Passai la chiave elettronica lungo il lettore e aprii la porta, che rivelò aprendosi una stanza molto piccola e pressoché vuota, se non per l'arredamento di base. Dedussi quindi che il mio coinquilino non fosse ancora arrivato.
Un letto a destra, uno a sinistra; un piccolo stanzino riservato agli armadi; due scrivanie accanto ai letti, una scarpiera all'ingresso e un piccolo bagno privato. La stanza era piuttosto neutra, di colore bianco con dettagli in legno chiaro, ma una grande finestra che occupava quasi l'intera parete di fronte a me rendeva tutto l'ambiente decisamente più luminoso e otticamente più spazioso.
Freddie, il fattucchiere che era stato incaricato da Veronica, aveva già provveduto a portare i miei bagagli. Poggiai a terra lo zaino e lasciai che la porta mi si chiudesse alle spalle. Ero al college, e mi presi qualche minuto per realizzarlo.
Iniziai quindi a smistare le mie cose. Scelsi il letto di sinistra, quello più lontano dalla porta. Lo sistemai con le lenzuola, impilai i libri sulla mensola sopra la scrivania, appesi qualche quadro accanto al letto e portai i miei prodotti in bagno.
Nel giro di mezz'ora, riuscii a finire di rendere un po' più mia quella camera neutra, capace di accogliere e di fondersi di conseguenza con ogni tipo di personalizzazione che uno studente, suo ospite, potesse fare.
Mi sdraiai sul letto e fissai il soffitto bianco per non so bene quanto tempo: mi aspettavano corsi da seguire, libri da studiare, lezioni a cui assistere ed esami da sostenere. Che io avessi di fronte un anno piuttosto impegnativo, ancora non lo sapevo. Le mie paure erano principalmente legate alla didattica, e allora non ero ancora arrivato a preoccuparmi di chi avrei incontrato, di come sarebbe stato condividere la stanza con qualcuno, con un estraneo, io che non avevo mai condiviso spazio alcuno, neppure con mio fratello.
Ero solo lì per il momento. Lucas, studiando fisica, alloggiava presso l'ala opposta di un campus che ospitava almeno quindici facoltà diverse. Più mondi insieme, una vastità territoriale che non aveva eguali, sicuramente minimo dieci volte più grande del mio vecchio liceo.
Su quel letto, in quella nuova stanza che mi avrebbe ospitato per il prossimo intero anno, tornai a sentirmi "piccolo così", incapace di realizzare dove effettivamente mi trovassi.
A interrompere i miei pensieri, furono un paio di pugni battuti sulla porta d'ingresso, e pensai che dovesse essere arrivato il mio coinquilino. Mi alzai e andai ad aprire, per trovarmi di fronte un ragazzo alto all'incirca come me, ma decisamente opposto: i suoi capelli erano spettinati e di un verde sgargiante, i suoi occhi verdi tanto quanto i suoi capelli, le labbra rosse e una carnagione chiara, estremamente chiara, quasi trasparente.
"Ciao, sei già qui!" mi disse appoggiando a terra il suo zaino. Gli feci spazio per permettergli di entrare, e richiusi la porta dietro di lui. "Sono Michael, Mike per gli amici, e anche per i coinquilini. Tu devi essere Alec."
"Sì, piacere di conoscerti Michael, Mike." ridacchiò e si guardò intorno.
"Bella vista vero?" indicò il muro di mattoni rossi che ci trovavamo davanti la finestra.
"Ha un non so che di interessante." dissi ironicamente. "Sicuramente chi studia arte ci troverà un qualche significato metaforico dietro."
"Forse, si. Magari è così che si tengono allenati."Tornò a vagare con gli occhi lungo le pareti della stanza, le mie tappezzate qua e là da quadri e poster, le sue ancora spoglie. "Da quanto tempo sei arrivato?"
"Non più di un'ora." annuì e mosse qualche passo.
"Giochi a basket?" disse sorridendo e indicando la palla arancione sulla mia mensola, autografata.
"Sì, è la mia passione da quando avevo sette anni."
"Cavolo, amico, ho sempre voluto imparare a giocare ma gli sport non hanno mai fatto così tanto per me. Pensi di entrare nella squadra del college?"
"Sì, decisamente." Annuì, "Dovresti, siamo a corto di bravi giocatori e la squadra avrebbe bisogno di te." disse indicandomi.Si buttò poi sul letto, emettendo un profondo e lungo sospiro. "Non sei una matricola, vero?" Aprì un occhio, e poi l'altro, e si tirò su con la stessa velocità con cui si era seduto. "No, no. Sono al terzo anno. Arte. Ma ti assicuro che non ci vedo nulla di mistico in quel muro di mattoni." ridemmo insieme e rimanemmo a parlare, e il tempo volò. Parlammo di tutto: della nostra città di provenienza, della sua ragazza, Ether, del difficile rapporto che ha con i suoi genitori. Forse potevo dire di aver trovato il mio primo amico.
Decisi poi di alzarmi dal letto, che per fortuna era molto comodo. Presi l'accappatoio e lo shampoo e andai a farmi una doccia. Andando nel locale doccia, vidi una ragazza che distribuiva volantini a chiunque passasse; urlava di partecipare ad una confraternita. Era bella: molto alta, bionda, un sorriso mozzafiato. Forse la solita ragazza americana. "Ehi, in caso ti servisse tieni, per provare ad entrare nella nostra confraternita." mi disse, frettolosa. Afferai quel volantino e gli diedi un'occhiata, ma la ragazza tornò a guardarmi, e mi studiò qualche secondo prima di dire: "tu saresti decisamente adeguato. In caso ti andasse, hai l'indirizzo. Una volta sul posto chiedi di Blake." mi sorrise. Era davvero bella. E io in accappatoio. Mi ricordai quindi della mia doccia e continuai a camminare.
"Non hai idea di quanti nemici tu ti sia fatto in due minuti." ridacchiò un ragazzo, non appena entrai nel locale delle docce. Aggrottai le sopracciglia e lui si spiegò. "Blake è il sogno di qualunque ragazzo di questo college. Ed è del terzo anno, quindi c'è gente che ci prova con lei da anni, ogni volta che lei si metta a consegnare qualche volantino. Si vestono anche bene per l'occasione, per attirare la sua attenzione, e tu, matricola, vestito solo con un accappatoio, sei riuscito a strapparle più di due parole." Alzò le sopracciglia e sorrise amaramente tra sé e sé.
"Si vede che la tecnica del vedo-non vedo vale anche per noi ragazzi." ridacchiò.
"Non credo sia stato l'accappatoio ad avvicinarla. Chi la capisce quella lì." il ragazzo si alzò, sfoggiando la sua altezza rilevante e il suo fisico ben definito. "Io sono Melton, comunque." allungò la mano e io la strinsi. "Alec. Sei nella squadra di basket?" sorrise di nuovo.
"Sì, certo. Vuoi entrarci?"
"Assolutamente."
"Beh, la vita per chi riesce a conquistarsi Blake Bloom è decisamente più facile. Quell'angelo può farti ottenere di tutto. Ha il college ai suoi piedi." disse sognante.
"Allora presumo che ci vedremo di nuovo in campo, Melton." gli risposi, guadagnandomi un'occhiata che non stetti a decifrare.

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JANE.
Misterio / SuspensoAlec Bennet è un aspirante economista e spera di dirigere un giorno l'azienda di famiglia. Una volta al college, entra in contatto con Jannet Andrews, studentessa di criminologia che indaga sull'omicidio di suo padre poiché il caso è stato archiviat...