"Rinomato cardiochirurgo scompare misteriosamente"
Il titolo del quotidiano colpisce Mario nel profondo e lo lascia senza respiro. Non è necessario leggere l'articolo, basta incrociare lo sguardo di Claudio che sembra guardarlo dalla prima pagina del quotidiano poggiato su un tavolino del bar dove si è fermato per prendere il caffè per comprendere che, per lui, è iniziato un incubo.
Scomparso... scomparso da due giorni... la denuncia fatta dalla cameriera... nessuna traccia... tutti i documenti trovati in casa... anche il portafogli e il cellulare... si suppone sia stato prelevato in casa e portato via.. nessun segno di effrazione.. nessun segno di collutazione..
"Evento inspiegabile!"
Inebetito ritorna a casa, accende immediatamente la televisione alla ricerca di un telegiornale.
Nessuna nuova notizia... "aveva preso delle ferie dall'ospedale perché doveva recarsi all'estero per lavoro"... "la scomparsa è stata scoperta così, qualcuno ha chiamato a casa per sapere perché non aveva preso l'aereo per Stoccolma".
Non si muove da casa per ore... senza nessun risultato... telefona a casa di Claudio sperando di poter parlare con Maria... ma nessuno risponde... gli sembra di impazzire.
La notte lo pone di fronte a scenari catastrofici... l'immagine di Claudio sofferente lo perseguita.. perche? ... non riesce a comprendere il perché..
Il mattino successivo lo pone di fronte ad una decisione sofferta ma inevitabile... tornare.. deve tornare per scoprire cosa è successo.
Malgrado tutto.. malgrado la presenza di Carlos in casa di Claudio... deve tornare..
"L'ispettore Tarro.. l'amico di Claudio.. sicuramente potrà dirmi qualcosa."
Decidere, mettere qualcosa in una borsa, licenziarsi dal lavoro e prendere un autobus per ritornare in città... un vortice che lo aiuta a non pensare... per il momento.
Di fronte al commissariato ha un attimo di sconforto.
"E se Tarro si rifiuterà di vedermi?.. di parlare con me?... non mi muovo fino a quando non riesco a parlare con lui... è l'unico modo per avere notizie certe.. l'unico.."
Ma Tarro lo riceve subito, lo conosce bene; lo fa entrare nel suo ufficio e chiude la porta.
-Non mi aspettavo di vederti Mario. Non eri andato via?
Mario china il capo, non sapendo di cosa sia al corrente Tarro, poi decide di essere onesto con lui.
-La presenza di Carlos mi rendeva la vita impossibile, dovevo andare via; ormai Claudio non aveva più bisogno di me.
Tarro lo guarda sorpreso.
-Chi ti ha detto questo? Claudio?
-No, Carlos. Non ho avuto bisogno che Claudio me lo ripetesse, sai come è delicato Claudio, una volta compreso che non c'era più spazio per me nella sua vita è stato logico andare via.
-Logico? Andare via in quel modo ti è sembrato logico? Stupido semmai, irrispettoso... indelicato... ma logico?
-Perché dici questo? Claudio ti ha detto qualcosa?
-So che si è preoccupato per te e che... diciamo che non ha trovato molta logica nella tua scomparsa. Adesso è inutile parlare di questo, suppongo che tu sia venuto per sapere se ci sono altri particolari sulla sua scomparsa. Non è così?
-Si. Non resistevo a stare lontano. C'è qualche novità? Ti prego, devo sapere se...
-Nessuna novità. Prima che tu ti preoccupi, inutilmente, voglio dirti che questa è una buona notizia.
-Buona?
-Buona... perché questo vuol dire che sono ancora in città... che non hanno la possibilità di muoversi... probabilmente è stata un'azione non organizzata nei minimi particolari... non bisogna sottovalutare la capacità di persuasione di Claudio... chissà...
-Già, Claudio è molto persuasivo se vuole... avete trovato tracce di colluttazione?... sangue?.. lo so che sui giornali si dice che non v'è stata una collutazione ma io non ce lo vedo, Claudio, seguire docile dei rapitori...
-Invece ti sbagli... nessun segno di colluttazione... nessuna traccia di sangue se non una piccolissima su uno strofinaccio di cucina...
-Allora lo hanno ferito!... Lo sapevo... mio Dio...
Pallido, gli occhi angosciati, Mario guarda Tarro senza avere la forza di dire altro... di pensare ad altro..
La reazione, stranamente, fa sorridere Tarro che gli prende il mento con una mano e lo costringe a guardarlo in volto.
-Non era suo, Mario. Era di Maria. Abbiamo fatto le prove del DNA per sicurezza. Claudio non è ferito. Credimi.
Mario si siede di schianto su una sedia vicina, quasi fosse una marionetta alla quale hanno tagliato i fili.
-Dove sei alloggiato?... dove posso contattarti se ho bisogno di te?
