaria del nuovo chiosco bar.
Josh, al contrario, si sta occupando della ricerca del nuovo personale e di alcuni documenti burocratici richiesti da nostro padre. Quest'ultimo, dopo il suo discorso da "padre fiero dei figli che ha cresciuto", ha deciso di non intervenire direttamente nel progetto per mettere alla prova le nostre capacità.
Dare vita ad un'impresa del genere da zero. Mi chiedo se siamo davvero pronti, come lui crede...
-Lauren- cantilena Josh, sbuffando al termine di quella melodia monotona e snervante che aveva accompagnato il suo richiamo.
-A cosa stai pensando?- chiede infine.
-A tutto questo. Ce la faremo?- sospiro, sollevando le braccia in alto al fine di ammorbidire i muscoli tesi per via della posizione fissa.
-Non potremo mai saperlo se continui a perdere tempo con questi pensieri negativi invece di lavorare-
Sbuffo. -Non posso farci niente-
Sento il suo sguardo bruciare sul mio profilo e, con la coda dell'occhio, lo osservo di soppiatto mentre si avvicina alla mia figura, trascinando con se la sedia su cui è seduto. Mi prende una mano stringendola tra le sue molto più grandi della mia, come era solito fare da bambino. È sempre stato il suo modo di dirmi "Sono al tuo fianco. Affronteremo tutto insieme".
Quando mi ritrovavo con le ginocchia sbucciate in seguito a una caduta al parco.
Quando, per la prima volta, sono stata costretta a separarmi da mia madre per via del suo lavoro per un intero mese.
Quando ci siamo persi per le strade della città e non riuscivamo a trovare i nostri genitori, né tanto meno la strada di casa.
In ogni situazione è sempre stato al mio fianco, tirandomi su di morale, combattendo l'ostacolo al mio fianco e dandomi coraggio.
-Ce la faremo- afferma guardandomi negli occhi.
Tre semplici parole che valgono più di mille promesse. I suoi occhi verdi luminosi, accesi dalla determinazione, riescono a sciogliere ogni mio dubbio e ogni mia incertezza. Il solo guardarlo, mi ha dato coraggio, quello che in molti casi viene a mancare.
-Si- confermo.
-Bene- si rilassa, tornando alla sua postazione -Si ricomincia-
Annuisco continuando il mio lavoro.
Sono sicura che sarà un successone.-Lauren, sistema quelle forniture e controlla che non manchi nulla per questa sera- ordina Josh seduto su uno sgabello, appoggiato al bancone con il suo portatile davanti agli occhi.
Per quanto possa amare averlo nella mia vita, in questi casi, lo detesto.
Specialmente quando assume le vesti di capo del locale, ovviamente in rigorosa assenza di nostro padre.
So bene che in questi momenti non posso fare altro che subire e fare ciò che dice, specialmente quando è costretto a lavorare su burocrazie e documenti di ogni genere.
Mi mordo l'interno della guancia e afferro uno dei scatoloni sul pavimento. Tiro fuori alcune bottiglie di superalcolici sistemandole nel frigo bar sottostante al bancone, e altre di liquori che sistemo prontamente lungo gli scaffali a vista alle mie spalle.
Mancano poche ore prima dell'apertura e tutti sono intenti a portare a termine i propri compiti. Luca sta sistemando la disposizione dei tavoli sotto le attente indicazioni di Susan. Ali e Samantha invece, si stanno occupando delle varie prenotazioni.
Grey, di tanto in tanto, corre in aiuto di mio fratello tra un trasporto e l'altro degli ultimi scatoloni rimasti. È l'unico che riesce a stare al fianco di Josh in questi casi.
Si conoscono fin da quando erano bambini per via dell'amicizia che legava le loro rispettive madri. Quando Josh e Micheal hanno lasciato l'Irlanda, Grey, non ci ha pensato due volte prima di lasciare la sua famiglia e i suoi studi di legge per raggiungere il suo amico.
-Cosa sono questi?- chiede Luca prendendo in mano uno dei duecento volantini stampati per pubblicizzare il locale e per la ricerca del nuovo personale.
-Mio padre ritiene necessario assumere altri dipendenti per mandare avanti il "TheMoon"- risponde Josh chiudendo il portatile.
