Capitolo 2

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Io ti cercheró negli occhi delle donne
che nel mondo incontreró
e dentro quegli sguardi
mi ricorderó di noi
chissà se si chiamava amore

*****

Istintivamente gridó: "Chiara!"
L'italiana ansimava, perché l'aveva rincorsa a lungo, si era gettata in quell'inseguimento senza badare a nulla, urtando gruppi di persone, incurante delle ingiurie e delle maledizioni.
Stava tornando a casa in taxi dopo una piacevole serata tra amici, e intanto osservava dal finestrino la folla della notte romana domandandosi dove stesse andando tutta quella gente a quell'ora di notte. Il suo sguardo si era posato su una donna che camminava assorta nei propri pensieri e non era più riuscita a toglierle gli occhi di dosso.
La attirava una forza segreta, qualcosa in quel volto e in quella figura, una somiglianza, una sottile somiglianza, avvertita più dal cuore che dagli occhi.
Improvvisamente fu presa da un tremito che la scosse dal suo torpore, mentre si domandava se davvero fosse lei.
Quando il taxi aveva girato, cambiando strada allontanandosi verso Trastevere, Chiara aveva fatto fermare l'auto e si era messa a correrle dietro senza pensarci su. All'imbocco della via il traffico l'aveva bloccata per un istante, ma non l'aveva persa di vista e mentre stava per entrare nella metropolitana, l'aveva chiamata.
Quando la brasiliana si era voltata e aveva gridato il suo nome, fu certa dei suoi presentimenti.
Le stava di fronte, ancora ansimante ed incredula. Chiara si sentiva agitata e confusa, tremava per l'emozione, senza sapere che cosa l'aveva spinta a fare quella folle rincorsa.
Durante la corsa, la disperazione le aveva offuscato la vista, tanto che quasi non distingueva la strada.
Aveva corso senza sapere esattamente cosa intendesse fare e quando Ana aveva gridato il suo nome aveva finito per perdere quel poco di lucidità che le rimaneva e ora le stava davanti come una sonnambula.
A poco a poco si riprese dallo sforzo e dall'agitazione e cominció a distinguere la persona che le stava davanti riconoscendo in lei la donna che aveva sempre amato.
"Ana" ripeté con un filo di voce allungando la mano per toccarla e rendersi così conto di averla veramente davanti in carne ed ossa. Non riusciva a dire niente.
Era paralizzata come quando all'improssivo il futuro ti si para davanti vestito da passato.
Anche Ana non riusciva a dire niente. Aveva pensato a lungo a cosa dirle quando l'avrebbe rivista ma come sempre la sua bellezza la paralizzava. Istintivamente avvicinó le labbra alle sue e la bació senza pensare che l'Italia non era il Brasile e che a Chiara avrebbe potuto non fare piacere.
Nessuna risposta ci fu da parte di Chiara ma quando le loro labbra si separarono l'italiana riaprì gli occhi e senza pensarci neanche un attimo ritornó a baciare quella bocca che era stata sua e che per tutti questi anni le era mancata.
Restarono lí per molti minuti mentre la folla che passava le guardava cercando di evitarle senza urtarle. Erano come in una bolla dove niente e nessuno poteva interrompere quel loro guardarsi fisso negli occhi mentre cercavano di capire cosa fare l'una dell'altra.
Si guardavano e sorridevano.
Come sempre tra loro uno sguardo diceva più di mille parole.
Con il suo sguardo Ana chiese scusa a Chiara e le disse che l'amava ancora.
A quelle parole non dette Chiara ritornó seria, poi, sempre con gli occhi, le chiese se poteva ancora fidarsi di lei.
Ana non disse di darle una seconda possibilità per dimostrarle che poteva ancora fidarsi.
"Andiamo a casa" un lieve sussurro, percepibile più dal cuore che dall'udito, uscì dalla bocca di Chiara mentre le prese la mano per scomparire insieme nella notte romana.

Questione di sguardiOnde histórias criam vida. Descubra agora