-Sono venuto direttamente qui, non ho cercato nulla...
-Fai una cosa. Vai a casa di Claudio. Non vorrei che a qualcuno venisse in mente di rubare approfittando della sua assenza. Hai le chiavi?
-No, le ho lasciate quando sono andato via.
-Allora prendi queste – Tarro apre un cassetto e ne tira fuori un portachiavi che porge a Mario – Non ci serviranno per oggi.
-Ma se incontro qualcuno? Carlos?
-Carlos? Che io sappia non abita a casa di Claudio.
-No?
-No. Deve essere a Cordoba da molti mesi, ormai.
Sapere che Carlos non abita con Claudio, che addirittura è in un'altra città, lo spinge ad accettare la proposta di Tarro.
Entrare, di nuovo, nella casa di Claudio... quante volte l'ha sognato? ... quante volte il semplice desiderio gli ha seccato le labbra per il desiderio intenso... adesso gli sembra irreale farlo.
Perché senza di lui, tra le sue cose... nel suo mondo... gli sembra di morire di dolore.
"Che non gli sia accaduto nulla! Ti prego mio Dio, che non gli sia accaduto nulla, non lo sopporterei."
Stare senza di lui era stato tremendo, abituarsi a vivere senza la sua presenza era stato come abituarsi a vivere con l'amputazione della sua stessa anima.
Aveva vissuto?... Vivere non aveva avuto alcun senso per lui.
Aveva mangiato, lavorato, dormito; i primi tempi soprattutto dormito.. chiuso gli occhi per non vedere nulla... per circondarsi del nulla.
Era riuscito a riprendere un libro in mano solo dopo tre mesi... ed aveva pianto; un libro di poesie, di Mario Benedetti, e la prima poesia aveva riaperto le sue ferite... perché aveva ricordato quando, seduto accanto al suo letto, gli aveva tenuto compagnia, lottando contro il dolore della disintossicazione, leggendogli proprio Mario Benedetti.
La curiosità lo spinge nella sua vecchia stanza; tutto è come l'ha lasciato lui, le sue cose in un angolo quasi ad attenderlo.
Claudio non le ha toccate... non le ha spostate... non è neppure entrato nella stanza, nessun segno della sua presenza.
Richiude la porta dietro di se e si avvia verso lo studio di Claudio; il suo santuario... con un dito sfiora un portaritratti sistemato su un tavolinetto d'angolo.
Ricorda la foto e ricorda il portaritratti.
-E' uno studio troppo spoglio Clà. Nemmeno una foto della tua famiglia... una foto tua... niente di personale. Possibile che non sia successo nulla di bello da ricordare nella tua vita?
Lui lo aveva guardato ironico poi, con un sopracciglio sollevato, gli aveva risposto provocatorio.
-E se ti dicessi che il miglior ricordo che ho nella vita risale a quando ti ho conosciuto in ospedale? Cosa mi consiglieresti di mettere in cornice? Una tua foto dove mi minacci con le forbici?
Era rimasto muto per la sorpresa non riuscendo a comprendere se stesse parlando sul serio o se, semplicemente, stesse scherzando per evitare che lui continuasse a fare domande personali.
Nel dubbio aveva retto il gioco.
-No. Hai ragione. Non tutti capirebbero. Meglio mettere in cornice un altro ricordo.
-Quale?
Mario aveva preso il cellulare e gli aveva scattato un selfie.
-Il ricordo di questo momento. Il ricordo di come non ti sei arrabbiato malgrado abbia fatto una domanda stupida e indelicata.
Avevano riso insieme... Claudio, però, non aveva riso quando il giorno dopo gli aveva regalato il portaritratti d'argento con la foto che gli aveva scattato.
L'aveva guardata a lungo, aveva osservato lui, poi l'aveva poggiata su quel tavolino d'angolo.
Senza dire una parola, neppure grazie; ma lui sapeva che aveva gradito il regalo.
"Clà... Clà... Clà..."
Non riesce a stare fermo; esce e, lentamente, sale le scale; diretto nell'unico posto ove, per tutto il tempo che è rimasto in quella casa, ha sempre desiderato entrare e non è mai entrato.
La sua stanza da letto.
Quasi non la riconosce... il buio l'accoglie protettivo.. guidato dal chiarore della luce del corridoio si dirige verso il suo letto e lì si siede.
Prende un cuscino dal letto e vi affonda il volto... il suo odore è ancora lì... presente... lo inebria... lo addolora... lo distrugge...
Non riesce a sopportare l'onda dei ricordi che lo sommergono, travolgendo ogni resistenza; spazzando ogni speranza di poterlo vedere.
Non lo sopporta!
Si stende sul letto, il cuscino saldamente stretto tra le braccia, e chiude gli occhi in attesa dell'oblio.
