"L'ho fatto ancora!"
"Sì".
"Non ci posso credere!"
"Sì".
"Come glielo dico, ora?"
"Col sorriso sulla bocca. E magari col negligée trasparente addosso. Scommettiamo che lo distrai e non baderà affatto a cosa gli stai dicendo?"
"Per favore... non potresti prenderla seriamente, per una volta?"
"Lo faccio. Saper ridere è una cosa molto seria, mia cara. Ringraziami, piuttosto. Senza un buon senso dell'umorismo saresti finita".
"Sono, finita. Voglio morire dalla vergogna! Sopprimetemi!"
"Ma dai... per un sugo attaccato!"
"Non è un sugo attaccato... è la cena carbonizzata, per cominciare... tanto che se anche volessi nascondere il disastro cancellando le tracce, si sentirebbe fin da giù, dal portone, il puzzo di bruciato".
"Sì, in effetti fai sempre le cose in grande! Non mi stupirei se la signora del palazzo di fronte sorridesse soddisfatta e pretendesse il pagamento di una scommessa dal compare qui a fianco. Direi che ormai nel quartiere ti danno uno a tre, che bruci il pranzo o la cena. E non gemere..."
"Voglio sprofondare, voglio sprofondare... Perché mai mi lasciate tanto spesso al comando? Il mio nome è Distrazione!"
"Smetti di coprirti la faccia con le mani e cerca di essere obiettiva. Secondo te sei solo distrazione?"
"Che intendi dire? Che vado oltre? Che supero ogni limite di normalità?"
"No, no... volevo dire che la distrazione è la conseguenza di altro... tu sei... Fantasia".
"Umorismo, lo so che scherzi sempre ma non è il caso!"
"No, guarda che per una volta dico sul serio. Mentre il sugo bruciava, cosa stava facendo la nostra Avatar? Scriveva quel che tu le dettavi, e hai perso la cognizione del tempo. Quando ha infilato il ferro da stiro in frigorifero, ieri, che stavi facendo? Stavi almanaccando sul capitolo di svolta della storia. E quando lei mette a posto qualcosa e poi non sa più ritrovarlo, perché succede? Perché mentre fa automaticamente lavori ripetitivi, tu sei all'opera. Allora, un piccolo tributo all'arte bisogna pur pagarlo!"
"Un piccolo tributo, dici? Ti rendi conto che prima ancora di sposarla il nostro allora fidanzato ha comprato un estintore? Siamo le sole persone comuni che conosco che hanno in casa un estintore!"
"Sì, e mi sembra una cosa bellissima! Tu l'hai spinta a essere sincera e lui ci ha sposato lo stesso, l'uomo adorabile! Poi, ricordi quanto abbiamo apprezzato che l'avesse avvolto in carta da regalo e infiocchettato? È stato davvero divertente! E ci abbiamo riso tanto, insieme, se ben ricordo!"
"Certo che ci abbiamo riso... anch'io l'ho fatto, ma non pensavo che servisse davvero! Poi, una sposina può permetterselo, di aspettare suo marito in cima alle scale facendogli gli occhioni dolci e chiedendogli se ha fame... Ma sono passati trent'anni, porca miseria, e per colpa mia continua a dimenticare roba sul fuoco... non abbiamo un pentolino da cui non abbiamo dovuto scalpellar via roba vetrificata!"
"Sì, sì, è vero... ma ormai abbiamo sviluppato tecniche infallibili... ormai li recuperiamo, non come i primi tempi che si rinnovava la batteria di pentole ogni cinque anni".
"Ti stai divertendo, vero? Lo vedo che stai soffocando le risate... come fai a trovarlo divertente?"
"Te l'ho detto, io apprezzo la creatività, e tu riesci a combinarne sempre di nuove... tipo oggi il lancio in lungo della padella è stato notevole".
"Non ho ordinato di lanciare la padella... solo di mollarla perché era bollente. Abbiamo dovuto scegliere, o le mani o il pavimento. E ovviamente per non farle buttare il contenuto addosso ho suggerito di spingerla lontano..."
"Sì, confermo: gliel'hai decisamente fatta spingere lontano! Sembrava volesse metterla in orbita! Houston, abbiamo un problema..."
"Smettila, va bene? Sono infelice. Sono una combina guai incallita, ormai non posso neppure sperare che sia transitorio... è roba cronica, questa".
"Ringrazia il cielo che lo sia! Rifletti, sorella mia: se sei così tanto tempo al comando, è perché le tue caratteristiche sono quelle che sente più adatte a sé. Lei è te, più profondamente di tante altre sfumature minori, che appena entrano subito vengono ricacciate via.
Ora: le hai mai fatto fare una scenata ai figli per aver loro dimenticato qualcosa di importante?"
"Come avrei potuto? So come ci si sente... ho sempre cercato di rincuorarli e di aiutarli a trovare un modo per rimediare".
"E li hai mai rimproverati per aver rotto qualcosa in casa giocando?"
"No, certo... sono sempre stati bambini assennati, facevano giochi normali... poi un incidente può capitare a tutti".
"E con il marito? Quando combina un qualche disastro?"
"Ma povero... lo consolo, ci rido su, gli dico che è un dilettante, io ne avrei combinate di ben peggiori..."
"Esatto! E non pensi che per questo a loro piaccia moltissimo, una mamma pasticciona e una moglie distratta? Sempre pronta a ridere dei guai, ad accorrere coll'attaccatutto, a buttare, letteralmente, acqua sul fuoco? Credi che non preferiscano mangiar spesso improvvisato, spaghetti e tonno, piuttosto che subirsi una 'signora della casa', impeccabile quanto brontolona e severa? Insomma, sei tu, sei fatta così, da bambini li hai nutriti di favole inventate sul momento, e di pastine improbabili condite di fantasia, e non si sono mai aspettati una cucina stellata. Per giocare con loro ti dimenticavi proprio di cucinare, e quella era quasi quasi la cosa migliore, detto tra noi, che almeno i fornelli restavano spenti. Ora falle chiudere le finestre, tanto la puzza di bruciato più di così non va via. Falle fare una doccia, mettere qualcosa di carino e invitare il marito a mangiar fuori".
"Dici?"
"Dico. E se lui fa la battuta, falla ridere, senza vergognarti".
"Battuta? Quale battuta?"
"Lo sai... lo dice ogni volta che le fai fermare la lavatrice perché hai dimenticato fuori qualcosa da lavare, e poi gli fai aprire lo sportello, dimenticando che è già piena d'acqua. Mentre raccogliete la saponata da terra lo dice sempre: 'non c'era mica bisogno... potevi dirmelo che dovevamo lavare a terra!'
Ora muoviti, che lo sento arrivare. Faglielo invitare e... se commenta che non c'era bisogno di bruciare tutto, se aveva voglia di uscire a cena, ridi!"
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Il cappellaio racconta
Short StoryPiccoli racconti, ciascuno mille parole, sulle tracce della Libreria del Cappellaio Matto.