La Magikoús Polemistés III

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III CAPITOLO

Rimase perplessa al quesito: «Io... no, non posso ho un compito»
Lui le lasciò la mano: «Di che compito si tratta? Per favore, dimmi che potrò rivederti.»

Períptosi sgranò gli occhi quando comprese di cosa parlava la fanciulla e si portò una mano sotto il mento. Scrutò i dintorni alla ricerca di un segno. La sua attenzione si soffermò su una campanula azzurra non molto lontana, da cui scaturiva una piccola luce pulsante.
«Sei qui allora! È il loro Destino?»
Dal fiore apparve una dama con pelle lattea e capelli color dell'oro: «Potrebbe... ma lei è tra i prescelti. Deve scegliere la via da intraprendere.»
Il Dio rimase sovrappensiero.
Agápi si poggiò alla pianta su cui il Dio era seduto, che in un batter di ciglio scese. Si inchinò e le prese la mano, posò le labbra sulla candida pelle schiudendole in un bacio: «Sei sempre radiosa come il sole, Dea dell'amore»
«E tu il solito combina guai...»
Lui si portò una mano dietro la testa: «Cosa facciamo?»
La donna gli posò una mano sulla spalla: «Nulla, attendiamo. Il proprio destino sono loro che lo scrivono, con le azioni che compiono.»
Períptosi si voltò verso i due giovani: «Io al posto tuo gli darei una piccola spinta. Li vedo bene assieme.» Le sorrise, volse un cenno del capo e riprese il volo verso le fronde degli alberi.
La Dea sospirò, posò le labbra sul palmo della mano e le schiuse in un bacio. Soffiò e una polvere color porpora si levò raggiungendo i due giovani: «Buona fortuna ragazzi, se sceglierete questa via, benedico la vostra unione.» Così com'era apparsa svanì, ignara che il Dio del Caso non aveva lasciato il suo posto di osservatore.

«Io... non posso davvero. Addio!» La giovane iniziò a correre. Percorso qualche miglio, convinta di aver disperso le sue tracce si fermò ai bordi delle acque di una cascata che formavano un laghetto. Quella piccola rupe al centro della radura dava vita al ruscello che percorreva per tutta la lunghezza la foresta.
Si inginocchiò per sciacquare il volto e mentre le gocce percorrevano le sue guance, alzò gli occhi verso il cielo: «Padre, cosa devo fare? Per tutta una vita ho studiato, mi sono allenata per portare a termine il mio destino. Eppure, non vorrei. So cosa mi aspetta... sono confusa, il cuore mi indica una via diversa... Datemi un segno, fatemi capire che strada scegliere.»
Rimase in ginocchio osservava il manto oscuro ornato di stelle, finché il suo sguardo non si posò sulla meteora, che proseguiva il suo cammino verso la catena montuosa del Nord. Giunta a destinazione si sarebbe infranta, e dalla sua frattura sarebbe nato chi non doveva esistere. Un essere ancor più potente delle Divinità stesse, che se non fermato, avrebbe portato la razza umana all'estinzione. Solo i Magikoús Polemistés avrebbero potuto fermarlo, con un incantesimo temuto e non praticato dalla notte dei tempi. Il prezzo da pagare per tale forza era la vita stessa, ma ogni guerriero magico sapeva bene che la vita del singolo non ha alcun valore di fronte alla sopravvivenza dell'umanità.
Ida chiuse gli occhi alla ricerca di comprensione, equilibrio, che in quel momento non riusciva a trovare. L'incontro con quell'uomo aveva smosso qualcosa in lei, il suo cuore di donna reclamava la sua giusta importanza. A lungo celata e soffocata, perché una come lei, dei pochi rimasti della stirpe dei Magikoús Polemistés non può provare sentimenti.

Maël cercò di raggiungerla, ma la ragazza era troppo svelta, e in poco tempo scomparve dalla sua vista. Cercò nella vegetazione qualche segno del suo passaggio, ma nulla. Amareggiato si sedette vicino alle radici di un tronco: «Maledizione, l'ho persa!»
Il fiato era corto e il cuore gli batteva talmente forte da sentirlo rimbombare nel cranio.
Un ululato ruppe il silenzio, si alzò ed estrasse il coltello dalla cintura. Saettava lo sguardo da una parte all'altra. Un ringhio alle spalle lo fece sussultare, e prima che se ne rendesse conto era accerchiato da un branco di lupi bianchi. Il più grosso emise un altro richiamo, e con un balzo gli si avventò contro seguito dagli altri. Per qualche momento riuscì a tenergli testa.

Ida all'udire il richiamo del branco si alzò di scatto: «Maël!» Iniziò a correre a ritroso, incoccando la freccia nel suo arco. "Devono averlo udito, speriamo di fare in tempo!" Correva veloce quanto una gazzella incurante del pericolo a cui andava in contro.
«Optikós!» I suoi occhi divennero come quelli di un falco e individuò il punto in cui era l'uomo. In pochi minuti giunse sul luogo e la scena che le si pose di fronte era atterrente. Il branco di lupi cercava di sopraffare l'uomo che a stento si difendeva.
Senza pensarci scoccò una freccia dietro l'altra, mandandole a segno. Maël rimase sbigottito al vederla e tirò un sospiro di sollievo che non durò a lungo. Uno dei lupi lo attaccò al braccio, facendogli cadere il coltello di mano. Ida non aveva più frecce e con un movimento veloce si avventò sull'animale dopo aver recuperato da terra il coltello.

La Divinità rimasta fino ad allora a osservali scosse il capo e diede un battito di mani, dal folto della foresta apparve un grizzly che si avventò sul branco di lupi.

Ida era allo stremo delle forze, ma grazie alla distrazione della bestia, portata dalla presenza del nuovo arrivato, riuscì a infliggere un colpo letale al lupo.

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