Fever (Roger Taylor)

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L'ennesimo starnuto scosse il mio corpo arrossandomi il naso, sollevai il busto e tastai il materasso cercando un pacchetto di fazzoletti, non trovandoli strinsi i denti frustrata

<Che palle> sbuffai tirando su col naso rumorosamente

<Sempre fine come un camionista russo> esclamò una voce roca dalla porta,

 mi voltai verso il ragazzo appoggiato allo stipite della porta e lo osservai attraverso gli occhi lucidi per l'influenza. Alzai gli occhi al cielo e, avvolta nella coperta,mi alzai in piedi alla ricerca dei dannatissimi fazzoletti. Non appena mi sollevai dal materasso la testa cominciò a girarmi vorticosamente e per poco non caddi di faccia a terra, se non fosse stato per Roger che mi afferrò prima che mi rompessi qualcosa.

<Sei assurda, possibile che non riesci a stare un po' ferma?> mi rimproverò il biondo facendomi sedere sul divano, lo fissai imbronciata per poi raggomitolarmi sotto le coperte offesa.

Un pacchetto di fazzoletti mi rimbalzò sulla testa e atterrandomi sulle gambe, mugolai ringraziando il batterista che mi osservava a distanza di sicurezza.

<Guarda che non mordo mica> dissi con voce nasale

<tu no, ma il tuo virus si.>

Dopo aver provato a leggere una ricerca per scuola, senza risultati, mi sdraiai sentendomi debole persino per stare seduta. Passarono le ore e mentre Roger era impegnato a scrivere il testo di una nuova canzone cominciai a sentirmi sempre più debole e accaldata, la tua mentè è confusa e distingui a malapena la realtà da un sogno. Il biondino si alzò e disse qualcosa che non riuscii a comprendere, oramai troppo febbricitante. Si avvicinò e mi posò la mano sulla fronte, la sentii gelida

<Merda> imprecò e giurerei di aver sentito della preoccupazione nella sua voce.

Scomparve in cucino per un paio di minuti che percepii come ore, mi poggiò sulla fronte un panno bagnato e degli impacchi ghiacciati sui polsi per far scendere la temperatura, i suoi occhi blu mi scrutavano passando velocemente dal mio viso al mio corpo con ansia. Mi porse la medicina e mi aiutò a prenderla sorreggendomi con una mano dietro la schiena, il suo tocco era gentile, niente a che fare con la foga che usava nel suonare la batteria. Dopo una mezz'ora circa in cui il biondo era rimasto al mio fianco mi sentii lievemente meglio e abbozzi un sorriso

<Non hai paura che il virus ti mangi?> ironizzai stanca,

<Ho più paura che possa portarti via da me> bisbigliò pensando che non l'avessi sentito

Mi lasciò un bacio sulla fronte umida accarezzandomi la guancia con la punta delle dita.

Alla fine anche se mi ha paragonata ad un automobile, so che mi ama più di qualunque altra cosa al mondo.


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