3°Parte
Mi siedo sulla poltrona davanti alla sua scrivania e mi guardo attorno incuriosita.
-Normalmente ti avrei parlato all'aperto, ma vista la gamba ho optato per l'ufficio. Spero non ti metta in soggezione. -
Scuoto leggermente la testa mentre osservo le pareti con alcuni quadri raffiguranti paesaggi e tutti gli oggetti nello scaffale perfettamente in ordine, esattamente come il letto.
Dentro mi chiedo se Levi mi potrà mai far provare veramente soggezione. Mi sembra di conoscerlo da una vita, so tutto su di lui e gli voglio un bene che non posso spiegare a parole nonostante lui non mi conosca, nonostante noi non ci siamo mai parlati seriamente e nonostante lui non esista.
In verità, sono ancora molto confusa sulla sua possibile esistenza o meno visto che ancora non ho realizzato tutta questa situazione.
Dopo aver analizzato perfettamente il suo studio e rendendomi conto di quanto sia perfetto e pulito, punto lo sguardo verso qualcosa di più interessante e mi ritrovo a fissare il ragazzo davanti a me.
-Come sta, caporale? –chiedo, all'improvviso, prendendolo alla sprovvista.
-Come mai questa domanda? –
Decido di fare la sfacciata, voglio dargli dei piccoli indizi per farlo sospettare ma non fargli capire tutto. Tanto so che riuscirà a mettere insieme il puzzle, lo conosco.
-È da poco morto tuo zio, hai scoperto il tuo ceppo famigliare, uno dei più importanti se posso dire, in più ti ha affidato un bene di vitale importanza, la domanda è più che lecita. –incrocio le braccia al petto mentre aspetto una sua reazione.
Lo vedo sorpreso. Alza un sopracciglio e mugugna un "Uh" mettendosi più comodo sulla sedia.
-Sai, di solito non è un problema, ma non riesco proprio ad inquadrarti. -
Sorrido leggermente, capendo di aver fatto centro, e mi avvicino alla scrivania.
-Il fatto che tu sappia delle cose che dovrei sapere solo io, essendo che c'eravamo solo io e Kenny nella foresta, mi porta a fare delle conclusioni affrettate che sinceramente vorrei escludere. -
-No, non sono una spia, anche se questo è quello che probabilmente direbbe una vera. Non la pregherò di credermi, so già che lo farà. -
-Cosa ti porta ad esserne così sicura? -
-So che riconosce perfettamente una persona quando mente, quindi non mi preoccupa. -
Ad ogni mia parola, lo vedo sempre più interessato. Non distoglie neanche per un secondo lo sguardo dai miei occhi e, diversamente da come accadrebbe, faccio lo stesso senza alcun tentennamento.
C'è qualche minuto di silenzio nel quale lui si appoggia allo schienale della sedia e incrocia le braccia al petto e accavalla le gambe.
-Raccontami qualcosa che non so. -
Questo sottospecie di ordine mi prende alla sprovvista. Indecisa su cosa raccontargli veramente e cosa tenere per me stessa, decido di non sputargli tutta la verità in faccia, ma di essere un po' più gentile ma a modo mio. Se gli avessi raccontato che è stato creato per soffrire per divertimento altrui, sinceramente non so come potrebbe prenderla.
-Oh, caporale, ci sarebbero così tante cose che non sa che potrei rimanere qua per ore. -
-Non ho fretta. -
Mi immaginavo una risposta del genere.
-Ieri sera mi ha chiesto da dove provengo, vero? -
Annuisce leggermente.
-Io provengo dal mare, caporale, provengo dalla libertà. -
Lo vedo allargare gli occhi, completamente spiazzato da questa mia affermazione così sfacciata e per lui inaspettata.
-Potrei dire che vengo dal futuro, ma non sarebbe un termine corretto, in più lei mi prenderebbe per pazza. -
-Hai visto il mare? –lo vedo particolarmente preso e sconcertato. Poverino, l'ho fatto andare in crisi esistenziale.
-Non solo, ho visto anche oltre. –
-Quindi- lo blocco, decido di non andare oltre. Non voglio distruggerlo o creargli il panico.
-Io direi che per oggi possa bastare. Non lo faccio perché sono stanca, anzi, potrei rimanere a parlare con lei per ore ed ore per quanto io tenga a lei, ma lo faccio per la sua sanità mentale. Il fatto che lei mi abbia creduto è ancora strabiliante. -
Abbassa lo sguardo e lo vedo perdersi nei suoi pensieri. Il suo sguardo diventa vacuo, più assente e sembra quasi non percepire più la realtà.
-Come sei arrivata qui? –mi chiede all'improvviso, facendomi anche prendere un leggero spavento. Mi stavo abituando al silenzio.
-Sinceramente non lo so, ero a casa mia, stavo per... - le parole mi muoiono in bocca non appena mi rendo conto dell'enorme boiata che sto per sparare senza alcun minimo di tatto o spiegazione, opto per il saltare quella parte. –Una luce, fortissima, è comparsa all'improvviso e mi ha avvolto. In neanche qualche secondo sono comparsa qui, nel punto dove mi ha trovato lei. -
Seriamente, sto pensando a come faccia minimamente a credere alle mie parole. Una persona normale e razionale non lo farebbe, non ci proverebbe neanche, lui però sì.
Torna il silenzio, ma viene spezzato nuovamente da lui. –D'ora in poi ti allenerò io. -
-Come scusa? –chiedo, pensando di aver capito male.