In attesa di una pausa... che per breve che sia gli consenta di poter affrontare il dolore che sta per arrivare perché... lo sente nelle ossa... quello che ha provato sinora è soltanto la punta di un iceberg.
L'improvvisa luce che lo acceca lo fa sobbalzare all'immediata ricerca dell'estraneo che è penetrato nella casa.
Scalzo, jeans, camicia nera semi sbottonata, lo sguardo insondabile; l'estraneo non è altri che Claudio che, fermo ai piedi del letto, continua a guardarlo senza dire una parola.
-Clà!... Clà, se a casa... mio Dio!.. ti stanno cercando tutti... nessuno sapeva dove fossi finito...
D'istinto Mario si alza dal letto e sta per abbracciarlo quando, qualcosa, nel suo sguardo, lo trattiene.
-Ma guarda!... Quasi quasi mi fai credere di essere stato preoccupato!
-Certo che mi sono preoccupato! Lo sai che mi preoccupo per te.
Mentre gli risponde Mario annota mentalmente il cambio avvenuto negli occhi di Claudio; non più imperscrutabili, adesso sono simili a un cielo in tempesta.
-Non mi pare che ti sia preoccupato per me quando sei andato via. Quando sei scomparso dalla faccia della terra. Quando sembrava che la terra avesse ingoiato anche la tua stessa ombra. Non mi pare che tu abbia avuto il più piccolo pensiero per chi ti lasciavi dietro. No... prova di nuovo Mario perché a questa frase d'effetto, ormai, non credo più. Sai da quanto? Da ben sei mesi. Quelli in cui non ho avuto il piacere... il piacere di sentire una minima scusa da parte tua per biglietto pietoso... insensato... immotivato.. incredibile che hai avuto l'ardire di lasciarmi prima di andare via.
Inchiodato dallo sguardo furioso di Clà, Mario stenta a prendere contatti con la realtà.
Non era scomparso? Come mai è a casa se l'ispettore Tarro non ne sa nulla? E perché è così arrabbiato con lui?
-Il mio biglietto? Quale biglietto?
-Quello che mi hai lasciato prima di andare via, non lo ricordi? Mi complimento... mi complimento per la mia stupidità se tu non ricordi neppure il motivo per il quale, a tuo dire, sei andato via. Evidentemente tutto era una scusa... una misera scusa... Bene! Meglio saperlo, non è così?
-Non ti permetto di offendermi... quando mai ho mentito con te?
Claudio piega la testa di lato e, dopo averlo guardato con profonda ironia, gli volta le spalle e si avvia verso la porta.
-Sempre. Una menzogna continua è stata... solo io... povero stupido... solo io ero il cieco. Ora è finita. Puoi andare Mario. Ho saputo quello che c'era da sapere e la tua presenza non è più necessaria.
Una mano sulla maniglia della porta, si gira verso Mario e lo guarda con una stanchezza immane.
-Puoi andare... dove vuoi... ritornare nell'anfratto dove ti sei così bene nascosto. Non temere. Non ti cercherò più. Non ho più nessun motivo per farlo.
-Cercarmi? Ma quando mai mi hai cercato?
-Perché? Credi di essere arrivato qui... in questa casa... in questo momento... per caso o per grazia divina? Ci sei perché io ti ho fatto ritornare nell'unico modo in cui sono riuscito a farlo. Fingendo.
-Fingendo?
Claudio ride sardonicamente mentre, con passo lento, si avvicina nuovamente a Mario.
-Fingendo la mia scomparsa, mio caro. Tentando l'ultima carta che mi rimaneva d'accordo con Tarro. Chi ti ha convinto a venire qui? Tarro! E chi mi ha avvertito con un whastapp che stavi arrivando? Sempre Tarro! Per fortuna, mi è rimasto qualche amico fedele...
-Come puoi dire questo? Avrei dato la vita per te!
-Ti è passata subito... devo dire... perché quando sei andato via non ti è importato di chi ti lasciavi dietro. Sei scomparso in un attimo, senza un motivo... senza farmi sapere se stavi bene... dove eri... senza alcun riguardo per quanto avevamo vissuto insieme... per il rapporto che credevo si fosse creato tra di noi...
-Non è vero, io ci tenevo a te... ci tengo a te...
-E' una bugia... menti... continui a mentire anche a te stesso.. Non riesco a capire perché sei tornato, francamente non mi importa nemmeno capire il perché... è evidente che è un passato ormai sepolto per te.
-Io non mento... non ho mai mentito... se sono andato via è perché non riuscivo più a vivere in quel modo, a sopportare...
-Vivere in quel modo? A sopportare? ... A sopportare cosa? La mia presenza?... Cosa?
-Non potevo vederti con Carlos.
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Conoscersi per caso
FanfictionCosa succede se il caso fa incrociare il cammino di due uomini talmente diversi che, in condizioni normali non si sarebbero mai conosciuti?