Capitolo 1

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È la sera di un giorno oramai consumato, fuori fanno 7°C ed i vetri della finestra sono appannati. La mia stanza non mi ha mai fatto sentire a mio agio, forse perché desidero troppo stare da solo, ed il solo pensiero di abitare con altre persone accanto mi disturba.

È da circa mezz'ora che sono seduto sul pavimento, la schiena appoggiata al muro freddo mi dà dei leggeri brividi, mentre il pavimento riscaldato, dato dalle tubature d'acqua calda, trasmette al mio corpo quella temperatura che mi permette di sopportare quel contrasto tra il muro e le mattonelle.

Intorno a me è tutto triste, il televisore scorre quelle slide preparate dal Tg5, e la voce del giornalista è angosciante.
In parte è come se mi deludesse sapere quelle notizie brutali sul comportamento della gente. 

"Elisa Pomarelli sarebbe stata uccisa perché voleva terminare la sua frequentazione con Massimo Sebastiani. E' questa l'ipotesi al momento più accreditata dagli inquirenti di Piacenza che indagano sull'uccisione dell'impiegata piacentina di 28 anni, il cui cadavere è stato recuperato nella notte dai vigili del fuoco dopo che il 45enne, arrestato sabato dopo una fuga di quasi due settimane, ha confessato il delitto."

Quando ripenso al mio conto non mi pento di aver fatto nulla di tutto ciò, non smetterò di pensarla diversamente, anche perché come potrei?

Scuoto la testa che mi era crollata sulla carta da parati grigia per rimuovere quei ricordi dalla mia testa, ma non funziona.
Strizzo gli occhi per cercare di non rivedere quelle scene nella mia testa, ma niente, pare non funzionare neanche questa.
Il mio petto inizia a fare su e giù quasi rumorosamente, la cassa toracica evita che il mio cuore scappi dal petto e le tempie battono pericolosamente.

<<Devo uscire. Esco!>>

Mi alzo aiutandomi con la mano destra e portando il mio corpo sulle gambe, faccio un bel respiro e mi guardo intorno, ma non vedo ciò che cerco.

<<Nel cassetto!>>

Mi suggerisco come se mi fosse d'aiuto e poi mi dirigo verso la cassettiera marroncina,
questa è troppo scomoda per uno come me, avrei preferito un armadio al suo posto, ma ora poco importa.

Prendo la felpa grigia e la indosso cercando di non pensare a quanto essa sia fredda.
Appena mi sistemo il tessuto addosso, mi giro per guardare le mie condizioni:
Ho i capelli poco spettinati ed i jeans neri sembrano stare bene con il colore della felpa, così mi auto approvo per uscire in quelle condizioni.
Esco dalla stanza e mi dirigo in cucina, prendo il telecomando per spegnere le lamentele del televisore e poi afferro le chiavi di casa che si trovavano poggiate sul tavolo.
Esco lasciandomi alle spalle la mia abitazione.

L'aria fredda morde le mie guance calde, che presto si colorano di un leggero rosso sfocato.
Le narici vengono invase dalla temperatura troppo fredda, tanto che un leggero pizzichio mi infastidisce gli occhi.

Quella sera era tutto così fermo, partendo dal cielo fino a finire su di me.
Oramai la volta celeste ha preso un colore troppo scuro per poter notare le nuvole, magari neanche ci sono, poi la luce dei lampioni rende il tutto più finto.
Pare più lo sfondo di un teatro.
Le insegne dei locali rendono il tutto falsamente felice, o meglio, rendono l'atmosfera più triste di quel che già è.

Decido di entrare in un locale, forse quello sbagliato.
Appena entro sento l'odore della birra che viene servita a più o meno tutta la clientela del locale, quindi mi avvicino al bancone ordinando un Hugo alla ragazza che cerca di battermi i pezzi.

Trovo ridicole le ragazze che tentano di farsi notare esagerando con il proprio linguaggio corporeo, insomma, se vedi che qualcuno che ti interessa mostra il tuo stesso interesse allora ci parli, cerchi di instaurare una conversazione buona, ma se invece noti il contrario, cazzo, cosa continui a fare?

Dopo qualche decina di secondi la ragazza arriva con il bicchiere colmo di birra e la schiuma di essa che prova a colare varcando i suoi bordi.
Sospiro al comportamento continuo e stupido della ragazza e poi afferro il mio bicchiere cercando, quasi, di stritorarlo.

Il primo sorso di quella sostanza è fastidioso dato il suo gusto amaro e forte, ma nei sorsi seguenti si allevia questo spiacere e mi abituo al suo gusto.

È brutto che io mia stia abituando a qualcosa che in realtà non mi piace, e questo mi infastidisce un po', perché non riesco a darmi pace con i miei troppi pensieri.
Penso che questo mio abituarmi ad una cosa spiacevole possa stare a dimostrare che  possa abituarmi anche ad un comportamento da me non sopportato, o magari che conoscendo meglio una persona giudicata male, rivalutandola alla fine possa anche piacermi.

Scaccio questi pensieri sorseggiando più brutalmente la mia bevanda e guardando l'entrata del locale.
I
È in questo momento che la mia temperatura inizia ad aumentare e i muscoli a contrarsi.

_Spazio Autrice_

Scusate eventuali errori grammaticali, ma ci tenevo a pubblicarlo stasera!
Qualunque parere e consiglio è ben accetto, inoltre se trovate degli errori non dubitate a farmeli notare!
Spero sia stato di vostro gradimento!

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