-Non penso tu sappia combattere e usare il movimento tridimensionale, o nel tuo mondo si usa ancora? -
-No, mai esistito in verità, ma in ogni caso, perché dovrebbe allenarmi proprio lei? Non potrebbe lasciarmi a Shadis o... ma aspetta, perché in anzitutto devo allenarmi?! -
-Non si sa per quanto rimarrai qua, nel frattempo devi pur fare qualcosa di utile. –si alza dalla sedia e mi gira attorno, andando a sedersi sul divano presente di fianco alla porta, costringendomi successivamente a girare a mia volta la testa e il corpo verso di lui.
-Ma guarda te che –mi blocco quando lo vedo guardarmi storto. Sarò anche abituata a vederlo, ma nella realtà, se così si può definire, fa veramente paura.
-Il fatto che tu conosca tutti i nostri nomi non me lo spiego ancora, ma non indagherò fino a quando non me lo dirai te. -
-Fa bene. –accenno un sorriso, che scompare immediatamente dopo, quando comincio a pensare a cosa sto andando incontro. Mi allenerà Levi in persona, sarebbe il sogno di tutte le ragazze di questo mondo che guardano questa serie, ma quell'allenamento servirà per farmi ammazzare.
Mi allenerà per prepararmi a morire in poche parole.
-Ehi, che hai? –chiede con un tono più basso del solito.
Pura musica per le mie orecchie.
Ho veramente una fissa per la sua voce, è qualcosa di estremamente unico, rilassante e sexy. Potrebbe ipnotizzarmi utilizzando solo qualche parola.
-Caporale, di solito non sono una che si caga in mano, ma non riesco a non pensare al fatto che lei mi allenerà per andare a morire... Io, non sono venuta qua per questo, o almeno credo. –da questa mia uscita, mi aspettavo una risposta abbastanza acida o una presa per il culo, ma quella che uscì dalle sue labbra, fu una di quelle cose che mi restò scolpita nel cuore.
-Non ti chiederò ti offrire il tuo cuore, non ti chiederò neanche di sacrificarti per l'umanità. Mi hai chiesto prima come facevo a crederti nonostante l'assurdità, io ora ti rispondo che ti credo guardando i tuoi occhi e ascoltando la tua voce. Sento una parlata strana, vedo anche nei tuoi occhi una luce diversa, mai vista. Mentre parli, io riesco a capirti perfettamente, ma hai una tendenza ad usare certe parole non comune in nessuna delle zone di queste mura; in più, i tuoi occhi hanno una luce che risplende. Non sto parlando di luce riflessa, i tuoi brillano di luce propria. Penso che tutti abbiano quello sguardo, una volta raggiunta la libertà. –si ferma per un po' e rimango a guardarlo come incantata dalle sue parole e da quello che era riuscito a ricavare solamente nel guardarmi. Era speciale, me ne ero resa conto dalla prima volta che è apparso su quello schermo, e mai smetterò di pensarlo.
-Tu non fai parte di questo mondo, non posso privarti della tua libertà, non ci riesco. È da anni che la mia ambizione è quella di trovare la libertà e toglierla a qualcuno solo per aggiungerlo alla lista dei morti mi sembra abbastanza egoistico e, soprattutto, uno spreco enorme. Mi piace quella luce che hai e mai sarò intenzionato a spegnerla.
In questi giorni in cui ti allenerò, ti insegnerò a combattere corpo a corpo, a usare il movimento tridimensionale e ammazzare un gigante con un sol colpo. Forse non ti servirà molto quando tornerai nel tuo mondo, ma sicuramente potrà aiutarti qui dentro. –indica la testa con un dito e io annuisco automaticamente. Sono estasiata dal suo discorso, non l'ho mai sentito parlare così tanto, anche se una volta ha detto ad Eren che lui solitamente parla molto, e non riesco a trovare delle parole per esprimere ciò che sento.
Lo ammiro, lo ammiro come persona e come soldato. Lo ammiro come Levi e come caporale.
Può sembrare freddo, quello è il suo carattere, ma dentro possiede una miniera d'oro. È un ragazzo ancora tutto da scoprire, che ha l'immenso dentro di se e non si riesce a dare abbastanza valore.
-Immagino che mi alzerà prima delle galline, vero? –chiedo, cercando di spezzare quel silenzio che si era creato improvvisamente e che stava diventando anche alquanto imbarazzante.
-C'era da specificare? –alza un sopracciglio, come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
-Ecco infatti. Perfetto. -
-Non mi hai ancora detto come ti chiami. –commenta.
-TN, TN TC. –rispondo prontamente, senza pensarci due volte.
-TN... -lo ripete più volte, cercando di aggiustare quella pronuncia che gli era venuta fuori così strana. –Nome particolare. –dice alla fine.
-Come lei, caporale. -
-Lo sai che non sarò mai il tuo caporale, vero? -
Annuisco leggermente.
-Quindi puoi anche smetterla di chiamarmi così. -
-A lei non dà fastidio? Strano, pensavo che vigesse una legge suprema per cui tutti dovessero chiamarla caporale. -
-Finché è una aliena, posso sopportarlo. -
-Addirittura, non sono mica verde io. -
-Non ancora... -
-Levi! -
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✘One shots✘ ✾ LevixReader ✾
FanfictionRaccolta di One Shots o Short Stories principalmente LevixReader ❧Worlds Collide