We're Fallin' Like the Stars

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A tutti coloro destinati ad amare,
ma non a essere amati.

༄Falling so fast, we're falling like the stars, falling in love.
And I'm not scared to say those words
with you I'm safe,
we're falling like the stars.
We're falling in love༄

La Luna lasciava che i propri raggi entrassero dalla finestra, silenziosi e delicati, in punta di piedi stavano attenti a non far rumore.
Erano belli.
Senza alcun dubbio lo erano, splendenti, magici, surreali quasi.
A Yoongi piacevano tanto, così si sedeva ogni sera accanto alla finestra, su una vecchia poltrona dal legno scricchiolante e i cuscini rovinati.
Volgeva lo sguardo oltre la finestra, al cielo tinto di cobalto, e aspettava che si scurisse fino a diventare blu oltremare.
Contava le stelle, ricominciando ogni volta che finiva le luci da conteggiare.
Passava così le ore piú buie, l'intera notte, fino all'arrivo della mattina e al sorgere del Sole.
Allora si alzava con uno sbuffo, trascinava i piedi lungo la stanza, fino ad arrivare dall'altra parte della camera.
Prendeva posto alla scrivania di legno nero, posava il palmo sul primo foglio del plico poco distante e lo spostava fino ad averlo davanti, facendolo sfregare contro il legno ruvido.
Con cura maniacale intingeva la punta del calamaio nell'inchiostro scuro, lo posava poi sul foglio ingiallito e lo riempiva fitto di lettere e parole.

E così ogni giorno, dal sorgere del Sole fino al morire della Stella luminosa, Yoongi buttava giú parole su parole, frasi su frasi, spesso prive di un filo logico.
Pensieri, opinioni, osservazioni, qualsiasi cosa il suo cuore sentisse e la sua mente pensasse in quel momento.
La piuma del calamaio gli solleticava il dorso della mano, con i suoi filamenti blu disseminati di piccoli puntini bianchi.
Scriveva la sua vita parlando con l'unica persona che gli avesse insegnato a definirla tale; gli raccontava di come si sentiva, si arrabbiava con lui, gioiva assieme a lui, gli dedicava ogni istante della sua misera vita, diventata tale da quando Hoseok non era piú lì.

Scriveva e scriveva senza fermarsi, con i calli alle dita, i crampi al palmo, la mano tremolante e la vista appannata dalle lacrime.
Buttava fuori fiumi in cui scorrevano emozioni sottoforma di parole, li riversava tutti sui fogli, senza chiedersi se avesse sbagliato un verbo o la posizione del soggetto.
Li accatastava a lato, creando un cumulo che cresceva notevolmente sino all'arrivare della sera.
Poi, poco prima che la Luna lo chiamasse a sé, posava il calamaio, raggruppava i fogli e prendeva dal vecchio cassetto l'accendino nero.
Guardava la fiamma ardere per qualche istante, per poi prendere il primo foglio e avvicinarlo al piccolo fuocherello.
Così li guardava bruciare uno a uno, foglio dopo foglio, lettera dopo lettera, sicuro che quello fosse l'unico modo in cui le sue parole sarebbero potute arrivare a Hoseok.

Così li guardava bruciare uno a uno, foglio dopo foglio, lettera dopo lettera, sicuro che quello fosse l'unico modo in cui le sue parole sarebbero potute arrivare a Hoseok

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