Capitolo 2

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Cerco di tirare indietro la sedia per potermi sedere, ma vedo delle Converse nere appoggiate su essa. Luke.

Ho paura di parlargli, però non ho intenzione di stare in piedi mentre lui è beatamente stravaccato sui nostri banchi, e come se non bastasse con i piedi sulla mia sedia.

Cerco di sembrare più dura possibile, non vorrei mai essere pestata da lui.

«No ma fai con comodo. Potresti levare questi piedi?» incrocio le braccia sul petto.

«Ah ciao, perchè dovrei?» alza le spalle.

E' davvero peggio di ciò che già pensavo.

«Perchè dovrei sedermi sai? -prendo le sue gambe e le tolgo dalla sedia- ecco, grazie mille.» fingo un sorriso e mi siedo.

Entra il prof. di scienze, e dato che è sempre stato un perfetto stronzo ci fa subito lezione.

Dopo una ventina di minuti di lezione sento che lo sguardo del ragazzo dietro è puntato su di me, decido di girarmi «Che hai da guardare? Ti sembro percaso una lavagna piena di formule?».

«Però sei molto decisa, -ridacchia- mi piacciono le cattive ragazze.». Sento un groppo salirmi in gola, per non fare una brutta figura mi rigiro.

L'ora passa più in fretta del previsto fortunatamente, e lo stesso vale per la seconda.

Al suono della campanella ci alziamo e usciamo dalla classe. Ma nel momento in cui varco la soglia una mano mi prende il polso e mi trascina indietro.

Serro gli occhi, ho paura che per aver tolto i suoi piedi dalla sedia, lui mi possa togliere i denti dalla faccia.

«Di solito le ragazze restano con gli occhi e ,soprattutto, bocca aperta quando stanno con me.» si siede sopra un banco.

Resto ferma davanti a lui, «Io infatti non sono una troia,- ribatto- posso uscire a fare la ricreazione o è un problema?».

Un sorriso compiaciuto si fa posto su quel viso candido, «Però, niente male. Mi piaci come ragazza.» si passa l'indice sulle labbra.

Un piccolo falò si accende dentro di me, ma cerco in tutti i modi di spegnerlo per non farlo arrivare alle guance e bruciarle, facendole diventare rosse e ustionanti. Inizio a giocherellare con le dita, non so come rispondere, il che è strano.

«Buon per te, non sei il mio genere di ragazzo comunque sia. Ora scusa ma vorrei uscire.» rompo quel silenzio imbarazzante che si è formato.

Il biondo scoppia in una grande risata, a tal punto da buttare indietro la testa.

Che ho detto di sbagliato ora?

«Io non ho detto che sei la mia tipa, ho solo detto che mi piaci come ragazza. Non essere ridicola.».

Mi sento un'idiota, mi sento sprofondare. Ho appena fatto una figura di merda davanti ad uno dei ragazzi più popolari e belli della scuola.

Giro i tacchi ed esco dalla stanza, «Ci vediamo al parco davanti alla scuola. Fatti trovare lì dopo essere uscita,» urla dietro di me.

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La giornata è finita altrettanto velocemente, posso ritornare a casa. Che bello.

«Ellie, Luke mi aspetta davanti al parco della scuola, ci vado?» ho bisogno del suo consiglio.

La rossa mi guarda un po' sconvolta, lascia cadere la sigaretta e si passa le mani sulle tempie. Solitamente fa così quando è nervosa.

«Audrey.. Se te la senti tu, vacci. Questo è l'importante. Poi non penso possa violentarti o stuprarti, magari è un po' ecessivo -riprende dalla borsa il pacco di sigarette- poi vogli sapere tutto. A domani.» mi lascia con un piccolo sorriso.

Cammino lentamente, con le cuffie. Appena arrivo davanti al parco prendo un respiro pronfondo ed entro. Sembro una zebra che è appena entrata nel territorio dei leoni, cammino lentamente e mi guardo intorno. Intravedo Luke, è seduto su una delle tante panchine che ci sono, prendo un'altro respiro e mi avvicino a lui.

«Ciao.» mi limito ad alzare la mano.

«Ciao.» si alza, le sue gambe sono così lunghe e snelle che gli arrivo appena al mento.

«Perchè hai voluto incontrarmi?» chiedo con voce flebile.

«Così -fa spallucce- tu perchè sei voluta venire?».

Mi mette a disagio, riesce sempre a togliermi la parola dalla bocca, non posso mica dirgli 'Perchè avevo paura che se non fossi venuta mi avresti potuto fare chissà cosa'.

«L'ho fatta a te la domanda.» si morde l'anellino nero che ha sulle labbra, «Ho preferito venire qui piuttosto che stare a casa ad annoiarmi.» mento.

«Non ne sono certo. -sposta col piede le foglie secche e rossastre- Comunque, vorrei capire perchè quando sono scoppiato a ridere per la tua ''battuta'' sei uscita dalla classe incazzata.».

Lo fisso per qualche secondo, non sono mai stata così vicina a Luke da poter annegare nell'azzurro dei suoi occhi. Distolgo lo sguardo, «Perchè sì.».

«Mi potresti dare una risposta migliore?».

Questo comportamento mi sta alterando il sistema nervoso, «Io non ti ho dato la risposta che ritengo giusta.» sistemo la spallina della mia borsa. Se fa ancora l'arrogante giro i tacchi e me ne vado.

«Hai appena confermato ciò che ho detto. Stai mentendo.» l'azzurro dei suoi occhi si scurisce diventando quasi un blu notte.

Inizia a farmi davvero paura, come avevo stabilito mi giro dall'altra parte e con passo svelto vado verso l'uscita.

Accellero vedendo che Luke mi sta inseguendo, le sue gambe pìgli permottono di faticare di meno stando a passo con me, inizio a corricchiare ma mi riesce a prendere dall'avambraccio.

«Lasciami stare, Luke!» cerco di togliermi dalla sua presa, ma è troppo stretta.

La sua mascella è tesa, «Audrey, devi sapere che quando qualcuno accetta di uscire con me, sta fino alla fine. Non c'è nessuna via d'uscita.».

Sento un groppo salirmi in gola, come sa il mio nome?

«Com'è che sai il mio nome?» chiedo con un filo di voce, che viene trasportata via dal vento.

«Oh, io so molte cose su di te, so cose che anche tu non sai di sapere.».

A quelle parole mi fermo di colpo e lo guardo dritta negli occhi.

«Cosa?» chiedo impaurita.

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Ecco il secondo capitolo, gli eventuali errori li correggerò appena posso.

Bye xx

Toxic |Luke Hemmings|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora