Ballo di fine anno, lascia che i tuoi sogni si avverino.
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La scritta a caratteri cubitali rossa su sfondo dorato che campeggiava da settimane all'ingresso della Livendale High School, catturò la mia attenzione. L'avevo letta almeno un centinaio di volte da quando era stata appesa due settimane prima.Mi voltai verso il ragazzo seduto di fianco a me. Osservai la linea perfetta del suo viso, i suoi zigomi alti, le sue labbra carnose. Quando i nostri occhi si incrociarono, giusto per un breve istante, prima che tornasse a posarli sulla strada che si spianava difronte a noi, non li riconobbi più.
- Che hai?- sentivo a stento la mia voce. Era come se qualcosa pigiasse sulla gola facendomi parlare a stento. Mi bagnai leggermente le labbra.
- Cosa credi che abbia?-
- Non lo so. Siamo in auto da almeno dieci minuti e non hai aperto bocca- Sapevo che c'era qualcosa che non andava dalla linea delle sue spalle rigide, dal modo in cui stringeva con forza il volante, dal fatto che non mi avesse guardata, mai, se non per quel misero istante. Ed io avevo bisogno che mi guardasse. Avrei voluto imploralo affinchè lo facesse.
- Non voglio che tu vada- lo disse così, senza togliere gli occhi dalla strada. Lo sputò fuori come lo si fa con l'aria quando si rimane troppo a lungo in apnea.
Voltai lo sguardo oltre il finestrino, stringendo i pugni e cercando di non implodere
- Devo farlo-
Diede un pugno sul volante e d'istinto chiusi gli occhi.- Cristo Madisson!- fu l'ultima cosa che disse. Non mi parlò neanche quando mi lasciò davanti casa con il cuore in fiamme.
Due anni prima
La notte delle polpette che la signora Masucci teneva ogni anno, la sera prima dell'inizio del nuovo anno scolastico era l'evento più atteso dall'intera città. Gli abitanti di Livendale si agghindavano a festa sfoggiando i loro abiti migliori, conservati perfettamente nell'armadio nel reparto "occasioni speciali", e si accalcavano nel giardino di villa Capri per gustare quelle prelibatezze d'oltre oceano. Quelle polpette avevano qualcosa di straordinario, un ingrediente segreto che la padrona di casa si guardava bene dal rivelare.
È stato proprio a casa della signora Masucci che vidi Aaron Evans per la prima volta. Eravamo tornate a Livendale con la mamma, suo paese di origine, dopo che la nonna aveva avuto problemi cardiaci ed essendo figlia unica toccava a lei occuparsi di nonna Marion e del ranch di famiglia. Trasferirsi da una grande città come Chicago a Livendale non fu cosa semplice, soprattutto per me che avevo quattordici anni.
A Chicago avevo il mio team di atletica, le mie radici, io appartenevo a quella città da quando ne avessi memoria. Avrei dovuto iniziare il liceo con le mie compagne di sempre ed invece venivo catapultata in una realtà distante anni luce da tutto ciò che conoscevo, fatta di campagne, campagne, campagne, campagne ...
Prima di Livendale non avevo mai visto così tanto verde, susseguirsi a perdita d'occhio come se non avesse fine. Non avevo mai sentito lo starnazzare delle oche o il gracidare delle rane dopo una giornata di pioggia battente. Soprattutto non mi era mai capitato di essere svegliata all'alba da un gallo isterico, con la fronte imperlata di sudore per la mancanza di aria condizionata.
Non ero decisamente il tipo da vita di campagna, ero cresciuta in una città con milioni di persone che correvano da una parte all'altra senza degnarti di uno sguardo. Che tu uscissi con i capelli verdi, in pigiama o in ciabatte non importava niente a nessuno. Cosa ben diversa a Livendale.
Era una piccola cittadina di provincia, nel bel mezzo del Texas, dove farsi gli affari altrui era l'hobby preferito da tutti i suoi cittadini. Il loro sguardo me lo sentivo addosso ovunque andassi, indagatore e sfacciato.
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Mirame
Romance-Quante possibilità c'erano di incontrarci qui, dopo tutto questo tempo? - distolsi lo sguardo tentando di controllare il battito del mio cuore che avrebbe voluto uscire dal petto e gettarsi tra le sue mani, che erano lì, vicine, mani che ricordavo...