-Non ha torto, è sempre più difficile stare dietro alla clientela-
-Concordo- commenta Grey, sbucando dalla porta principale.
-Domani andrò a distribuirli in giro per la città, sperando di trovare qualcuno interessato- dico.
-Fammi sapere se serve una mano-
-Si, non esitare a chiedere- fa eco Susan, dando a Josh la tabella della disposizione dei tavoli.
-Sapete già la risposta, no?- si intromette mio fratello, ancora prima che io possa aprire bocca.
Sbuffo incrociando le braccia al petto. Susan e Luca ridono mentre Grey mi sorride comprensivo.
Sanno bene quanto io detesti chiedere aiuto o farmi aiutare, eppure tentano ogni volta di darmi una mano. Fin da bambina mi è stato insegnato a contare sulle mie sole forze e questo, in parte, mi ha portato a declinare qualsiasi tipo di aiuto. Josh ormai, è abituato a questa mia parte di carattere, tanto che interviene solo in caso mi veda vacillare o in palese difficoltà. E non posso negare che anche in quei casi, mi trovo a inveirgli contro con un 'non ti preoccupare, ce la faccio benissimo da sola' oppure 'non mi serve il tuo aiuto'.
-Ragazzi dobbiamo aprire- e nel momento esatto in cui viene pronunciata questa frase da Grey, come ogni sera, ognuno prende il proprio posto e assume il proprio ruolo.
Susan e Samantha si concentrano nel prendere le ordinazioni, mentre io, Ali e Luca alla preparazione di esse. Mio fratello alla direzione e Grey è addetto al controllo generale.
Molti ragazzi che attendevano fuori, si sono già accomodati nei tavoli da loro prenotati, altri invece, si siedono su alcuni sgabelli al lato del bancone.
Pur avendo appena aperto, c'è già un grande via vai di persone. Chi si ferma per curiosità, chi per la musica e chi per passare alcune ore a bere con i propri amici. Chi per un appuntamento, chi solo con i propri pensieri e chi invece è venuto con l'intenzione di conoscere nuove persone.
Vorrei tanto avere il tempo per fermarmi e osservare passivamente la gente che mi circonda ogni sera, per immaginare le loro vite e il motivo che le ha spinte a passare una serata in questo locale che per me, è un po' come casa.
A risvegliarmi dai miei pensieri c'è Susan con in mano un biglietto delle ordinazioni.
'Due jack Daniel's
Un Martini
Un long island
Un margarita'
Recita.
Senza perdere altro tempo, mi accingo immediatamente alla preparazione dei long drink.
Prendo un bicchiere e ne bagno il bordo con del succo di limone in modo tale da poter far aderire il sale fino su esso. Verso all'interno dello shaker del ghiaccio, una parte di tequila e del liquore, per poi agitare il contenitore.
Verso tutto nel bicchiere e aggiungo una fettina di limone al suo interno per guarnire.
'Meno uno'
Una volta preparato anche il long island, concludo versando due dita di Jack Daniel's all'interno di due rocks* con tre cubetti di ghiaccio ciascuno.
Susan si accorge immediatamente del vassoio pieno sopra il bancone, pronto per essere servito e, prima di andarsene, mi pone un altro foglietto con alcune note scritte. Altre ordinazioni.
-Sono ore che aspetto il mio cocktail- si lamenta una voce mascolina alle mie spalle. Cerco di resistere all'impulso di inveirgli contro, chiamando a raccolta tutto il buon senso e le buone maniere insegnatemi.
'Il cliente ha sempre ragione...il cliente ha sempre ragione'
Mi volto verso il mittente, cercando di mascherare il mio nervosismo con un sorriso tirato stringendo saldamente il collo della bottiglia di tequila precedentemente usata.
-Non pensavo che ti arrabbiassi- ride.
La sorpresa prende il posto del nervosismo, in un secondo, e nello stesso tempo mi ritrovo a sorridere al ragazzo davanti ai miei occhi dall'altra parte del bancone.
-Alessio che ci fai qui?- gli chiedo mentre continuo a preparare i drink destinati a un gruppo di ragazzi seduti al tavolo vicino la console.
