On tour

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Suonò la campanella che annunciò la fine delle lezioni. Si voltò verso quel banco, come faceva ogni giorno, e abbassò lo sguardo. Mancava da quasi un anno. Sospirò e portandosi lo zaino sulla spalla, si diresse verso la porta e lasciò l'aula. Raggiunto il suo armadietto recuperò le sue ultime cose e uscì.
Si grattò la nuca, stringendo le labbra una contro l'altra, formando una linea sottile, mentre si trascinava fuori dal cortile della scuola. Deglutì camminando verso casa, senza smettere di pensare a quei tre banchi vuoti e casa Irwin svuotata dal suono della batteria che proveniva dalla stanza di Ashton, di fronte a quella di Jamie.
Il cellulare vibrò nella tasca della sua felpa extra-large e con malavoglia li tirò fuori, cliccando sul bottone al centro, illuminando il display. Accennò un sorriso non appena lesse il nome che compariva prima del messaggio. Decise di non rispondere e lo rimise in tasca, trascinandosi lentamente verso casa e strofinando la suola delle sue Converse consumate sulla superficie del marciapiede.
Mancavano tutti e quattro da quasi un anno e lei non ce la faceva più. La sera, quando chiudeva gli occhi e cercava di dormire, cadeva a pezzi e trovava difficile respirare. Era più che felice per loro, ma ora che non c'erano si sentiva sola e fredda. Era diventata fredda con chiunque. Non riusciva a farsi delle amiche o degli amici. Nessuno la sopportava, era arrogante ed aggressiva. Ma sola.
Varcò la soglia di casa sua, una semplice villetta a due piani, un po' malandata, vecchia ma che donava sicurezza. Sbuffò, lasciando lo zaino su un divano. Come tutti i pomeriggi, era da sola. Sua madre sarebbe tornata tardi dal lavoro, o da casa di Derek, il suo fidanzato.
Si diresse in cucina e aprì la dispensa, storcendo un po' la bocca e scegliendo dei semplici cracker salati.
Aprendo il pacchetto, tornò in soggiorno, ripensando al messaggio ricevuto poco prima. Scosse la testa e si buttò a peso morto sul sofà e accese la tv. Senza finirli, lasciò il pacchetto sul tavolo, si levò le scarpe e si sdraiò, sospirando. Poco a poco le si appesantirono gli occhi e cadde involontariamente in un sonno profondo.

-Merda.- disse non appena si svegliò, accorgendosi che erano quasi le sette di sera. Di lì a poco sarebbe tornata sua madre e se non l'avesse beccata a studiare, sarebbero stati guai seri. Ma il suo corpo si rifiutava di muovere un solo muscolo. Controvoglia, Jamie si alzò, recuperando lo zaino e salendo in camera sua.
Poiché aveva lasciato le tapparelle abbassate quella mattina, la stanza era avvolta nel buio più totale. Facendo attenzione a non andare a sbattere contro qualche mobile, accese il piccolo abat-jour sul comodino di fianco al suo letto. La stanza venne illuminata da una luce gialla e fioca, poco più forte di quella di una candela. Sfilò dal suo zaino il libro di Letteratura Inglese e si buttò sul letto, fingendo di studiare. Dopo un quarto d'ora già non ce la faceva più. Prese il suo pacchetto di sigarette dalla tasca del suo zaino, ne sfilò una, prima di portarsela alle labbra e accenderla con l'accendino trovato sul comodino. Fece un profondo tiro prima di fare uscire dalla sua bocca una densa nuvola di fumo.
Aveva iniziato a fumare da quando se n'erano andati. Prima lei odiava il fumo. Odiava il buio.
Ora invece erano due delle poche cose che amava.
Il cellulare vibrò nuovamente nella sua tasca. Ma la vibrazione non cessava, avvertendola che si trattava di una chiamata. Tirandolo fuori, lesse il nome sul display.
-Hey.-, soffiò, lasciando scivolare il fumo dalle sue labbra.
-Jamie.-
Lei lo sentì sorridere dall'altra parte del telefono.
-Come stai?-, sospirò lui.
-Il solito. Voi?-
-Noi bene, siamo solo un po' stressati.-, sospirò. -Però devo specificare quel 'noi'. Luke è a pezzi.-
Piano piano le venne un groppo in gola e per scacciarlo deglutì. -Che cos'ha?-
-Non ce lo vuole dire. Probabilmente non lo sa neanche lui. Però mi distrugge vederlo cosi.-
Spense la sigaretta e la gettò nel portacenere, anch'esso sul comodino. -Stasera parlo con lui.-
-Sempre se avrà voglia di parlare. Vuole stare sempre da solo, indisturbato.- Fece una breve pausa. -Sono preoccupato per lui.-
-Starà bene, Calum. E' solo un periodaccio.-
-'Solo un periodaccio'. Va avanti cosi da almeno due mesi.- puntualizzò.
-Dov'è ora?- chiuse il libro, posandoselo sulle gambe.
-Non lo so. Penso a fumare.-
Sgranò gli occhi. -Da quando fuma?-
-Da qualche settimana, ormai.-
Sospirò e deglutì. La uccideva saperlo così e la cosa più terribile era che non aveva la minima idea del motivo per cui Luke stesse male.
-Calum, è arrivata mia madre.- riaprì velocemente il libro. -Devo andare.-
-D'accordo. Ci sentiamo stasera.-
Sorrise. -Ci vediamo stasera.- Rispose enfatizzando la parola 'vediamo'.
Chiuse la chiamata e riprese a fingere di studiare.
Qualche minuto dopo, la porta di camera sua si aprì.
-Che fai, studi?- Alzò le sopracciglia, sedendosi sul bordo del letto.
-No, solo amoreggio con i libri visto che non mi si fila nessuno.- Rispose sarcastica Jamie, riducendo gli occhi a due fessure.
-Simpatica come sempre.- Ridacchiò sua madre. -Ascolta, stasera viene Derek a cena. Cerca di comportarti bene, poi parlerò anche con tuo fratello.-
-Mamma.- Si lamentò. -Non sopporto quell'uomo.-
-Dai, Jamie. Non è mica male. Non capisco perché tu non riesca a legarci.- Guardò di traverso la figlia, storcendo le labbra.
-Quando torna Matt?- Cercò di cambiare discorso.
-Tra..- Controllò l'ora sul suo orologio da polso. -Mezz'ora. E' agli allenamenti di basket- Si alzò, spingendosi posando le mani sulle sue cosce. -Tu finisci di studiare. Alle nove arriva Derek.-
Alzò gli occhi al cielo, bofonchiando un "Ok", mentre sua madre si congedava.
A: Calum
Mia madre ha invitato il suo fidanzato a cena. Si preannuncia una serata stupenda.

Close As Strangers || Luke HemmingsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora