#3 - ♾ FALCE DI LUNA ♾

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// Categoria: Lupi Mannari (Licantropi)  //

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// Personaggi: Shelley Henning alias Asha, poi chiamatasi Layla //

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// Ricetta: gin, acotạc (aconito e argento), wolfane (Strozzalupo) e  menta (a decorazione) //

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Una volta nata, i miei genitori mi assegnarono il nome di Asha, che in arabo significa speranza. Dopo quanto accaduto con mio padre, però, preferii chiamarmi Layla, ovvero nata di notte.

Era inverno inoltrato quando, una notte, l'uomo che aveva reso feconda mia madre decise arbitrariamente di trasformarmi in un mostro.

Sentivo di non essere più la solita ragazzina debole, nonché di aver acquistato forza. Mentre le mie palpebre erano serrate, lui mi sorresse con le braccia e mi condusse in un bosco. Non sapevo di quale si trattasse di preciso, ma riuscii a percepire una gelida brezza sfiorarmi la pelle e una pioggia scrosciante inumidirmi il corpo. A un certo punto, avvertii la frescura della neve, che in quell'occasione fece da letto al mio corpo nudo e, ora, mutato. Ma, subito dopo, la tenue luce della luna fu sostituita da un'enorme nuvola, o almeno così credevo, che mi graffiò di proposito la gamba. Il mio cuore iniziò a farsi pesante, mentre qualcosa nel mio corpo era stato innescato: un processo che mi avrebbe cambiata per sempre.

Mio padre si dileguò in fretta e furia, lasciando un'incisione sul tronco dell'albero a me vicino: "Benvenuta nel mondo dei licantropi, figlia". Appena mi destai dal mio lungo sonno, mi guardai attorno respirando così affannosamente, da emettere nuvolette dalla bocca anche per il gelo. Mi misi istintivamente a quattro zampe, mentre il mio sguardo cadeva sulla candida coperta che riscaldava il mio corpo. 

In me stava aumentando a dismisura la rabbia. Ero stufa di non avere libertà di decisione, perché qua non c'era in gioco un oggetto, bensì la mia vita. I miei occhi divennero blu, come quelli di un Omega, ovvero un licantropo appena nato. Corsi a vuoto mentre la collera mi dominava, quando giunsi a un bar. Lì progettai la mia rivincita.

Rubato qualche vestito a qualche signora che si trovava nel bagno del locale, tornai al bancone. In quel momento ordinai un cocktail non in lista. Più passava il tempo più in me cresceva l'agitazione, che m'indusse a sbattere frequentemente il pugno sul bancone. Gin, acotạc, wolfane e menta come elemento decorativo, cocktail anche chiamato Falce di Luna. Lasciai qualche moneta sul bancone, non conoscendo il prezzo di quella bevanda, e mi diressi all'esterno.

Non avevo ancora il controllo del mio essere licantropo, ma optai per fare un respiro profondo. Quando schiusi nuovamente le palpebre, i miei occhi sfumarono nel blu. Mi concentrai sui suoni e sugli odori circostanti, per rintracciare quello di mio padre. Una volta trovato, non esitai a correre da lui, per ucciderlo.

Dopo un duello, riuscii a bloccare le sue braccia con due enormi massi. Restai sopra di lui e gli feci bere forzatamente quella miscela.

«Questo è per come hai rovinato la mia vita e per avermi privata della mia identità, cui d'ora in poi subentrerà quella di un mostro! Addio, padre!» ringhiai, stringendogli il collo con forza.

Poco dopo, gli occhi gialli dell'uomo si spensero. Era morto, finalmente.

Lo Specchio Della Mente - Raccolta di One Shots Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora