Capitolo 3

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La mia grande fuga fallisce miseramente quando provo a mettere in moto la macchina. Il motore va su di giri, le ruote slittano sul fango ma non si muovono di un pollice, casomai affondano più di prima. 

Dannazione. 

Ho affittato il cottage da un vecchio conoscente di mio padre, quello che non mi aspettavo era di restare in panne nel bel mezzo della brughiera. E questo non è niente che possa cambiare per quanto questo dannato pezzo di ferraglia possa costare. È bastata una bottarella con un'auto pronta per lo sfasciacarrozze e questa trappola mi ha abbandonato. Per un attimo medito di provare a spingere l'auto fuori dal fosso, mi guardo intorno e poi desisto. 

Siedo su una roccia a bordo strada, il vento spazza l'erba piegandola a suo piacimento. Il pomeriggio si tinge dei toni caldi della sera, sento il bisogno di arrivare al cottage e di togliermi dalla strada il prima possibile. Mi è andata liscia con la biondina, non posso pensare di avere la stessa fortuna sfacciata una seconda volta. Essere solo mi si ritorce contro. Ho bisogno di aiuto e c'è una sola persona a cui posso rivolgermi e di cui mi possa fidare.

 «Jackie».

«Aiden! Ti prego, dimmi cosa sta succedendo». 

Mi aspettavo rabbia, invece trovo solo preoccupazione nella sua voce. 

«Ho bisogno di allontanarmi da YOLO, da Brian. Da tutto».

«Abbiamo una trasmissione da finire, Aiden. Non è un buon momento per sparire».

«Sto impazzendo, Jackie. Non è un capriccio, dovevo andarmene». 

«Hai detto a Brian dove sei?»

«Scherzi?» Sbotto, inizio a camminare avanti e indietro. Cerco le parole, perché degli altri non mi importa ma voglio che lei capisca. «Jackie, hai visto come si è ridotto Shayne. Non voglio prendere la sua stessa strada; questa non è la risposta. Lasciami respirare un po' e tornerò tra una settimana o due. Te lo prometto». 

Dico che le droghe non sono la risposta, ma il giorno in cui il dottore mi ha consegnato la prima ricetta per il Tavor, ho capito che non c'è poi molta differenza. Se voglio che qualcosa cambi, deve essere qualcosa di reale e non una nebbia indotta dai farmaci. 

Jackie sospira nel telefono. «Dimmi come posso aiutarti».

«Puoi mandare un carro attrezzi a recuperarmi?»

«Dove sei? Stai bene?»

«Sull'isola di Skye, e sì».

«Che cazzo ci fai su quella roccia?»

«Perché è dove devo essere», dico semplicemente. 

«Gesù Cristo, Aiden, non sei esattamente dietro l'angolo». 

«Era questo il punto».

«Vedo cosa posso fare ma ci vorrà del tempo».

Sbuffo e sollevo lo sguardo al cielo. «Lo so, non ci ho pensato prima».

«Davvero? Aiden Walker che fa qualcosa senza pensare alle conseguenze? Che sorpresa». Non perde l'occasione per sfoggiare il suo sarcasmo. 

Mi rallegra sapere che la mia incapacità di affrontare i problemi sia una cosa riconosciuta. 

«Mi aiuterai o no?»

«Dimmi dove sei. Una posizione sarebbe d'aiuto».

Due ore dopo, vengo soccorso da un carro attrezzi guidato da un tizio corpulento sulla sessantina. Scambiamo poche parole mentre lui osserva la mia macchina, si fa un'idea del danno che ho causato. Non ho idea di chi sia quest'uomo, sono però sicuro che Jackie lo abbia pagato abbastanza da fargli tenere la bocca cucita. A dirla tutta, sono talmente stanco che non mi interessa nemmeno, voglio solo arrivare al cottage. 

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⏰ Last updated: Sep 03, 2019 ⏰

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