Settimo capitolo.

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Pov's Davide

È passato un mese e la relazione con Alice va a gonfie vele, con papà c'è qualche litigio di troppo, dice sempre che sono distratto e che sto perdendo troppi allenamenti per passare del tempo con Alice. Anch'io mi vedo cambiato, non provo più l'interesse per il judo e questo non deve succedere.

Questo è il periodo della confusione, non sono ancora sicuro di ciò che provo con Alice e della mia voglia di diventare un judoka professionista. Questo è anche il periodo delle delusioni, ho paura di deludere un pò tutti.

Oggi sono abbastanza nervoso, e anche papà lo è, stiamo discutendo ormai da mezz'ora perchè non vuole che io vada ad una festa a causa della gara importante che ho domani!

«Papà, per favore, fammi andare a questa festa, Alice ci tiene tanto, non berrò e non tornerò tardi a casa.»

«Davide, non sarai in ottima forma per domani, questa è una gara importante e non puoi permetterti di perderla!»

«Ma papà non puoi pensare sempre e soltanto al judo, ho anche una vita!»

Dopo queste parole io decido di ignorare mio padre e salire in camera mia. Mi stendo sul letto ed è inevitabile che io pianga. A volte non mi piace il comportamento di papà, lo sa che gli voglio bene e che cerco di renderlo fiero tutti i giorni ma a volte sembra non apprezzarlo. Ormai è da un pò che piango, non è da me farlo, sono sempre stato un tipo forte.

A un tratto sento bussare alla porta, è papà. Mi chiede se può entrare ed io acconsento. Si siede vicino a me.

«Davide ascoltami, se ti dico questo è per il tuo bene, ci tengo tanto a te, lo sai, e un giorno voglio vederti fiero di te stesso! So che sei un ragazzo responsabile ma devi pensare anche al tuo futuro, io non voglio impedirti di stare con Alice, ma non ne sono nemmeno entusiasto perchè sai benissimo che non voglio vederti soffrire, hai ricevuto fin troppe batoste e fortunatamente sei sempre riuscito a rialzarti, più forte di prima. Ma devi sapere che si arriva ad un punto in cui non si può essere sempre forti e non voglio vederti star male per una ragazza.»

Io annuisco, continuo a piangere, papà ha perfettamente ragione, non voglio più soffrire, voglio per una volta essere fiero di me e forse dovrei davvero lasciare Alice, come dice papà. So che non sarà facile, e so che la deluderò però per una volta devo pensare anche a me stesso e a ciò che voglio diventare.

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