Mercoledì passò molto velocemente, tra lezioni, studio e finalmente arrivò la mattina del giovedì. Essendo il mio giorno "libero", mi svegliavo più tardi del solito mentre Alì era già andato da un po'. Mi alzai dal letto, ancora immerso nel mondo dei sogni, ed entrai nel bagno lentamente, prendendo lo spazzolino e sistemandomi i capelli. Guardai il mio riflesso nello specchio: avevo una chioma nera come quella del mio compagno, forse anche più scura; altrettanto lo erano i miei occhi spenti, vuoti, come si potevano definire; infine possedevo una statura medio-alta, con il mio "orgoglioso metro e ottanta". Non appena finii di lavarmi il viso presi il mio cellulare e feci una chiamata a mio padre.
«Pronto?...Sai se Mike è fuori città questa domenica?... Mandami il suo numero di telefono... Non sono affari tuoi.»
In genere è così che sono le chiamate tra mio padre e me: nessun tipo di saluto, andare direttamente al punto e non sprecare fiato per cose inutili. Tutto ciò fa quasi ridere. Comunque, dopo aver ottenuto il numero del cuoco, gli mandai subito un messaggio. Io e Mike ci conoscevamo già da un pezzo a dire la verità. Per farla breve, dopo che mio padre lo aiutò, iniziai ad andare al suo ristorante che preparava piatti molto gustosi, dal raffinato al cibo più comune, e poiché mi conosceva spesso usciva dalla cucina per salutarmi. Perciò misi il telefono nella borsa, senza aspettare la risposta, e mi preparai per dirigermi in biblioteca, tirando fuori il biglietto stropicciato che mi era stato consegnato.
Dunque uscii dalla camera e mi diressi per le scale. Immerso come sempre nei miei pensieri notai una piccolezza: non era la prima volta che me ne accorgevo, ma da un po' di tempo trovavo il mio sguardo sempre rivolto verso il basso, mentre camminavo. E come sempre non diedi molta importanza a questa cosa, come non ne davo per il fatto che non guardavo più le persone negli occhi. Finalmente arrivai in biblioteca, una delle sale più grandi in assoluto. Aveva due piani collegati da quattro scale in legno; al piano terra erano presenti tutti i tavoli, alcuni per gli studenti che cercavano un posto silenzioso per studiare, altri provvisti di un computer per chi me avesse bisogno; il secondo piano invece, era dedicato completamente ai libri: file e file di scaffali in legno, dove si potevano trovare libri non solo scolastici, ma anche romanzi ed altro. Mi addentrai in quel luogo quieto, magico, come alcuni lo definirebbero, e mi rivolsi alla reception.
«Buongiorno, stavo cercando questo libro di design. » dissi a bassa voce, porgendo il foglietto alla signora seduta davanti al computer. Infatti, visto che gli scaffali erano praticamente infiniti, bisognava verificare prima alla reception, dove venivano registrati tutti i prestiti, così da ottenere il numero dello scaffale e la fila di libri.
«Controllo subito» rispose con lo stesso filo di voce, iniziando a premere i tasti della tastiera in maniera goffa.
Proprio mentre stavo aspettando pazientemente una risposta sul lato del bancone, si avvicinò una ragazza dall'apparenza familiare. Aveva i capelli sciolti, lisci e castani, lunghissimi. Non appena si voltò intravidi due occhi dal color caffè, forse leggermente più chiari, accompagnati poi dalle lentiggini sparse sul viso. Ovviamente non si poteva ignorare il radioso sorriso che completava quell'allegro sguardo, contagioso come pochi e che mi provocava nuovamente lo strano brio, se si poteva definire così, di quella sera. Era forse la stessa ragazza?
«Ciao, Miriam! Stavo cercando l'edizione esclusiva del libro di design degli interni. Puoi controllare per favore?» chiese con tono basso, con le mani congiunte in segno di preghiera, ma palesando una certa euforia mantenendo quel candido sorriso imbarazzato, forse per tutta quella fretta. Sembrava che si conoscessero molto bene visto che c'era una certa confidenza tra le due.
«Si, lo stava cercando pure questo ragazzo. Purtroppo abbiamo solo una copia in questa biblioteca. » rispose ricambiando con un sorriso dispiaciuto. Le fece il cenno di avvicinarsi e le bisbigliò qualcosa nell'orecchio, poi si misero entrambe a ridacchiare come due adolescenti che si erano appena passate un gossip.
Poi la ragazza si avvicinò a me.
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The Opposite Way
RomanceCharlie è un ragazzo chiuso, uno di quelli molto silenziosi, ma che comunque riesce ad ottenere la stima di chiunque con le sue poche parole. Proprio per questo non si sa molto di lui: all'apparenza sembra un ragazzo deciso, affascinante in un certo...