-Sono venuto con alcuni amici-
-Non mi aspettavo di incontrarti proprio in questo locale-
-Non mi aspettavo che lavorassi proprio qui- dice sorridendo. -Comunque io...-
-Scusa ma Lauren sta lavorando- dice Josh, posando un braccio attorno alle mie spalle. -Se vuoi ordinare qualcosa chiedi pure a me- continua tirandomi verso di lui per poi allentare la presa per lasciarmi andare.
Da dove è sbucato?
-No grazie sono a posto così- sorride in modo nervoso Alessio, stringendo le mani intorno al suo bicchiere ancora pieno di cui noto la presenza solo ora.
-Allora puoi anche...-
-Alessio, ci sentiamo, ora torno a lavorare- interrompo Josh tirandolo per la maglietta verso la porta che collega la sala, al magazzino e all'ufficio di nostro padre.
-Sono finiti alcuni liquori oltre al ghiaccio, ci pensi tu, non è vero?- assottiglio lo sguardo.
Caro fratellino, non accetto un no come risposta.
Sbuffa, distogliendo lo sguardo e, senza replicare si avvia sul retro.
-Lau serve il tuo aiuto qui- dice Grey sovrastando la musica.
Raccoglie il vassoio su cui sono posati diversi drink e, tenendolo con il palmo della mano, si avvia verso i tavoli, servendo le ordinazioni ai rispettivi clienti.
Dietro il bancone sono rimasti Ali e Blair che riescono a malapena a stare al passo. La stanchezza inizia a farsi sentire e anche la tensione sta aumentando insieme ad essa, causando dei leggeri battibecchi tra i due.
Manca poco alla fine del turno, constato lanciando un'occhiata all'orologio appeso.Giro la chiave all'interno della serratura e controllo con uno strattone la definitiva chiusura. Gli altri si sono già avviati verso le loro rispettive auto, accompagnati da risate e saluti a mezz'aria. Anche Josh se ne è andato se pur trascinato da Luca verso il parcheggio.
Credo che questa sera non faccia ritorno a casa... devo tenere a mente di chiudere la porta di ingresso.
-Scusa per prima- sospiro, poggiando la schiena al muro retrostante che separa la strada dalla spiaggia. -Alcune volte mio fratello tende ad esagerare-
-Non devi scusarti anzi sono io a doverlo fare per averti disturbato durante il turno di lavoro- dice spostando il peso da un piede all'altro con un sorriso imbarazzato sulle labbra illuminato dalla luce artificiale del lampione sopra le nostre teste. Il silenzio cala tra di noi insieme all'imbarazzo.
-Sono venuto per parlarti- continua tutto d'un fiato sorprendendo anche me.
Incontro il suo sguardo incitandolo a continuare.
-Se domani non hai altri impegni, esci con me. Niente di impegnativo, solo una passeggiata per la città per conoscerci meglio- dice infine.
Ed ecco nuovamente il silenzio. Mi ritrovo a studiare i suoi lineamenti contratti per la preoccupazione. Forse si sta anche pentendo di aver esposto la sua richiesta ad alta voce, non ricevendo alcuna risposta da parte mia.
Traggo un lungo respiro e:
-Ok, va bene-
-Wow- ride. -Sono contento- continua.
Perché? Ah... Un momento...
Non posso credere di essere stata io a pronunciare quelle parole.
Ho accettato un appuntamento. Io? Impossibile...
Pur non riuscendoci a credere, la sua espressione di totale sorpresa e felicità parla chiaro.
Ci salutiamo velocemente e ciò che accade è tutto un miscuglio di sentimenti e di parole prive di senso logico.
"Domani alle 15, davanti al The moon" mi frulla per la testa.
Istintivamente prendo il cellulare e seleziono il contatto dell'unica persona che, penso, sia in grado di affrontare la situazione meglio della sottoscritta."Ho un appuntamento con Alessio"
———
*rocks: tipo di bicchiere tumbler, specifico per i liquori di quel genere. È un termine inventato per indicare i cocktail "on the rocks" (immerso nel ghiaccio) e con pochi ingredienti.
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How can you sleep at night?
RomanceEstate, problemi e amori. Titolo tratto dalla canzone di Tom Walker