Sono finalmente uscito. Dio solo sa quanto è orribile quel posto. Prendo le mie robe e vedo quello che dovrebbe essere mio padre. Scesi le scale e lo guardai negli occhi « Ciao papà » dissi secco. Lo soprarsai e salli nel pick up. Lui salii poco dopo e mi guardò « So che non mi crederai ma non sono più come quello di prima » disse come se fossi ancora un ragazzino « Sai anche io non sono più come prima » dissi guardandolo male. Vorrei sapere cosa pensava quando ha ucciso mia madre, quando mi diede la colpa, quando mi presero e mi mandarono in quella cella buia e fredda. Tre anni. Tre fottuttisimi anni li dentro. Il cibo era disgustoso e per averlo decente dovevo fare sempre buoni azioni. Era un inferno cazzo. Ora che sono uscito non so se è meglio stare lì o stare con mio padre. Appena arrivati alla caparra in cui vive, chiamata casa, lui si mise a togliere le lattine di Cola e i cartoni di pizza. Mi guardai intorno e andai subito nella stanza in cui dormirò per una notte. Poso la sacca e vado fuori in giardino e mi siedo nella panchina. Non so cosa fare ora. Lui vuole avere un rapporto padre e figlio ed è ovvio che io non lo voglio. Guardo davanti a me e vedo che la casa della mia antipatica vicina è in vendita e alquanto pare sembra che è già stata venduta. Chi ci sarà? Spero non uno ubriacone. Chiudo gli occhi e mi lascio accarezzare dal vento fresco dell'autunno.
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ChickLitKatherine Stalin, 18 anni e amante della musica e i libri. Occhi azzurri mare e capelli neri. Cresciuta dal migliore amico dei genitori. È una ragazza carismatica e molto sociale. Ama molto la pace e la tranquillità. In poche parole una ragazza intr...