Crescita e visite.

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Stavano passando in fretta le giornate. Steve continuava a andare a lavorare e io mi iniziavo a preoccupare per i vestiti del bambino o bambina.
Da lì a poco avrei scoperto il sesso del mio angioletto.
Ma questo non mi preoccupava.
Mi preoccupava di più il fatto che mia non rispondesse alle chiamate è neanche Timothee. Non sapevo più niente di loro,e stavo iniziando a preoccuparmi.
Iniziai a mandare delle lettere a entrambi,ma nessuno dava segni di vita.
Fra me e Steve invece non si capiva bene cosa stesse succedendo. I turni lo facevano tornare dal lavoro,stanco e non riusciva mai a fare due chiacchiere con me.
In qualche modo mi evitava.
Zendaya non si era più fatta viva,e io sinceramente volevo sapere da dove era sbucata fuori e quale storia nascondeva,ma di impicciarmi proprio
No.
Avevo già mille casini per la testa.

La pancia stava crescendo,e di tanto in tanto mi guardavo allo specchio di lato,inclinando la testa.
Avevo tirato su la maglia dalla pancia e si intravedeva l'ombelico rigonfio.
Ormai il mio outfit ruotava intorno a tute,pantaloni del pigiama e fasce per i capelli.
Volevo trovare qualcosa per svagare il tempo.
Stavo sempre in casa,e Steve mi vietava di uscire a parte quando dovevamo andare a comprare qualcosa per il bambino.
Ma lo facevamo sempre insieme e questo mi opprimeva.
Iniziai a pensare a qualcosa di differente.
Mettevo a posto la casa di tanto in tanto,ma questo mi annoiava da morire.
Leggevo,tantissimo. E qualche volta facevo già delle idee sul futuro.
su come sarebbe stato questo bambino.
Su come sarebbe cresciuto insieme a me.
Dove sarei andata?sarei tornata a Hawkins?
Quale sarebbe stato il mio futuro?
Sarei voluta rimanere qui.
Ma con lo Steve di prima.
Solo con lui.
Questo anche mi faceva star male.
Sapevo che lui non aveva più quell'interesse per me di prima.
E poi chi avrebbe voluto accollarsi un bambino?



"Sono a casa" Senti una voce urlare dall'altra stanza.
Corsi,vedendo poi fuori dal corridoio Steve che entrava con delle borse di plastica in mano.
Era vestito da cameriere come sempre. Con il panzotto bordeaux e la divisa nera sotto,stava divinamente.
E quegli occhiali gli stavano da dio.
Robin smettila.
Sorrisi e anche lui fece lo stesso.
Camminai verso di lui lentamente,mentre lui posava le chiavi vicino all'ingresso.
Ci guardammo per una frazione di secondi.
"Sei arrivato prima."
"Si." Disse,mentre io abbassavo la testa.
Voltai poi lo sguardo verso la finestra.
Era sera e Parigi sembrava così luminosa di fronte ai miei occhi.
"Ti annoi così tanto qui?" Senti la sua mano accarezzarmi la guancia.
Quando la sua mano toccava il mio viso sentivo sempre quella sensazione.
Strana.
"No...e che vorrei uscire anche da sola." Sembrò non ascoltarmi,e si diresse verso la cucina con ancora le borse in mano.
"Lo sai che non puoi."
"Perché?"
"Se ti viene un malore o cosa?se non hai più forze mentre sei in giro o devi prendere i medicinali?Non puoi sforzarti."
"Il dottore ha detto che comunque nei primi mesi potevo fare ancora cose normali." Dissi sbuffando e alzando gli occhi al cielo.
Non ero una malata che dovevo stare attaccata a un letto,ero incinta.
Si non dovevo fare sforzi,ma almeno in questi primi mesi potevo fare ancora qualcosa. Qualcosa di semplice.
"Non..."
Drrrinnnn

Ci girammo entrambi verso la porta,sentendo il suono della campanella.
Andai a aprire,mentre Steve faceva un respiro di sollievo portando la testa in avanti.
Per fortuna il campanello ci aveva
Salvati per l'ennesima volta da una litigata.
Apri la porta,trovandomi davanti la persona che meno mi sarei aspettata di vedere.




*****
"Hola" Disse Miguel con un sorriso gentile.
Era lì,davanti a quella porta.
Il padre di mio figlio era qui. A Parigi.
Lo guardai,notando sempre quei lineamenti così marcati e la pelle scura.
Sorrise ancora di più notando il mio sguardo su di lui.
"Chi è" Senti la voce dietro di me di Steve,e quando lo vidi vicino a me sulla porta,il suo viso si irrigidì.
"Che ci fai qui." Disse con tono duro e fermo.
"Sono venuto a trovare robin. E a capire cosa è successo."
Disse,guardandomi poi negli occhi.
I suoi occhi scuri scrutarono i miei,e poi si indirizzano sulla mia pancia.
"Robin non ha bisogno di te."
"Ma io ho bisogno di parlarle."
Disse Miguel,facendo un passo avanti e entrando in casa.
Diede una spinta a Steve che quasi barcollò,per poi dirigersi verso il salotto.
"Vuoi veramente che ti parli?"
"Non ha saputo niente fino a poco tempo fa."
"Non mi interessa. Sai cosa succederà."
"No non lo so perché non lo conosco." Dissi fermamente dirigendomi con Miguel verso il salotto.
Senti uno sbattere forte della porta e poi dei passi veloci che si dirigevano lungo il corridoio e verso la nostra camera.




*******
"Perché non me ne hai parlato?"
Miguel stava congiungendo le mani sopra le mie.
Eravamo seduti sul divano,vicini.
Sentivo il suo calore,e tornarono alla mente quella notte da dimenticare.
"Mia mi aveva detto che eri partito per la Spagna... e pensavo che non ne volessi sapere niente."
"Non potevi saperlo." Disse poi,guardandomi ancora.  Appoggiai la testa al divano,quasi distrutta.
Distrutta mentalmente,perché di sentire cazzate non ne avevo più voglia.
Lui avvicinò la testa alla mia pancia,poggiando l'orecchio delicatamente.
Lo senti ridere,e quando rialzò la testa lo vidi piangere.
Si,Miguel stava piangendo.
Lo guardai paonazza,per poi cercare di capire il motivo del suo pianto.
"È un emozione così forte sentire il battito del suo cuore. E pensare che quel bambino sarà nostro mi riempie di gioia,anche se è stata una cazzata."
Disse poi asciugandosi le lacrime con il dorso della mano.
Non sapevo come reagire.
"Tu hai deciso di tenerlo nonostante i rischi,e io in questo momento ho deciso di prendermi cura di te,o almeno di provarci."
"Voglio imparare a conoscerti e capire se insieme potrà esserci qualcosa o no. Ma io voglio provare a affrontare questo rischio di diventare padre."
"Non scapperai?" Dissi poi,mentre ci guardavamo negli occhi.
"Non lo farò."

Ice-Cream 2. |S.H| Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora