La Terra di Sandy

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"Sandy, vieni qui, per favore. Voglio mostrarti il mio ultimo lavoro".

Sandy si avvicinò con calma, fiero del suo ruolo. Il padre proponeva spesso a lui, per primo, le sue animazioni.

L'alto schermo curvo a 180° otteneva un effetto suggestivo, immersivo, era come essere al centro degli eventi.

Sandy e suo padre si disposero alla visione.

L'immagine di un pianeta campeggiò in primo piano. Si avvicinava lentamente, ed era come essere su un'astronave e librarsi, senza peso, fin quasi a fermarsi a poca distanza dalla superficie di quel mondo.

"Lo riconosci?", chiese a bassa voce il padre.

"Credo", rispose istintivamente sussurrando il giovanetto, come intimidito dalla grandiosità del cielo buio stellato che aveva intorno.

"Sembra il quarto pianeta del nostro sistema".

"Ottimo", approvò lo scienziato.

"Ma... mi sembra che la superficie... abbia un colore diverso dalle solite foto", aggiunse Sandy.

"Questo perché nella mia simulazione ho ricreato quel pianeta come ci sarebbe apparso molte ere fa, un'epoca in cui sulla Terra i nostri più lontani antenati erano ancora degli animali selvaggi. Abbiamo scoperto che anche su quel mondo vi erano mari liquidi, estesi oceani. Non sappiamo se fossero d'acqua, e se vi fosse anche della vita, per accertarlo servirebbero lunghe esplorazioni e strumenti d'analisi di cui ancora non disponiamo".

Intanto, mentre quello parlava, nel cielo simulato del pianeta un minuscolo, trascurabile puntino scuro si collocava al centro dell'obiettivo di ripresa.

Con uno zoom, il puntino si rivelò un sassetto. Irregolare, spigoloso, un ammasso roccioso vagante che procedeva in lenta rotazione, come scivolasse su un piano appena inclinato. Nel video cominciò ad ingrandire.

"Un asteroide?", chiese curioso e intuitivo Sandy.

"Sì, piuttosto grosso se confrontato con quelli che abitualmente impattano, oggi, la superficie dei pianeti del nostro sistema. Ma devi pensare che nel trascorrere delle ere la maggioranza di simili detriti ha già incrociato molte orbite, fino a rimanere agganciato dalla gravità di grossi corpi celesti.

Il numero attuale, soprattutto degli asteroidi di grandi dimensioni, si è molto ridotto, mentre quando il sistema era giovane la frequenza degli scontri era assai elevata".

"Certo che questo sembra davvero grosso, padre. O è la prospettiva?"

"Rispetto alla mole di un pianeta dovrei dirti che è un sassolino. Però, in effetti... vedrai".

Nel video l'asteroide prese a illuminarsi.

Nella sequenza, estremamente accelerata, che seguì l'oggetto avvampò, l'attraversamento dell'atmosfera facendo fondere la sua roccia superficiale. Parve che un secondo piccolo sole si accendesse nel cielo del pianeta. Per diversi secondi ingigantì nelle immagini, finché una fiammata abbagliò gli spettatori.

Fu emotivamente da brivido. Come un viaggio nel tempo li avesse risucchiati, padre e figlio si sentirono in spirito lì, a vivere quegli istanti d'Apocalisse.

L'immenso oggetto si immerse nella crosta del pianeta, come col suo calore l'avesse fusa, rendendola morbida, pastosa. Parve ai due di percepire fisicamente la vibrazione, la distorsione di ogni realtà circostante, il calore immenso che si sprigionava.

Onde immani di materia si innalzarono, concentriche, a formare un gigantesco cratere d'impatto, due decine di volte più ampio del corpo celeste che aveva squarciato l'atmosfera. Nell'immenso catino prese a riversarsi selvaggio l'oceano liquido, precipitandosi dentro, scontrandosi nel centro con le altre masse liquide e tornando indietro, generando onde così alte da allargarsi concentricamente e percorrere l'intera superficie di quel mondo.

Sandy tremava senza poter smettere di guardare, quelle muraglie inseguirsi, scontrarsi, assaltare e distruggere le terre emerse, scavalcando isole, lambendo fin i monti più alti. E poi, allargarsi nell'aria, lentamente, sempre più spessa, una coltre di materiali e polveri che avvolse il pianeta, fino a nasconderlo interamente.

