Due bulli fastidiosi

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Manuel si alzò dal suo banco al suono strillante della campanella che segnava la fine di quella giornata scolastica. Con movimenti lenti e meccanici, mise tutti i libri pasticciati e il portapenne ricoperto da piccole ricuciture all'interno del suo zaino sporco dai vari segni di pedate. Se lo mise in spalla e camminò verso la porta, ma venne fermato dai suoi due compagni di classe.
<<Come mai tutta sta fretta? La mamma ti vuole subito a casa?>> Domandò con cattiveria quello di nome Cristian, un ragazzo dai capelli scuri, corti e riccioli, gli occhi grandi e verdi e vestito in pantaloni bianchi e maglia rossa, con sopra stampata una saetta giallo evidenziatore.
<<E sì, compà. Secondo te il bambino può disobbedire alla mammina?>> Gli diede corda l'altro ragazzo di nome Michael, biondo e occhi azzurri, vestito con un jeans strappato e una giacca di pelle lasciata aperta sopra una maglia bianca. Manuel si strinse nelle spalle, socchiudendo gli occhi.
<<Come sta tua madre? Bene, spero>> Continuò Michael, facendo ridere l'amico. Manuel rimase zitto e lasciò che i due gli dicessero le stesse frasi che gli ripetevano ogni giorno. Manuel restava zitto, ormai non rispondeva nemmeno più. Aveva perso le forze dopo tanti disperati tentativi di far fermare i due. Aveva provato a riferire tutto ai professori, ma loro, forse ormai abituati al pessimo carattere dei due, non fecero nulla se non un richiamo verbale, che li fece solo più infuriare e incrementare le prese in giro, insieme alle percosse. Era andato dal preside che, di risposta, aveva detto che se i professori non ritenevano così necessario punirli, allora era lui che stava esagerando e che doveva solo ignorare la cosa, ricordandogli che lui era un ragazzo e che presto sarebbe divenuto un uomo, e non doveva comportarsi da femminuccia. Solo il padre del ragazzo gli stava vicino e lo confortava quando il figlio gli raccontava quello che aveva dovuto subire per tutto il giorno, anche nelle sere in cui rientrava a casa dopo una faticosa giornata di lavoro.

Manuel voleva molto bene a suo padre. Era un uomo alto e molto muscoloso, ma definito da tutti un pezzo di pane. Aveva sulla cinquantina e si chiamava Jonh. Lavorava ogni giorno in carrozzeria per poter tirare avanti e mantenere sia sé stesso che il figlio. In quanto alla moglie... purtroppo morì di un tumore maligno quando Manuel aveva dieci anni. Ora il ragazzo ne aveva quindici e la perdita della madre influenzò molto sulla sua vita e sul suo carattere, riducendolo a un ragazzo chiuso e malinconico, anche se il padre cercava in ogni modo di dargli tutto l'amore possibile per rendere felice il figlio che tanto amava, e Manuel si sentiva grato di avere un genitore paziente e amorevole come il suo. Purtroppo quei due bulli se li portava dietro dalle elementari, e per tutti quegli anni non avevano fatto altro che cercare di torturarlo psicologicamente, mettendo sempre in ballo la sua defunta madre, e di ferirlo fisicamente, con calci, pugni e spintoni, e rovinando più volte il suo materiale scolastico. Manuel non ce la faceva più e anche il padre non ne poteva più dei maltrattamenti sul figlio, che lo spinsero ad andare a parlare di persona ai genitori dei due ragazzi, che si rivelarono ancora più scontrosi dei figli e gli consigliarono caldamente di andarsene a fare in culo, aggiungendo che il figlio era solo una mezza sega che non sapeva difendersi. L'uomo resistette dal prenderli tutti quanti a schiaffi. Dopo tutto doveva dare l'esempio. Andò a parlare anche con il preside, che gli promise di risolvere la faccenda, ma non lo fece e Manuel veniva ancora maltrattato. Ormai era tardi per cambiare classe e non poteva neanche iscriverlo a un'altra scuola, non potendo permettersi altre spese.

Manuel apprezzava i tentativi del padre per aiutarlo, per questo motivo promise a sé stesso di resistere, di essere più forte. Di trovare da sé un modo per sbarazzarsi dei due per non dargli altre preoccupazioni, avendo già altre cose di cui preoccuparsi.

Quando i due ragazzi buttarono a terra la loro povera vittima, se ne uscirono dall'aula con fragolose risate, mentre gli altri compagni e la professoressa di quell'ora facevano finta di nulla, uscendo poi a loro volta. Manuel si alzò in piedi, massaggiandosi il sedere dolorante per la violente botta presa contro la superficie dura del pavimento ricoperto per la maggior parte da cartacce, bustine di merendine vuote e dal leggero strato di polvere giornaliero che si forma durante il corso della giornata. Uscì dalla stanza per ultimo, camminando lungo il corridoio, ormai deserto di studenti e con la sola presenza di due collaboratrici scolastiche, che lo porterà all'uscita del grande edificio. Camminò con passo lento e uscì, dirigendosi verso il cancello, l'ultima uscita da attraversare per poter tornare a casa, ma venne preso dai suoi folti capelli castani e venne buttato a terra da Cristian, che aveva aspettato che uscisse insieme al suo migliore amico Michael. I due si scagliarono sul poveretto con calci, pugni e schiaffi, ridendo come matti.
<<Ehi, merda! Perché non implori a tua madre di aiutarti?? Il tuo merdoso padre non è riuscito a salvarti da noi, e mai lo farà perché è solo un inutile spreco di ossigeno come il figlio. Ma chissà, magari lei ci riesce>> Disse con cattiveria Michael, fermando Cristian e prendendo Manuel dal collo, strozzandolo leggermente per provocargli dolore, ma senza stringere troppo forte per farlo comunque continuare a respirare.
<<A-Aiuto... qualcuno mi aiuti!
AIUTO!>> Urlò a pieni polmoni, facendo solo ridere di più i suoi due aguzzini. Le percosse ripresero e cessarono dopo dieci minuti, lasciando a terra il ragazzo malmenato e sfinito, col naso che sanguinava e quasi senza voce per quanto aveva urlato. I due, come poco prima nell'aula, presero e se ne andarono. Manuel rimase a terra, col fiato corto e il corpo dolorante. Si alzò in piedi con le gambe tremanti e le braccia di gelatina per quanto non riusciva a muoverle, ma raccolse tutte le sue forze rimaste e continuò a sorreggere lo zaino sulle sue spalle, camminando con passo ancora più lento di prima via da quel posto.

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