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Dietro la scrivania, come sempre, premevo tasti sul computer. Non faceva né caldo, né freddo. La luce veniva filtrata dalla finestra e dalla rozza tenda che si dilungava lungo tutta la vetrata. 

Carla faceva un insolito avanti e indietro tra l’ingresso ed il deposito. Sembrava agitata; come mai prima d’ora, si mordeva le unghie nervosa, in attesa di un improbabile evento disastroso.

“Sempre peggio questo PC, più lento di un bradipo!” – guardavo l’ora, ma non riuscivo a distinguere le cifre nell’angolo in basso a destra del monitor. Provai strizzandomi gli occhi, stranito, pensando fosse un semplice capogiro.

Carla era misteriosamente sparita nel nulla. Sarà andata nel magazzino per qualche scartoffia. In compenso l’agitazione che prima avvolgeva la collega, penetrò dentro me. Era come un enorme peso addosso, non riuscivo più a concentrarsi, ma neanche a stare fermo. Adesso era io che sentivo il bisogno di muoversi, di alzarsi da quella maledetta sedia scricchiolante. Dalla finestra, intravidi quel curioso camioncino bianco e rosso che ogni volta mi destava curiosità: “Sii il cambiamento che vorresti vedere avvenire nel mondo – Ghandi” – era citato su uno dei due fianchi . Quelle parole mi risuonarono nella testa e cavolo se mi piacevano. Forse iniziai a sentirmi più quieto ma comunque con quell’agitazione in corpo.

Voltandomi, appoggiai gli occhi sulla scrivania che all’apparenza mi parve diversa dal solito ma sarà stato sicuramente frutto dell’immaginazione. Mi concentrai sulla ciotola di caramelle Galatine, quelle alla stracciatella: niente di più buono. Ritornando alla scrivania, notai la mia sedia, anche questa un po’ diversa da prima: non scricchiolava ed era più confortevole.

 Un lontano squillo fece da sfondo tra i miei pensieri, che si affievolirono dopo il secondo suono. All’ingresso, c’era la signora Marisa. La cara anziana aveva da poco chiesto un finanziamento per la Nuova Clio, probabilmente aveva bisogno di sentirsi nuovamente giovane e arzilla con una macchina così sportiva. Speriamo non faccia altri incidenti. 

Senza neanche una parola entrò e firmò le varie carte che già erano sulla scrivania, dopodiché fece per andarsene. Tra i vari convenevoli il campanello suonò un paio di volte, sembrava insistere. Scocciato, schiacciai il tasto del telecomando che avevo al collo per aprire la prima e la seconda porta. 

“Fermi tutti, questa è una rapina”. Che frase banale, da film pensai. La sensazione di agitazione era sparita nel nulla. La signora Marisa non si spaventò, anzi. Si sedette nelle seggiole all’ingresso e iniziò a sfogliare una rivista di auto, Car Magazine. Mi concentrai sul volto dell’uomo appena entrato, notando quel brutto neo poco sopra il sopracciglio destro; il ragazzo era giovane, probabilmente il classico scansafatiche che sperpera soldi in droga. Potrei anche supporre la compagnia di ragazzi che frequenta, quando sta a perdere tempo in giro: I classici teppistelli nulla-facenti che si permettono di buttare le loro giornate e le loro energie in Nulla. 

Vedendo la pistola puntata alla testa, decisi che forse era meglio ascoltare le richieste del ragazzo. Ma dove cazzo è Carla? 

Non ci fu neanche bisogno che il rapinatore parlasse; Lo accompagnai verso il deposito, dove si tenevano i contanti chiusi in una cassaforte. Il bottino non era tanto ma quei due o tre mila euro se li sarebbe portati via. Inutilmente, perché i carabinieri lo avrebbero acciuffato in pochi giorni e in pochi giorni il suo volto sarebbe stato sui giornali locali. Che deficiente. Arrivati alla cassaforte, non c’era neanche il bisogno di usare la combinazione per aprirla. I soldi erano lì, forse erano anche più del dovuto…

Qualcosa di già vistoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora