La notte fu piuttosto dura, colpa forse delle polpette, per nulla facili da digerire, o del caldo, o del volto di Aaron che continuava a far capolino tra i miei pensieri. Continuai a rigirarmi nel letto madita di sudore.
Anche il percorso verso il liceo di Livendale non fu il massimo. Ero agitata, sentivo il cuore che batteva all'impazzata ed avevo le mani sudate. Non ero il tipo che sapeva gestire bene i cambiamenti, soprattutto se dovevo affrontarli da sola. Lasciare Chicago fu dura, ma c'era la mamma con me, ed arrivata a Livendale ero sempre con la nonna o a fare cose per conto mio.
Il liceo era tutto un altro paio di maniche.
La città era così piccola che tutti si conoscevano da quando erano venuti al mondo. Io ero la tipa nuova. Quella che non conosceva nessuno e che nessuno conosceva.
Inoltre non ero neanche così estroversa. A Chicago avevo le mie amiche di sempre, abitavamo tutte nella stessa zona ed eravamo cresciute a pane e marmellata, barbie e riviste per adolescenti. Loro erano state presenti alla mia prima cotta, al mio primo bacio con Luke Velizer, in prima media, ed alla fine della nostra storia d'amore. Credevo di amarlo fino a che capii che era solo perché mi faceva guardare la pay tv quando volevo, cosa che mia madre non considerava accettabile.
Non ero in grado di fare amicizia al primo colpo. Non ero estroversa, non amavo essere al centro dell'attenzione né tantomeno ero in grado di catturarla. Io ero quella carina, che se ne stava tranquilla e rideva alle battute di chi, al contrario, l'attenzione sapeva attirarla sul serio.
- Sembri tesa come una corda di violino tesoro-
La nonna guidava il suo furgoncino smarmittato come se fosse a bordo di una decappottabile d'epoca. Un foulard dai toni del rosso e del viola le ricopriva i capelli, lasciando qualche ciocca sfolazzare all'aria, spinta dal vento che entrava dal finestrino lasciato aperto, ed un paio di occhiali da sole neri le avvolgevano gli occhi.
- Non sembro nonna, lo sono davvero- mi agitai sul sedile scostando i capelli che mi ricadevano davanti al viso. Avrei dovuto legarli in una coda, pensai maledicendomi.
- Andrà bene tesoro. Siamo brava gente noi di Livendale, sai?-
Lasciai che le sue parole rimanessero così, sospese nel vuoto. Non ne ero tanto sicura a dire il vero.
***
Le prime ore di lezione trascorsero piuttosto velocemente tra matematica, letteratura inglese e chimica. Ogni volta che i professori mi "incitavano" a presentarmi di fronte a tutti, desideravo essere inghiottita da una voragine, le mani iniziavano a sudare e sentivo le gambe molli. Ben presto per tutti divenni la tipa di Chicago, poi soltanto Chicago.
Non sbagliavo nel pensare che tutti conoscessero tutti. Lo vedevo da come si salutavano nei corridoi, dalle battute che si scambiavano. Io ero il pesce fuor d'acqua. Perlomeno sbagliavo nel pensare che fossero degli snob con la puzza sotto al naso. Durante le pause mi includevano nei loro discorsi, anche se più che altro mi bombardavano di domande su come fosse vivere in una grande metropoli. Molti di loro non avevano mai lasciato il Texas, neanche per una vacanza estiva. Non che io avessi viaggiato poi chissà quanto, ma perlomeno lo avevo fatto tra i confini nazionali.
Erano gentili, anche se forse sorridevano un po' troppo e spesso questa cosa li rendeva un po' inquietanti. La nonna aveva detto che era l'ospitalità del Sud e che avrei dovuto abituarmi.
- Vorrei iscrivermi al gruppo di atletica- dissi a Maggie mentre andavamo in mensa.
L'avevo conosciuta durante l'ora di chimica. Il professore aveva creato dei gruppi di lavoro che avrebbero portato avanti dei progetti, da lui meticolosamente assegnati, per l'intero anno. Maggie, sorridendo, mi aveva detto di pranzare insieme alla sua amica Brielle. Rifiutare mi era sembrato impensabile, uno perché non conoscevo nessun altro e due perché Maggie non mi dispiaceva, per cui accettai senza remore. Era molto più bassa di me, con un bel caschetto biondo ed una frangia che le correva diritta lungo la fronte lasciandole scoperti gli occhi, grandi e blu.
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Mirame
Romance-Quante possibilità c'erano di incontrarci qui, dopo tutto questo tempo? - distolsi lo sguardo tentando di controllare il battito del mio cuore che avrebbe voluto uscire dal petto e gettarsi tra le sue mani, che erano lì, vicine, mani che ricordavo...