Capitolo 1

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Allungo la mano ed esamino i bracciali al polso, scorro i grani con le dita, li conto, uno per ogni mese passato da sobrio. Ho ricominciato parecchie volte. Anche ora, sono in un vicolo cieco e mi chiedo se abbiano ancora qualche significato. 

Se questa mia vita abbia senso.

Strofino una mano lungo l'avambraccio, mi concentro sulla sensazione, provo a ricordarmi che sono ancora qui anche se la mia testa non lo è. 

I giornali non la smettono di darmi il tormento, mi aspettavo di vedermi sbattuto in prima pagina nell'edizione del mattino. Stamani ero quasi deluso. Evidentemente, ieri sera non ero l'unico a essere sbronzo.

Attraverso Manchester per incontrare i ragazzi negli studi del MediaCity, dobbiamo rivedere il montaggio delle ultime puntate e verificare se abbiamo qualcosa di valido nel footage da aggiungere. 

Il primo che incontro è Brian, il nostro manager, che mi dà il buongiorno con una paternale sulla nostra mancanza di impegno. Veramente? Otto fottutissimi anni in cui abbiamo sputato sangue per questa trasmissione non sono abbastanza? Shayne non si è ancora fatto vedere, come al solito; probabilmente è strafatto da qualche parte, troppo distrutto per sapere dove si trova. Non c'è molto che possiamo fare in questa fase del processo di montaggio senza il cretino, dato che le puntate in questione sono proprio le sue. 

Mi siedo nello studio in attesa di una decisione, il mondo si ritira ulteriormente. La discussione nella stanza continua, ma è un rumore di fondo. Cooper discute con Brian, scorrono una lista di posti dove potrebbe trovarsi Shayne. Brandi, la sorella di Cooper, parla a macchinetta con quella sua voce stridula e fastidiosa e Jackie ascolta qualcosa dal suo iPod, si è estraniata come ogni volta che c'è un conflitto nell'aria. 

L'accavallarsi delle voci accentua il pulsare doloroso all'altezza delle tempie, poi Brian decide di peggiorarlo, tornando alla carica con l'idea di fare partecipare Kara Donald al programma. Dovrà passare sul mio cadavere per riuscirci. Ogni volta che sento quel nome, muoio un altro po'. Spengo il cervello contro il continuo "chiedere" di chi mi circonda, tutti vogliono rubare pezzi di me, tanto che credo non sia rimasto più nulla. 

Sugli schermi passano le immagini delle riprese fatte a Benicassim, sembriamo così allegri, parliamo di cogliere l'occasione della nostra vita, di non avere rimpianti ma io cosa sto facendo? Mi sento stringere il petto, mi fa male; il respiro mi viene meno quando il panico prende il sopravvento. 

Un paio di mesi fa, durante un periodo particolarmente stressante, ho pensato di avere avuto un attacco di cuore. Quando sono andato in ospedale, pensavo di essere spacciato. Ho chiesto ai medici di sistemarmi. Ora ho pillole per l'ansia, per dormire, per calmarmi e la certezza di essere completamente fottuto. Ho una pillola per tutto, tranne che per la felicità. Questa è la mia realtà ma non è più vita. Sono anestetizzato. 

Qualcuno mi parla, dice il mio nome, io continuo a fissare i bracciali, a girarli, li tiro, nella speranza di sentire qualcosa prima o poi. Il cuore accelera, la pressione aumenta, e mi chino, poggio i gomiti sulle ginocchia e avvolgo le braccia attorno alla testa. Le voci si ritirano, attutite, è come se annegassi, il suono pesante del mio respiro è l'unico indizio del fatto che sono ancora vivo. Non mi sto ammazzando con la droga del momento come Shayne, ma questo mi ucciderà se non me ne vado via adesso. Non posso continuare in questo modo. 

Non posso più essere Aiden Walker. 

«Gesù Cristo, Aiden, cosa ti è successo?» Jackie si blocca con la mano a mezz'aria e penso che stia per lasciare cadere il suo caffè. 

«Un aperto scambio di idee». 

Avrei dovuto saperlo che, a un certo punto, sarebbe iniziato il balletto delle domande. 

Falling StarWhere stories live. Discover now