Prologo

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Mi ricordavo ancora l'esatte parole che mi disse.

«Mi dispiace, ma non potrà mai funzionare.»

Sembrava quasi la scena di un film romantico, quando la ragazza decide di lasciare il suo partner per qualche ragione stupida. Ma il mio caso era diverso: dopo aver passato molti anni accanto a Caitlyn, tutto quello che costruimmo si frantumò solo per seguire il suo grande sogno, coltivato sin dalla sua infanzia, a cui non poteva rinunciare per nulla al mondo. Infatti aveva sempre voluto iscriversi ad una prestigiosa università in Gran Bretagna e, avendo ottenuto un'opportunità irripetibile, decise di "degradare" la nostra relazione a "migliori amici", promettendomi che sarebbe tornata dopo la sua laurea.

Sapevo quanto ambiva a far avverare quel sogno, però non potevo lasciar andare via così una persona a cui tenevo più di me stesso. La cosa che rafforzava ancor più i miei sentimenti verso di lei era che avevo sempre vissuto con mio padre e mia sorella maggiore, poiché mia madre venne a mancare quando ero ancora piccolo, e non ebbi mai qualcuno da chiamare "migliore amico" o semplicemente con cui parlare e confidarmi. Sia mio papà che mia sorella erano sempre occupati per il lavoro, per cui, quando la conobbi la mia vita cambiò drasticamente. Purtroppo, dopo la sua partenza mi ritrovai nuovamente solo e pian piano, senza accorgermene, mi ritrovai in un mondo monotono, dove anche i più meravigliosi tramonti iniziavano a perdere colore...

«E' incredibile come persino la sveglia non riesca a "svegliarti", Char.»

«Sono sveglio...»

«Ti credo.» mi disse il mio compagno di stanza con tono ironico, mentre già si stava preparando per le lezioni, saltando in qua e in là per la stanza in cerca di qualche indumento scomparso, come il solito.

«Questa camera è un disastro, ricordati che dobbiamo riordinare un po'.»

«Ricordati che te devi ordinare, - rettificai subito - i miei vestiti sono sempre stati nell'armadio.»

Fece una piccola pausa e, dopo aver dato uno sguardo al guardaroba pur sapendo che avevo ragione, si rassegnò forzando un sorrisetto: «Odio quando hai ragione, sai?»

Avrei comunque voluto sapere come faceva Alì ad essere così energetico la mattina visto che spesso dormiva molto tardi per studiare un po' di più e cercare di mettersi avanti con i programmi.

«Eccoli finalmente!» esclamò ad un tratto il mio compagno, tenendo in mano un paio di jeans vittoriosamente, come se fossero stati un trofeo di guerra.

Alì era un ragazzo turco, dai capelli neri come la pece, come i suoi stessi occhi. Possedeva una carnagione scura, come se fosse stato perennemente abbronzato ed aveva una statura media, ma grazie al suo strano ciuffo all'insù riusciva a guadagnare qualche centimetro in più, insieme alle sue scarpe anch'esse nere e con le suole rialzate. La sua corporatura, invece, era molto robusta, abbastanza da poter far invidia ad un culturista. Era quindi oggettivamente un bel ragazzo e, in base a come girava il suo umore, portava a volte i suoi occhiali da vista grigi. Da come si era capito era anche un ragazzo molto energetico ed allegro e non perdeva mai l'occasione per far ridere qualcuno. Anche la gentilezza e la generosità rientravano nei suoi pregi ed erano anche il motivo per cui era una persona rispettabile. Purtroppo non sapeva cos'era la puntualità.

Mentre si stava ancora vestendo mi buttai giù dal letto e mi diressi verso il bagno per prepararmi anch'io. Allacciai i bottoni della mia camicia blu e nera uno ad uno, mi infilai un paio di jeans neri ed indossai le mie solite scarpe nere a strisce bianche. Poco dopo, quando lui si stava ancora lavando i denti, io ero già lì ad aspettarlo davanti alla porta con la mia borsa a tracolla blu, in silenzio.

«A proposito Char, a che lezione dovevamo andare stamattina? » disse mentre cercava di tenere lo spazzolino in bocca con una mano e con l'altra di afferrare l'asciugamano alla sua destra.

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