Worlds Collide ⇝ 5°Parte

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5.True

Mi siedo sul tetto della caserma in un tonfo e sospiro pesantemente, facendolo sembrare quasi uno sbuffo.
Sono distrutta. Mentalmente e fisicamente.
L'allenamento distruttivo di Levi mi ha fatto diventare una macchina da guerra contro i giganti. Ma dopo che mi hanno comunicato che sarei dovuta essere presente alla missione di ripresa del Wall Maria e di Shiganshina, il mondo mi è crollato addosso.
So che morirò, so come andrà a finire. Tutti moriremo, compreso Erwin. Ma io non sono pronta a sacrificarmi per una libertà che non mi appartiene. Non faccio parte di questo mondo, non posso offrire il mio cuore per una causa che neanche mi riguarda.
Una paura improvvisa si impossessa del mio corpo e incomincio a tremare. In questo momento sto realizzando che tra poche ore morirò e non nel modo che avevo progettato.
-Pensavo avessi smesso di piangere. - la voce del caporale spezza quel silenzio che si era creato e per un momento smetto di pensare. Ma solo per un momento, perché appena incontro i suoi occhi, ricordo quella espressione che aveva sul volto, completamente distrutta dal dolore, alla decisione di lasciar morire Erwin.
Eppure io potrei cambiare le cose, potrei fare in modo che nessuno muoia ma... La storia cambierebbe.
Io non sono Isayama. Non decido la storia. Se lui ha voluto cosi, io di sicuro non posso cambiare i suoi piani giusto per mio volere.
Nonostante ciò, la paura mi attanaglia lo stomaco più forte ad ogni passo che fa Levi verso di me. Sembra così tranquillo e io...
-Moriremo tutti. - sussurro.
Levi corruga la fronte e si siede di fianco a me, porgendomi una bottiglia di vino. Neanche avevo notato tenesse qualcosa in mano.
-Eh? - chiede, confuso dalle mie parole.
Prendo la bottiglia e la fisso con gli occhi spalancati. - Domani, moriremo tutti. - ripeto. La mia voce trema ed è completamente spezzata per via del pianto.
La mia faccia è completamente bagnata e i miei occhi non accennano a smettere di produrre quel liquido salato così fastidioso.
-Tch, esagerata. È da settimane che pianifichiamo tutto questo e ci alleniamo. È la tua prima volta che ti fa pensare a questo. - stappa la bottiglia con un veloce movimento delle dita e beve due sorsi.
-No, ti sbagli, so già come andrà a finire. - non riesco a staccare gli occhi dal vetro di quella bottiglia e mi sembra di annegare in quel liquido nero.
Allontana le labbra dal collo della bottiglia e passa lo sguardo verso di me. - Cosa vuol dire che sai già come andrà a finire? - la sua voce si è abbassata, segno che si sta agitando.
Devo smetterla di parlare. Sto solo rovinando tutto.
C'è qualche minuto di silenzio, nei quali io cerco di non proferire ulteriori spoiler e lui mi guarda insistentemente, sperando in qualche mia reazione.
-Sai, non ti ho ancora raccontato da dove vengo. Questo potrebbe farti capire tante cose. - ridacchio nervosamente. Con una mano cerco di asciugarmi le lacrime che ancora scorrono sul mio volto, finendo con le mani completamente bagnate.
Da non so dove, Levi tira fuori un fazzoletto e prima che io lo possa prendere tra le mani, me lo passa leggermente sul volto, asciugandomi ogni traccia di bagnato sul mio viso. - Devi smetterla di piangere. - mi rimprovera, o almeno, usa un tono tale.
Mi vede irrigidire alla sua voce così prepotente e se la schiarisce con un colpo di tosse.
-Non ti dona. - continua, con un tono più delicato.
Eppure la sua delicatezza, nascosta e messa da parte molte volte per via del mondo in cui vive, mi fa tornare il magone e magicamente delle nuove lacrime si creano.
Non se lo merita. Non si merita tutto questo dolore. È un ragazzo così buono, premuroso, gentile. Tutto questo sprecato. Sprecato da un mondo così crudele, creato dalla mente di un pazzo.
-No ma dai! - si lamenta, vedendo le nuove lacrime scendere.
Gli faccio segno di stare fermo e me le asciugo. È il momento di parlare.
-Io... Provengo da un mondo dove non ci sono giganti, ma questo lo avrai già intuito dalle mie scarse abilità combattive. -
Annuisce.
-Ovviamente il mio mondo non è completamente in pace, alcuni paesi sono spesso in guerra ma la maggior parte, compreso quello in cui son nata, sono completamente in pace. I giganti non sono mai esistiti. -
Mi guarda completamente preso dal mio racconto. Sembra che non gli importi altro se non le mie parole. È affascinato, meravigliato da tutto quello che dico e mi si stringe veramente il cuore.
Parlo, parlo per tanto, non voglio tralasciare niente e non ho intenzione di lasciargli dei dubbi.
Lui mi ascolta, ogni tanto beve un sorso di vino ma senza staccare gli occhi da me.
Gli parlo delle varie città, dei vari paesi, delle relazioni umane molto diverse da quelle di questo mondo, delle tecnologie moderne e di tanto altro.
-Sai dove ti ci troverei bene? In un bar. -
Alza un sopracciglio, gliel'ho spiegato prima come funzionano e si, la mia visione perfetta è di un Levi seduto in un tavolino a leggere un giornale e a bersi del the.
-Solo perché mi piace il the? -
Scuoto la testa vigorosamente e riprendo la sua attenzione che avevo perso per qualche momento nel menzionare il bar.
-Perché è un posto movimentato e tranquillo allo stesso tempo. Ed è questo che sei te. Sei una persona che si dà sempre da fare, non sta un attimo ferma ed è rigida verso il proprio lavoro. Ma allo stesso tempo sei una persona tranquilla, a cui piace prendersi i propri momenti di calma, non vuole gente rompicoglioni attorno ma allo stesso tempo ha bisogno di compagnia per divertirsi alcune volte. - mi guarda meravigliato, come se avessi colpito dritto nel segno, e so di averlo fatto.
C'è qualche momento di silenzio, poi lui si posiziona meglio sulle tegole del tetto e appoggia la bottiglia di vino di fianco a sé.
-Non sono fatto per questo mondo. –dice, improvvisamente e guardando verso l'orizzonte.
Lo fisso per un po', poi torno a guardare le tegole.
-Non te lo meriti. –la mia voce incrinata lo fa tendere improvvisamente e girare verso di me, allarmato. –Non meriti di soffrire in questo modo. –stringo i pantaloni in un pugno e indurisco lo sguardo. –Inventato da uno stupido pazzo. –abbasso il tono, sibilando arrabbiata, ma solo dopo qualche secondo mi rendo conto di cosa io abbia detto.
Mi spalmo una mano sulla bocca, spalancando gli occhi e mi giro lentamente verso Levi.
Mi guarda serio ma sorpreso allo stesso tempo, posa una mano su una tegola verso di me e si appoggia ad essa.
-Inventato? –alza un sopracciglio e i suoi occhi diventano affilati come rasoi.
-B-Beh... -la mia voce trema, non so cosa dire. Come ho fatto a dire una roba del genere? L'unica cosa che non doveva sapere.
-TN, sono serio, dimmi la verità. -
-Non posso. –sussurro, ma riuscendomi comunque a far sentire da lui.
-Perché? –il suo tono è diventato più duro e basso.
Lo guardo per un po', non dicendo nulla.
-Non hai sofferto abbastanza, Levi? -
Butta lo sguardo dalla parte opposta alla mia e scuote la testa, accennando un sorriso ironico.
-Dimmelo e basta. –sussurra.
-Ma.-
-Secondo te non soffrirò ancora? La mia vita è e sarà una continua sofferenza. Non penso riusciremo a vedere mai la luce infondo al tunnel, tanto vale che mi dici perché io sia qui, perché io stia soffrendo in questo modo, non credi? -
-Non capisci, questo-
-Dimmelo e basta! –comincia ad urlare e per un momento ho paura che qualcuno possa accorgersi della nostra presenza.
-Abbassa la voce, cretino. –lo rimprovero, dimenticandomi della mia posizione in questo mondo. Lo sto ancora trattando come un mio amico di vecchia data, è più forte di me.
Lo vedo sconvolto, poi la sua fronte si corruga.
-Parli così al tuo capo? -
-Sì, e non me ne frega niente, ora siediti e smettila di fare una scenata da bambino. – nel frattempo si era messo in piedi, per sottolineare il suo dominio, ma non aveva funzionato. Se lui intimidiva gli altri normalmente, con me proprio aveva perso il suo tocco.
-Sei una cazzo di mocciosa buona a nulla. –sibila, attirando la mia attenzione dopo qualche minuto di silenzio.
-Come scusa? -
-Sei arrivata e non hai fatto che sparare delle gran cazzate, mi hai fatto perdere tempo. Non so neanche perché io ti abbia salvato, sarebbe stato meglio che tu fossi stata mangiata da quel cazzo di gigante, sei inutile. -
Cosa avevano sentito le mie orecchie.
Sto qua è fuori.
Si è infervorato improvvisamente.
Ma mi ha ferito.
Mi alzo, per arrivare alla sua altezza.
-Bene, per te saranno anche delle grandi cazzate ma ecco qua la verità, sei un cazzo di libro. Sei un personaggio creato dalla mente pazza di un uomo che si diverte a rendere la vostra vita un inferno. Ah, le persone si divertono a leggere tutto questo. Sei un cazzo di oggetto per il divertimento altrui, più soffri più gli altri si divertono. Non vedo l'ora di tornare là, così ti lascerò nella tua merda e non ti romperò più il cazzo.
Non ti dirò chi morirà in questa missione, no. Devi soffrire, devi soffrire come un cane, bastardo del cazzo. -
Un odio improvviso è cresciuto dentro di me e si è riversato con tutti i pensieri e le parole che avevo in corpo.
Inizialmente non volevo dirglielo, non volevo farlo soffrire, ma ogni azione ha il suo prezzo, dovrebbe averlo già capito da un pezzo.
Lo vedo perso, confuso, sconvolto, poi si ricompone e, guardandomi con astio un'ultima volta, gira i tacchi e si allontana.
-Dì addio al tuo padrone. –commento, poco prima che lui salti giù dal tetto della caserma e scomparire. –Cane bastardo. -


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⏰ Ultimo aggiornamento: Jul 13, 2019 ⏰

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