L'ORAFO

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L'ORAFO

La mattina seguente le svegliò un leggero bussare. Il padre di Adelaide era in piedi appoggiato allo stipite della porta in attesa, lo sguardo fisso sul pavimento disordinato. Imbarazzato dalla presenza di Diana non accennava a entrare nella stanza e nemmeno a parlare, rimase lì fermo immobile ad aspettare che una delle due si accorgesse di lui. Il povero Paul non era proprio contento che Adelaide facesse rimanere a dormire l'amica quasi ogni sera perché non si sentiva libero di andare in giro per casa sua ed entrare in camera della figlia come avrebbe voluto fare, ma certo era più contento di trovare Diana invece che su fratello "Quel White" come lo chiamava lui. Era successo una volta sola, e anche se lui era sul divanetto, ben lontano dalla sua bambina, ancora non se lo toglieva dalla testa.

–Buongiorno papà, cosa c'è? - gli chiese dolcemente Ade e lui si risvegliò dai suoi pensieri. Senza guardarla allungò un braccio verso di lei, in mano teneva una busta bianca chiusa.

– E' arrivata per te stamattina, non ti volevo svegliare prima, ma sono già le dieci e io sto per uscire, mi chiedevo... non dovete andare all'università?- Diana balzò giù dal letto.

– Oh no!! Che ore sono? Che ore sono?- urlò fino a che non trovò con la mano la sveglia sul comodino.

- Avevo un esame oggi! Cominciava mezz'ora fa! No, no, no! - Corse nella sua camera in fretta e furia chiudendosi la porta dietro le spalle con un tonfo. Finalmente Paul fece un passo all'interno della camera della figlia ma rimase distante, sempre con il braccio teso nella direzione della figlia. Lei fece spallucce e soppresse un risolino riferito a Diana e al suo esame. Gattonò sul letto fino a recuperate la busta che l'aspettava.

– Grazie papà, io non ho lezione oggi. Tu vai a lavoro? Come va in ufficio? Spero che Missy si comporti bene, oppure dovrò farci due chiacchiere, e niente croccantini speciali per una settimana! - Gli chiese senza aspettare davvero una risposta e intanto iniziò ad aprire la busta. Lui girò finalmente la testa e i loro occhi si incrociarono per un istante. Lei vide una piccola trasformazione nella sua espressione. Una piccola lampadina che si accendeva tra i suoi pensieri bui. Forse si era accorto che da settimane era la prima volta che si rivolgevano la parola, forse si era reso conto della situazione e del vuoto che il suo silenzio lasciava, ma quell'attimo di lucidità sparì veloce come era arrivato e la sua espressione tornò vuota e stanca.

–Tutto bene, si vado in ufficio ho dei clienti, farò tardi...non preparare la cena per me. Missy si comporta bene non preoccuparti. Alice le cambia sempre la lettiera e quando ho clienti rimane nella cesta. Non disturba. Ma sa bene che se solo ci prova la sfratto! – Disse ridendo, poi si girò e uscì dalla porta, ma i passi si interruppero nel corridoio.

– Nocciolina? - Il cuore di Adelaide ebbe un singhiozzo. Non sentiva quel soprannome da anni, precisamente dal giorno in cui lui la chiamò in cucina per comunicarle che la sua mamma non sarebbe tornata per molto tempo, perché era stata inghiottita dal mare e lui non la voleva restituire.

– Si papà? - rispose dopo un attimo di esitazione e con in testa l'amaro ricordo.

- Buona giornata - fu la risposta. Era stupita, basita. Forse si era sbagliata, forse qualcosa sarebbe davvero cambiato tra loro...prima o poi. Forse c'era ancora un barlume di speranza per quell'uomo solitario e infelice.

– Grazie, anche a te papà-

Rimase in ascolto dei passi pesanti e veloci che facevano scricchiolare le scale, dopo pochi istanti la porta di casa si aprì e lui venne inghiottito dalla città e dal rumore del traffico, poi la porta si richiuse e tornò il silenzio. Rimasta sola e confusa dalla breve conversazione, Ade si sdraiò nuovamente sul letto. Pensava e ripensava agli ultimi avvenimenti fissando le crepe del soffitto mentre il tempo scorreva senza che se ne rendesse conto. Poi si ricordò della busta semi aperta tra le sue mani. Finì di strappare il bordo per tirare fuori un cartoncino panna. Sempre la stessa curata calligrafia recitava: "PARTI PRESTO". Sbuffò spazientita per tutto quel mistero e guardò l'orologio sullo schermo del telefono, segnava le dodici e quaranta. Un messaggio non letto faceva lampeggiare una minuscola busta in cima allo schermo. Lo aprii, era di Diana. "Che fortuna! Grazie alla neve i miei colleghi che abitavano più distanti sono arrivati tutti tardi e l'esame lo hanno spostato a mezzogiorno! Vieni a prendermi quando finisco, verso le 13.30!".

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⏰ Ultimo aggiornamento: Sep 01, 2019 ⏰

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