SEIMILA ANNI
Crowley e Azraphel si erano incontrati per la prima volta nel giardino dell'Eden, o così credeva l'angelo. In verità, Crowley lo conosceva già da prima, da quando entrambi vivevano Lassù.
Il demone non l'avrebbe mai detto ad alta voce ma, se era caduto, in parte era colpa dell'angelo, e delle cattive compagnie, sì, anche di quelle...
Azraphel non era mai stato simile agli altri angeli, persino Crowley, a quei tempi, ne criticava il comportamento. Azraphel era mite, si lasciava maltrattare, ed era stranamente protettivo verso i primogeniti di Dio. Per qualche strano motivo, Crowley non riusciva a fare a meno d'interrogarsi sulla diversità dell'altro, e questo l'aveva spinto a cercare particolari differenti in ognuno dei suoi compagni. Gli angeli avrebbero dovuto essere tutti uguali, e invece Crowley scoprì che nessuno era come lui e nessuno era uguale a un altro. Imboccò così la cattiva strada di chi dubita e s'interroga, e gli angeli non dovrebbero mai fare domande né avere dubbi sull'operato del Grande Capo.
"Crowley...Crowley...Crowley, stai dormendo?"
Il demone si riscosse dai suoi pensieri e diresse un'occhiata pigra verso il suo interlocutore.
"Sì?", chiese.
"Sembravi in trance, ma dico, ti piace il soufflé?", parlò Azraphel.
"Cosa?", domandò il demone, aggrottando la fronte.
"Quello che hai nel piatto, Crowley", lo rimproverò l'angelo.
"Oh", esclamò Crowley, abbassando lo sguardo. "Sì", sorrise, "delizioso."
Azraphel scosse il capo. "Delizioso? Cosa c'è che non va?"
"Niente", rispose il demone, vaneggiando in aria la mano.
"Bene, se non vuoi dirmelo fa pure! Piuttosto, ci sono novità dal basso?"
"Nah, nulla. Novità dall'alto?"
"Per niente."
"Te l'ho detto, per un po' non dovremmo preoccuparci. Dimenticheranno, e ricominceremo da capo."
Crowley si alzò da tavola bevendo un ultimo sorso di vino.
"Dove stai andando?", chiese Azraphel.
"Ho delle faccende da sbrigare..."
"Faccende? Ma ci vediamo oggi per il thè, vero?"
"Angelo, sai che non sono tipo da thè!"
"Posso offriti un succo di frutta, se vuoi..."
Crowley sollevò gli occhi al cielo.
"Ci vediamo, angelo."
"Significa che verrai?", domandò Azraphel.
"Significa che ci penserò", rispose Crowley.
Sarebbe errato credere che Crowley si pentisse d'essere caduto. Cadere era stato orribile, ma non avrebbe mai rinunciato alla sua sprezzante libertà. Secondo, fu quando ormai aveva perso tutto che poté parlare per la prima volta con Azraphel.
Crowley lasciò il Ritz al volante della sua Bentley. Mentre pensava a quanto scritto sopra, la sua mascella si mosse come a voler mordere qualcosa, ma non aveva nulla sotto i denti.
Azraphel si era arrampicato su uno scaletto per ordinare i libri degli scaffali più alti. Passare il tempo fra quei rari volumi era il suo maggior diletto. Fra tutte le cose che gli umani avevano creato, i libri erano di sicuro la migliore.
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Seimila anni
أدب الهواةCrowley e Azraphel si erano incontrati per la prima volta nel giardino dell'Eden, o così credeva l'angelo. In verità, Crowley lo conosceva già da prima, da quando entrambi vivevano Lassù. Il demone non l'avrebbe mai detto ad alta voce ma, se era ca...