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- Quante possibilità c'erano di incontrarci qui, dopo tutto questo tempo? - distolsi lo sguardo tentando di controllare il battito del mio cuore che avrebbe voluto uscire dal petto e gettarsi tra le sue mani, che erano lì, vicine, mani che ricordavo sin troppo bene.

- Mi sembra tutto uno scherzo- scrollò la testa e sospirò socchiudendo gli occhi. Quando li riaprì mi ci persi dentro ritrovando tutto quello che avevo lasciato, esattamente dieci anni fa.

- Quando mi sono svegliato tu non c'eri. Eri sparita. Ti ho cercata, Dio solo sa quanto ho tentato, ma continuavo ad incappare in vicoli ciechi. Mi hai lasciato da solo quando avevo più bisogno di te Mads-. Al solo sentire quel nome feci un passo indietro senza neanche rendermene conto. Era così che lui mi chiamava, la sua amica Mads, la sua Mads, Mads, Mads, Mads... sino a che non è sparito tutto.

Cercai di controllare la respirazione, mettendo in pratica tutto quello che 10 anni di terapia mi avevano insegnato. Respira,inspira,respira,inspira. Ma come puoi respirare quando tutto sta crollando? Quando tutto è già crollato?

- Mi dispiace- lo sentii forte e chiaro, quando credevo non fosse più possibile, poiché già completamente in pezzi, il mio cuore si frantumò di nuovo, di fronte all'uomo che avevo amato e che amavo più della mia stessa vita. - Mi dispiace. Non so che altro dire-. Voltai le spalle a quei due occhi che sapevano leggermi dentro, che mi avevano fatta impazzire tanto da desiderare di essere già morta.

- Non te ne andrai via un'altra volta Madisson- mi si parò davanti - devi dirmi perché mi hai lasciato da solo in un letto di ospedale dopo tutto quello che era successo. Dimmi perché? Perché non sei rimasta con me?- mi cinse le spalle ed avvicinò il volto al mio. I nostri respiri si intrecciavano veloci, sempre più veloci. - Io ti amavo, da morire, e so che era tutto distrutto ma avremmo potuto rimettere insieme i pezzi. Avremmo potuto farlo Mads- vedevo il dolore nei suoi occhi.

Dovevo andarmene da lì. Continuavo a rivivere tutto ogni singolo momento.

- Non potevo restare. Non avrei potuto farlo neanche per te- le sue mani scivolarono via e si allontanò da me come se avesse preso una scossa elettrica. Mi tornò tutto alla mente colpendomi con la forza di un pugno dritto nello stomaco e per poco non sentì mancarmi l'aria nei polmoni - Non c'era più niente per cui valesse la pena restare a Livendale-. Mentii, di fronte agli occhi più belli del mondo mentii spudoratamente e capii, in quel preciso istante, di aver perso per sempre l'amore della mia vita.

MirameDove le storie prendono vita. Scoprilo ora