Crollati muri in cemento armato

59 6 11
                                    

-Rinchiudete in quelle celle Jaeger e Ackeman. Impareranno a comportarsi una volta per tutte-
Sbuffai lasciandomi cadere, così com'ero, sulla poltrona scarlatta.
Rivolsi uno sguardo alla finestra.
Vuoto.
Un vuoto mi assaliva.
Non avevo fame, sete, sonno, ansia, rabbia, paura.
Vuoto.
Nel mentre la nostra comandante si sedette sul mio letto.
Lei messa in condizioni peggiori delle mie.
Di solito mi avrebbe fatto schifo.
Quella volta non mi importava neanche di quello.
Mentre tutta la combriccola era a festeggiare e brindare alla vittoria dell'umanità io ne avevo perso un ennesimo pezzo.
Ackerman e Jaeger molto probabilmente mi stavano smadonnando contro dai sotterranei per non avergli permesso di festeggiare troppo a lungo.
Respiravo lentamente.
Lui non c'era più.
Lui non c'era più.
Lui non c'era più.
Non esisteva più.
Aveva spiccato il volo.
Io invece ero rimasto incatenato per terra.
Mi girai verso la quattrocchi che come me era intenzionata a stare per conto suo pur rimanendo qui. Gliel'avrei lasciato fare. Ormai non aveva importanza.
-Levi?-
Mi girai verso di lei.
Mi guardava inespressiva ma sapevo più di quanto il lettore di queste memorie potesse immaginare che stesse spaccando ogni asse di legno presente in quella stanza solo con la mente.
-Secondo te ci sta guardando?-
Chiese ancora.
Non era una domanda semplice.
Dovevo rispondere quella che credevo verità o quello che faceva meno male?
-Non lo so Hanji. È morto, no? È come San Nicola. Se vuoi che esista, beh esiste. Se vuoi che lui ci ascolti lo farà. Lo faceva quando respirava, figurati ora che non ha nulla da fare-
-Non burlarmi, Levi. Sarebbe bello se una parte di lui potesse vederci continuare ad affrontare la nostra vita come se lui ci fosse ancora-
-Sarebbe bello ma non è possibile. È morto!-
Sputai acido alzandomi e andando verso di lei.
Lei si offese e si alzò a sua volta.
-Non prendertela con me! Io sto cercando solo di andare avanti. Fa male, ok?-
Farneticò sconnessamente la ramata ancora scombussolata per il ritorno dal Wall Maria, finalmente di nuovo proprietà degli umani.
-Lo so che fa male Hanji! Fa male a tutti! Oggi non è morto un uomo, oggi è morto l'uomo. Anche se tutti sembrano magicamente rinati. Lui è morto ed io sono morto insieme a lui-
Ribattei con medesimo tono.
-Smettila! Non farla come se a me non mancasse, come se io non potessi capirti! Ora sono un comandante. Ho nelle mani la tua responsabilità e anche quella della cento quattro e della mia squadra e anche quella di Petra, Oruo, Gunther, Erd, Mike, Moblit, Nanaba, Nifa, Flagon, Darius, Isabel e Furlan! Capisci cosa significa?! Li sento tutti qui!-
Si indicò il cuore con la mano.
Mi sentii mancare al solo rievocare quei nomi tutti insieme.
I loro visi.
Le risate.
Le loro risate, forse.
Però in un modo o in un altro c'erano stati e dire che mi mancavano in quel momento era dire poco.
Ebbi bisogno di sedermi un attimo.
Crollai sotto gli occhi di Hanji sul mio letto.
-Levi...-
-Zitta-
Mi affiancò guadando verso il basso.
-Erwin diceva che bisognasse donare i proprio cuori. Lo ha fatto ed è stato coerente, dopotutto. È rimasto della sua idea fino all'ultimo respiro. Ammirevole, no?-
Annuii.
-Hai intenzione di non parlare fino a che non sarà lui a dirtelo? Te lo dico subito nanetto, hai tanto da aspettare-
Si scagliò contro di me all'improvviso.
-Hanji...-
Prese due respiri e poi appoggiò la testa sul materasso.
-Vorrei solo tornare indietro per impedirgli di venire in missione con noi-
Disse lei.
-Avrei dovuto spezzargliele, quelle stupide gambe-
Riflettei io, mentre alcuni ricordi riaffioravano impetuosamente nella mia testa.
Dopo la riunione in cui fu stabilità la data dell'operazione di riconquista gli ufficiali lasciarono l'ufficio di Erwin.
Chiusi la porta in faccia alla quattrocchi e insieme a lui c'ero io.
-Cosa c'è Levi?-
-Probabilmente sto correndo troppo... Ma che cosa faremo dopo aver riconquistato il Wall Maria? Credo che la priorità sia quella di costruire un piano di difesa, ma poi?-
-Elimineremo la minaccia, mi sembra evidente che fuori dalle mura c'è qualcuno che non vede l'ora di vederci divorati dai giganti e immagino che la risposta della sua identità si trovi in quella stanza. Come ho detto poco fa Levi, ci penseremo quando saremo arrivati lì-
Parlai duro.
