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Dal giorno in cui seppi del trasferimento a oggi non era cambiato nulla: io ero sempre io e tutto era sempre uguale. Il divertimento iniziava soltanto adesso infatti, mentre preparavo le valigie e pensavo alla triste città di Londra, dove ci saremo trasferiti (per non so quanto tempo) da brava famigliola.Mi sembra davvero assurdo il pensiero dell'immagine che possiamo dare io e i miei genitori insieme. In effetti da fuori sembriamo davvero una bella famiglia, felice e contenta; fino a quando poi non ci conosci, ovviamente.
Del resto c'è anche da ammettere che il mio aspetto molto semplice e calmo non desta alcun sospetto. Non sembro, infatti, così crudele come in realtà sono. Ma insomma, non fermiamoci alle apparenze, perchè come tutti noi penso sappiamo "l'apparenza inganna".
Tornando alla mia "famiglia perfetta": eravamo tutti quanti troppo impegnati a svaligiare la casa.
Mentre i miei erano al piano di sotto a occuparsi della cucina e del salone, io stavo svuotando completamente camera mia.
Poco prima la meravigliosa stanza sembrava bellissima, mentre subito dopo, svuotata del mio essere, mi apparì cosí vuota e spoglia, cosí impersonale, quasi non potessi più chiamarla 'camera mia'.
A questo pensiero sentii una fitta allo stomaco. Avevo passato tantissimo tempo tra quelle mura e ora era come se lasciandole avrei lasciato anche una parte di me.
Mi sentivo come una persona si sente dopo aver appena finito di leggere un libro: si sente svuotata di sè, come se avesse bisogno di qualcosa ma non sa nemmeno lei di cosa.
Ed era quello che avrei dovuto fare anch'io, avrei dovuto chiudere un libro per poi riaprine un altro.Diedi un'ultima occhiata alla stanza completamente bianca e mi sforzai nel chiudere la porta alle mie spalle, consapevole del fatto che non l'avrei mai più riaperta.
Scesi le scale e trovai il portone di casa aperto, con altre valigie sulla soglia e alcuni scatoloni, uno sopra all'altro.
Dopo poco arrivó un furgoncino rosso da dove fuoriuscì un uomo che ci aiutò gentilmente a mettere tutte le valigie, i borsoni e le scatole all'interno dell'autovettura.
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Appena arrivati nella nuova casa mi sentii stanchissima. In sé per sé non avevo fatto nulla di così faticoso, ma il viaggio era stato comunque estenuante e lunghissimo.La casa a primo impatto era molto grande, calda ed accogliente e, soprattutto, era come non me la aspettavo.
La maggior parte dei muri erano bianchi, proprio come piacciono a me, e l'arredamento era discretamente moderno.
Non mi soffermai troppo al piano di sotto, dove mia madre faceva i salti di gioia dall'entusiasmo.
Presi tutte le mie valigie e con piú fatica del previsto salii le scale.
'Ma quanta roba ci avevo messo dentro?'
Dopo esser entrata nella prima porta e aver visto un letto matrimoniale e dopo essere entrata anche nella seconda, dove c'era il bagno, finalmente trovai la mia stanza.
Era spaziosa: con un letto a una piazza e mezzo, una scrivania nell'angolo ed un meraviglioso balcone che dava la vista sul giardino.
Era molto piú di quanto mi aspettassi. Ero sicura che con qualche modifica apportata sarebbe potuta diventare benissimo quasi uguale all'altra.
Iniziai velocemente a posare tutti i vestiti negli armadi e nei cassetti, poi passai ai libri e infine agli oggettini inutili, ma a cui tenevo tantissimo.
Quando finii mi accorsi che ormai era diventato buio fuori e un languorino rumoroso si face spazio nel mio stomaco.
Così decisi di scendere al piano di sotto dove, con grande sorpresa, trovai la casa ancora più accogliente di prima.
Era piena di foto ricordo di me, mia madre e mio padre insieme.
Se qualcuno dovesse entrare qui dentro potrebbe davvero pensare che siamo una famiglia perfetta, perchè per un momento l'avevo pensato anch'io.
Poi tutto come un treno mi tornò in mente e mi venne da sorridere solo per le stronzate a cui a volte pensavo.
Mi dirigei in cucina frettolosamente ed entrando vidi mia madre tra pentole e padelle a cucinare non so cosa.
Quando finalmente si accorse di me e della mia faccia un po' stranita si decise a parlare: "per inaugurare la nuova casa ho deciso di fare una cenetta speciale!" disse, quasi rispondendo ai miei pensieri.
'E un po' abbondante direi, sembra che sta cucinando per un esercito intero' pensai tra me e me.
"Wow, fantastico!" le risposi alla fine con un pizzico di ironia in bocca. Girai i tacchi e me ne andai scocciata.
Decisi di esplorare il giardino, così uscii dalla porta scorrevole che dava sulla sala.
Era davvero enorme lí fuori.
Nonostante il buoio riuscii a distinguere due grandi alberi al centro, da cui pendeva una graziosa hamaca.
Alla vista di quella meraviglia mi si illuminarono gli occhi. Già fantasticavo su quanti libri avrei potuto leggere su quella specie di dondolo e a quante stelle avrei potuto contare durante la scura notte.
Decisi di salirci sopra, stendendomi a pancia in su, e con il peso del mio corpo iniziai a spingermi a destra e a sinistra. Chiusi gli occhi, mi sembrava di essere in paradiso.
Rimasi ferma così per non so quanto tempo: mi piaceva troppo e avrei continuato a stare lì anche per ore, anche per sempre.
Restare fermi anche quando tutto intorno a voi si muove e va avanti, stare con gli occhi chiusi a pensare al nulla, senza alcun sentimento, sentirsi libera, sentirsi nessuno.
Il contrasto di ciò che ero e di ciò che sono, ero libera una volta, ma ora mi sentivo così tanto nessuno.
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Decisi finalmente di alzarmi dall'hamaca alla terza strillata di mia madre che diceva che era pronto in tavola.Mangiammo come non so mai,: mia mamma aveva davvero esagerato con tutto quel cibo, ma ero stanchissima e mangiare un po' di più non mi avrebbe fatto male, anzi avrei recuperato anche un po' di energia.
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SPAZIO AUTRICE:
Ciao a tutti quanti, volevo solo dirvi che spero tantissimo la fan fiction vi piaccia, anche se so che siamo solo all'inizio. Vi chiedo comunque di commentare o mettere un like alla storia per farmi crescere il più possibile, e vi ringrazio tantissimo se lo fate.
Non so precisamente quando aggiornerò, ma penso a breve, vi mando un grande bacio e alla prossima.TheScreamer-
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I wanna scream || Harry Styles.
Fanfiction"Cresciamo con la convinzione che la favola esista e che ognuno di noi abbia il diritto di viverla. Poi la vita ci fa sbattere il 'muso' sulla triste realtà e diventiamo adulti" E con questa frase ero cresciuta io, la me di oggi è diversa dalla me d...