La mattina in cui siamo morti entrambi.

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Sta sera mi sono resa conto che si sta bene anche senza di te. Insomma, c'è stato un momento -un singolo infrangibile attimo- in cui tutto era stabile, in equilibrio, al suo posto, anche se tu non eri lì. Riconosco che mi è costato ammetterlo, il senso di colpa mi ha attanagliato lo stomaco: non eri qualcuno su cui si poteva sorvolare, la tua presenza e la tua assenza facevano lo stesso rumore, dicevi sempre la tua -con quel tono da finto bonario- e attiravi l'attenzione di chiunque grazie al tuo charme (che poi se si trattasse di charme o della tua personalità caotica ancora non l'ho capito) eppure ero riuscita a dimenticarmi di te e a guardare quel "quadretto domestico" con un compiacere che mai mi è appartenuto. Non me ne pento, eh; ripensandoci, è quasi un sollievo che sia riuscita a vedere qualcosa senza pensare a come sarebbe stata con te presente. In quel fugace baleno, l'ho accettato: ho accettato che non ci sei più e che non potrai mai più esserci, ho riconosciuto la tua mancanza come qualcosa su cui mettersi l'anima in pace e andava tutto bene così.

Probabilmente, non ti aspetteresti qualcosa del genere dopo un solo anno; sai bene che non sono un tipo da sentimentalismi strappalacrime ma, se fossi ancora qui, leggendo questo, avresti borbottato e ti saresti imbronciato. La verità è che ricordo tutto lucidamente -è ancora tutto vivido nella mia mente- e che mi ci è voluto uno sforzo non indifferente per lasciar quel ricordo andare. Sai che mi manchi, lo sai e ti crogioli nel pensiero di avermi scaturito una reazione che non fosse totale indifferenza o testarda indignazione.

Ricordo bene quella mattina. Il sole non era nemmeno ancora alto in cielo e il nostro vecchio mastino scavava l'ennesima buca in cortile, l'ingresso era socchiuso e non c'era alcun rumore. Stringevi il telecomando nella mano destra e il lenzuolo nella sinistra, la testa era inclinata verso destra e la mamma ti guardava. Potrei giurare di aver visto una lacrima bagnarle le guance ma sai com'è fatta: aveva già il fazzoletto in mano. Mi fermai sull'uscio: gli occhi cerulei ancora splendevano -sono tutt'oggi sicura che non fosse grazie al raggio di sole dalla finestra- e i capelli corvini ti scendevano morbidi sulla fronte, non indossavi la solita collana (mi dicevi che una volta che te ne fossi andato, me l'avresti regalata, quindi forse lo sapevi, in qualche modo) e sul letto c'erano le coperte coi quadratini rossi -regalo di qualche prozia che ero sicura avresti bruciato prima o poi. Le tue ciabatte erano accanto a letto, accostate, parallele al libro appoggiato sul comodino e il cuscino aveva tre grinze appena visibili. Ti dirò, all'inizio sembrava tutto apposto: tu dormivi, la mamma preparava la colazione, io ti venivo a chiudere le tapparelle. Realizzai che non era così non appena feci un passo nella stanza: era tutto decisamente diverso, e sarebbe decisamente cambiato tutto. Sentivo un peso nel petto, i respiri rimanevano lì intrappolati e gli occhi mi si inumidirono immediatamente.

Ricordo quella mattina come la mattina in cui siamo entrambi morti. Tu, strappatomi via da una malattia crudele, e io, un po', caduta nell'ignoto abisso del non averti più, di non poter più contare su di te. Che vuoi che ti dica? C'eri, c'eri e si sentiva e ora non ci sei e si sente anche di più.

Staremo bene. Mamma guardava l'alba, la nonna parlava di qualcosa, il nonno giocava a solitario. Io ero seduta con gli occhiali sul naso e i piedi uno sopra l'altro. Tirava un lieve venticello. Tu non c'eri, nessuno sa dove sei, una mattina sei morto tranquillamente e hai lasciato qualche cuore e una sedia vuota. La mattina in cui siamo entrambi morti mi insegnavi ad andare in bicicletta, ti rompevi il braccio di fronte a me e ti radevi la barba con troppa schiuma, profumavi di agrumi e di qualcosa di salato e amavi le polo a righe. E sai, sarà sempre così; sarai sempre tu, anche se non ci sei e anche se va bene così.

La mattina in cui siamo entrambi morti, qualcosa in me ha smesso di esistere e tutte le mattine successive mi svegliavo con gli occhi gonfi di pianto; pensa, quella mattina mai avrei pensato che sarebbe esistito un momento come questo, in cui tu passavi in secondo piano e quello che c'era bastava.

La mattina in cui siamo entrambi morti, 'sta mattina lo siamo un po' di meno, dai.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Sep 01, 2019 ⏰

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