Sperai che mi desse retta.
-Te l'ho chiesto perché non so se ci arriverai vivo in quella stanza, conciato così non puoi combattere come prima. Affida a Hanji il comando sul fronte, non voglio portare con me zavorre inutili. Rimani qui ad aspettare il rapporto. Dirò agli altri che ho insistito finché non ti ho convinto. In realtà è proprio quello che voglio fare. Siamo d'accordo?-
Esitò per qualche secondo.
Poi mi guardò e rispose.
-No, non lo siamo. Potete usarmi come esca o come diversivo. La gerarchia di comando resta com'è, se mi succederà qualcosa allora Hanji mi sostituirà. So bene che questa operazione sarà molto difficile, ma sarà anche la più importante per tutto il genere umano. Sto facendo il possibile, ho ideato io questo piano. Se mancassi avremmo meno probabilità di successo-
-Si, esatto, l'intera operazione potrebbe fallire; ma sei tu morissi sarebbe la fine per tutti noi. Sarà sufficiente startene seduto lì e usare il cervello. Questa sarà la soluzione migliore e quella che sara capace di danneggiare di più i giganti-
Ribatté velocemente.
-No, ti sbagli. La soluzione migliore è puntare tutto su questa operazione-
Mi scaldai improvvisamente.
Forse avevo paura.
-Ehi, ehi, ehi, ehi! Erwin aspetta un attimo. Prova ancora a rifilarmi un'altra scusa e giuro che ti spezzo entrambe le gambe. Te le spezzerò in modo che guariscano senza problemi. Comunque dovrai rimanere qui per la durata dell'operazione e ovviamente per un po' farai fatica ad andare in bagno-
Rise.
Strabuzzai leggermente gli occhi.
-Quello sarebbe un bel guaio, credo che tu abbia ragione: forse un soldato ferito dovrebbe stare lontano dal fronte. Ad ogni modo, quando finalmente capiremo la verità di questo mondo io voglio essere presente lì con voi-
Alzai il tono di voce con stupore.
-É così importante per te?! Più delle tue gambe?!-
-Si-
-Più della vittoria dell'umanità?!-
-Si-
Sospirai, ritornando ad avere una faccia normale.
-Ho capito.-
Mi diressi arreso alla porta.
-Erwin, ho completa fiducia nel tuo giudizio-
Mi maledii per essermi fidato ancora una volta di lui.
-Sicuramente-
Disse ridendo addolorata la quattrocchi.
Dico addolorata perché più di una risata la sua era un ghigno leggero.
Dopo poco la risata si tramutò in dei singhiozzi.
Il silenzio fu risucchiato ed il pianto della ramata incombeva in tutta la camera.
-Diamine Levi! Sono un comandante! Lui non c'è più-
Parlò stringendo nei pugni le mie candide lenzuola.
Poi dopo poco sentii un forte dolore al petto.
Un dolore talmente forte che mi impediva di respirare.
Pensai a quanto fosse stato fortunato Arlert ad avere degli amici come Jeager ed Ackerman che pur di salvarlo furono disposti a puntarmi la spada contro.
Mi ero lasciato trasportare dal volto pieno di dolore che aveva quest'ultima e nel momento la cosa che mi sembrò più giusta fare, dopo il profondo discorso avuto con Erwin sul fronte, fu salvare proprio il giovane al posto del comandante.
Poi sentii uno strano suono uscirmi dalla bocca.
Pensai di avere uno spasmo ma poi mi resi conto che delle perle trasparenti scendevano velocemente dai miei occhi.
Stupito, le toccai.
Lacrime?
Stavo piangendo.
Dopo la morte di Isabel e Furlan avevo costruito un muro di cemento armato intorno a me, per evitare di soffrire.
Ma Erwin era il comandante che mi aveva fatto evadere dalle fogne e tenevo alla sua incolumità come tenevo alle mie reclute.
Poi Hanji si accorse di non essere la sola in quel momento a produrre quei fastidiosi rumori.
Tirò su il busto mettendosi nella mia stessa posizione.
-Levi... Stai piangendo?-
Chiese interrompendo i rumorosi singhiozzi.
Nascosi, in imbarazzo, il viso nel mio foulard bianco, impotente.
Non riuscivo a bloccare quelle stupide gocce d'acqua che uscivano una dopo l'altra dagli occhi.
Sentii la quattrocchi stringermi con un braccio mentre con la testa si era appoggiata alla mia spalla, bagnandomi la giacchetta color avana.
Soffocai le grida nei capelli marroni dall'altra.
Ricambiai la stretta.
Sentii ad un certo punto un altro calore circondarmi.
Alzai leggermente gli occhi.
Vidi Erwin tenere stretti con le sue grosse braccia tutti e due.
Sapevo che fosse solo un miraggio, ma ne avevo bisogno.
Per la prima volta, oltre che i giganti, il comandante era riuscito ad abbattere anche i muri in cemento armato.

"Se fossi ancora qui..." ~O.S~Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora