Capitolo 1: Scontrosità

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Sono passate ormai le quattro del mattino quando finalmente entriamo in macchina e posso togliermi questi dannati tacchi dai piedi. Esasperata, li getto per terra sul tappetino e mi appoggio, con non molta delicatezza, contro il sedile. Sospiro ed inizio a fissare il nulla davanti a me. "Ci sei?" mi domanda una voce al di fuori della macchina. "Si, un po' stanca, ma si, ci sono" ammetto svegliandomi dal mio stato di trance e stiracchiandomi quando vedo il mio amico salire in macchina. "Ok, andiamo allora" dice per poi mettere in moto l'auto e partire. Odiando il silenzio assoluto di quel momento, nonostante abbia le orecchie completamente fuori uso a causa dell'alto volume in discoteca, decido di accendere la radio e farmi coccolare da qualche canzone. Guardo fuori dal finestrino e cerco di godermi il panorama. Roma a quell'ora è una piacevole sorpresa. Sembra esserci una quiete pazzesca prima che l'arrivo dell'alba la renda nuovamente caotica. Sono passati circa cinque mesi da quando mi sono trasferita qui e ogni volta mi sembra la prima volta vederla, e mi incanto come una bambina. Dopo una mezz'oretta finalmente arriviamo al dormitorio della nostra università. Luca parcheggia la macchina nel parcheggio a nostra disposizione e spegne l'auto. Sbuffo. Non ho per nulla voglia di scendere e mettere piede a terra con questi maledetti tacchi. Volto controvoglia il viso contro di lui e gli faccio la faccina triste. "No. No Giusy, questa volta te lo scordi" afferma per poi aprire lo sportello e uscire. "Dai" dico piagnucolando come una bambina. Luca mi guarda con sguardo severo, e dopo aver roteato gli occhi, chiude lo sportello e sbuffando lo vedo arrivare al mio sportello. Sorrido vittoriosa e quando lo vedo girarsi di spalle, con non molta agilità salto sulle sue spalle. "Non hai preso i tacchi" dice guardando le calzature nella sua auto. "Pazienza, li prenderò domani" dico stringendo le mie braccia al suo collo. "Sempre la solita" dice chiudendo lo sportello. Insieme ci dirigiamo traballando verso l'ingresso del campus e con non poca fatica cerchiamo insieme di aprire il pesante portone di acciaio. Luca inizia a camminare verso la mia stanza ed una volta arrivati cerco di passargli la chiave appena presa dalla tasca della mia gonna di jeans. La porta viene finalmente aperta, per poi chiudersi poco dopo alle nostre spalle e poi Luca mi fa scivolare sul letto. "Grazie" ammetto contenta stendendomi sul materasso. Lui mi segue stendendosi accanto a me e ci guardiamo sorridendo. "Questa è l'ultima volta, sappilo" dice serio per poi scoppiare in una grossa risata quando io finisco di imitare la sua frase poco prima. "Mi farai avere gli acciacchi di un vecchio prima o poi" continua mettendosi seduto. "Guarda il lato positivo: ti faccio fare palestra" dico imitando le sue azioni e mettendomi seduta. "Ti voglio bene, davvero" affermo guardandolo negli occhi. "Ti voglio bene anche io, davvero" risponde sorridendomi, "ora però vado, domani ho il treno presto e non voglio perderlo" continua e queste sue parole mi fanno rattristire di colpo. "Dai, è solo per due giorni, martedì sono da capo qui da te" cerca di dire sorridendo ed io faccio spallucce. "Sai che sei l'unica persona che ho qui" dico abbassando il capo. "Lo so, e non ti lascio mica" conclude abbracciandomi.

È la ventesima volta che mi giro e mi rigiro nel letto non trovando pace e sonno quando decido di alzarmi. Non ha più senso rimanere qui un minuto di più. Mi cambio velocemente il pigiama indossando dei vestiti comodi, infilo le scarpe e dopo aver recuperato la chiave della stanza scivolo fuori dalla stanza. Sono le sei del mattino e il dormitorio non è mai stato così silenzioso. Passeggio fra i corridoi avviandomi verso l'uscita quando girando un angolo mi scontro con qualcuno. Nello scontro vedo alcuni fogli di carta cadere per terra e disperdersi per il corridoio e quando mi sto piegando per raccoglierli mi scontro con le mani della persona con la quale mi sono appena scontrata. Per una frazione di pochi secondi mi fermo a osservarle. Sulle dita regnano alcuni tatuaggi, come quello che mi sembra essere una chiave e sulle nocche di una regna un grande occhio. Sto per prendere il foglio che giace sotto le nostre mani quando me lo strappa via. Alzo lo sguardo confusa e finalmente lo vedo in viso, seppur per un millisecondo riuscendo a notare un lungo ciuffo marrone ed un paio di occhiali da sole neri non mi permettono di guardargli gli occhi. "Ferma" mi ringhia sbuffando cercando di recuperare tutti i suoi fogli. Ancora più confusa di prima allontano le mie mani dal pavimento non toccando nemmeno uno dei sui preziosi fogli. "Volevo solo aiutar-" cerco di dire quando vengo interrotta, "lo avresti potuto fare cercando di non venirmi addosso" dice seccato. Aggrotto le sopracciglia per poi alzarmi e guardami intorno. Ci sono fogli sparsi ovunque assieme ad un paio di scarpe ed è solo in quel momento che mi rendo conto che il ragazzo in questione è scalzo e mi si accende la lampadina. "Se non fossi sgattaiolato fuori come un ladro per non farti beccare dal fidanzato di qualcuna e avessi prestato attenzione a dove stessi andando questo non sarebbe successo" dico ironica cercando nuovamente di aiutarlo. "Levate" ringhia nuovamente allontanandomi la mano dai suoi fogli e lo guardo notevolmente sconvolta. Un secondo dopo tutti i fogli sembrano esser stati raccolti e per questo motivo lo vedo piegarsi nuovamente verso il pavimento per recuperare le sue scarpe per poi allontanarsi da me ed andar via senza dire nulla. "Che razza d'idiota!" esclamo ad alta voce perdendo le sue tracce nel corridoio. Alzo gli occhi al cielo e mi giro nuovamente verso la mia direzione, ma mentre sto camminando sento qualcosa sotto i miei piedi, ed ironia della sorte, quello che il mio piede sta schiacciando è proprio uno di quei fogli del ragazzo. Roteo gli occhi e cerco di soffocare una risata. Mi accingo a raccoglierlo ed immeditamente decido di tornare in stanza per leggere il contenuto di quel foglio. Torno indietro ed una volta raggiunta la mia stanza mi siedo sul letto e leggo il foglio.

Sopra vi è un testo.

"Ma prendimi per mano senza il minimo timore

Questo mondo vale poco e dona solo altre paure

Per un piccolo secondo abbi solo la certezza

Che i problemi sono altrove, ora puoi anche stare senza

Io ho abbandonato la realtà, da quando ho scritto una canzone

Sono triste per la gente, che non prova più emozione

È triste dare un nome a tutti i nostri sentimenti

Io che riesco solo a dire..."

Dire? Dire cosa?

L'UNICA FORZA CHE HO - ULTIMODove le storie prendono vita. Scoprilo ora