Apparve una scritta che spiegava come tale schermo avesse oscurato i cieli per molte intere orbite, impedendo che la superficie fosse raggiunta dalla luce e dal calore del sole.

Nella simulazione l'atmosfera infine si schiariva, e il pianeta diveniva, nelle immagini, quello che Sandy aveva sempre visto. Una data comparve a confermare che quello era, infine, il pianeta rosso che conosceva, quello attuale.

Sullo schermo lo vide girare lentamente fino a che tornò in primo piano il luogo dell'impatto, visibilissimo ora che sapeva cosa fosse, la traccia circolare che individuava l'antico cratere sottolineata in rosso.

La registrazione si concludeva con un fermo immagine, in cui campeggiavano a confronto tre sagome: quella di un adulto normale, minuscolo, quella di un edificio famosissimo e, sullo sfondo, una di quelle onde generatesi sul pianeta rosso, talmente mostruosa che avrebbe superato di quasi tre volte l'altezza della loro più ardita costruzione.

"Il rapporto di grandezze è spaventoso", disse Sandy profondamente impressionato.

"Lo è", concordò suo padre spegnendo il sistema di proiezione, mentre scorrevano i titoli di coda.

"Esistono ancora asteroidi di simili dimensioni?", chiese il giovane.

"È di pochi mesi fa la notizia dell'avvistamento di un mostro molto simile a questo. Sta percorrendo un'orbita che ci sfiorerà, e qualcuno lo sta seguendo con allarme. Purtroppo se anche finisse veramente per passare troppo vicino, e per restar catturato dal nostro campo gravitazionale, non potremmo farci nulla".

Sandy sbarrò gli occhi. Aveva appena visto cos'era successo, in un lontanissimo passato, su quel pianeta che sapeva essere molto simile, sotto tanti aspetti, alla loro terra.

"Potrebbe accadere anche qui, da noi?"

Suo padre sospirò.

"Non voglio mentirti, piccolo. Sì, potrebbe succedere. E di certo sarebbe la morte per praticamente tutta la vita sul pianeta. Anche chi riuscisse a raggiungere i luoghi più alti, non spazzati via dalle onde mostruose che hai visto, dovrebbe poi fare i conti con la mancanza di luce e calore, con il freddo che immediatamente piomberebbe su di noi e il conseguente perire di ogni fauna e flora che già non fosse stata distrutta.

La fine del mondo, Sandy, sarebbe. La nostra fine e quella del mondo che conosciamo. Però... ",

e allungò un forte braccio a stringere a sé, con tenerezza, la sua creatura, "Però io credo in un Dio che non lo voglia, tutto questo. Lo credo per tanti motivi, non ultima una consapevolezza che un amico astronomo mi ha confermato proprio quando ho cominciato a raccogliere i dati per impostare questa simulazione, che ti ho appena mostrato.

Ricostruendo la presunta orbita dell'asteroide che sconvolse il pianeta rosso, si è giunti alla conclusione che per un nulla, astronomicamente parlando, quel gigante non è caduto sulla Terra. Abbiamo rischiato moltissimo, Sandy, e io credo fermamente che se un Dio non ci avesse amato e protetto, quell'impatto devastante sarebbe accaduto qui, dove noi siamo oggi, sterminando le forme di vita da cui discendiamo".

Sandy allungò il muso intelligente verso l'oceano. Inspirò profondamente, a cogliere i mille sentori delle minuscole creature che lo circondavano.

La sua pelle lucente di scaglie verdastre si distese, nell'allungarsi per scrutare l'orizzonte, con le pupille verticali nei grandi occhi senza palpebre.

"È un mondo così bello", sussurrò affacciato al balcone di quella specie di faro in cui vivevano. "Pieno di così tanta varietà di creature, che di certo è opera del talento di un Dio. A me basta guardarlo, per saperlo".

Il discendente dei grandi sauri che nell'antichità avevano sopravanzato ogni altro rettile, scoprendo e dominando il fuoco, sorrise. Suo figlio aveva la fede cristallina delle anime pure.


Spazio autore

Ho raccolto la sfida a scrivere un'ucronìa (anche detta storia alternativa) con un racconto basato sulla premessa generale che la storia del mondo abbia seguito un corso alternativo rispetto a quello reale. Spero che non abbiate capito troppo presto quale evento si sia verificato con modalità diverse, e cosa ne sia conseguito! 


Il cappellaio raccontaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora