Young boy

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-Annie!-
Il ragazzino dai capelli bronzei percorreva la nni di una delle poche colline presenti nel Distretto 4.
Il vento gli arrossava le guance mentre inseguiva la sua amica, che aveva deciso di abbandonare il lavoro e precipitarsi lontano da lì.

I bambini solitamente non svolgevano compiti pesanti, quel giorno stavano preparando gli ami da pesca e Finnick aveva presto compreso che qualcosa non andava nel comportamento della ragazzina; ella aveva persino rifiutato la sfida "a chi fa più nodi in meno tempo" e conoscendola, non si tirava mai indietro.

-Finnick, vai via- Ripeteva lei girandosi ogni tanto per guardarlo negli occhi.

I capelli rossicci le svolazzavano sulle spalle mentre correva ed il colore acceso era messo in evidenza grazie alla leggera veste bianca che si muoveva a ritmo con il vento. 

Finnick, nonostante fosse un ragazzino molto allenato, faticava a starle dietro.
I ricci non avevano più un verso ormai e il sudore gli bagnava la fronte come se avesse appena finito una doccia.
-Per favore, Annie fermati- Implorò ansimante.

Lei si accovacciò sotto l'ombra di un albero e portò le ginocchia al petto, proprio quando Finnick la raggiunse e si sedette al suo fianco poggiando la schiena sul tronco della pianta.

-Sei diventata matta? Ci avrebbero potuto prendere e condannare, Annie, potremmo essere già morti per non aver terminato il lavoro!- Esclamò il ragazzo bruscamente lasciando trapelare la preoccupazione nella voce; tuttavia non era presente neanche una minima traccia di astio.

Annie non disse nulla e si limitò ad affondare il viso nelle mani.
-Oh, mi dispiace, io non volevo...- Tentò di scusarsi Finnick, accarezzandole un po'impacciatamente la schiena.
-Non importa- Lei sollevò il volto rigato dalle lacrime e lo guardò dritto negli occhi; il ragazzo non fece a meno di pensare che, nonostante stesse piangendo, Annie era sempre bellissima.

In quel momento ebbe l'occasione di osservarla meglio. I lineamenti delicati le conferivano un'aria leggiadra, lunghe ciglia le contornavano gli occhi, le sue iridi di un colore misto tra il castano e il verde molto intenso. Le labbra che lei si stava torturando erano sottili e leggermente screpolate.

-Stai bene?- Azzardò lui.
Annie scosse la testa. -Sai che giorno è domani?-
Fu come ricevere uno schiaffo per Finnick, tutta Panem sapeva cosa sarebbe avvenuto il giorno successivo. -Domani...domani è il giorno della Mietitura- Disse dandosi dello stupido per non averci pensato prima.

-Io non voglio che mia sorella ci vada, non voglio che lei partecipi agli Hunger Games, Finnick-
Il ragazzo continuò a guardarla negli occhi, gonfi dalle lacrime.
-Andrà tutto bene- Era l'unica cosa che il suo cervello era riuscito a formulare.

Magari non era la verità.
Magari non lo pensava neanche lui.
Magari pronunciare quelle parole aiutava più Finnick che Annie.
Mancavano ancora due anni all'ingresso del suo nome nella fatidica boccia di vetro, ma pareva tutto così vicino, come se un giorno potesse svegliarsi e avere all'improvviso dodici anni.

Lui sentiva che, nel profondo del suo cuore, non sarebbe mai "andato tutto bene", perché c'era, c'è, ci sarà per sempre qualche problema.

Ricordava bene quella volta in cui il suo anziano nonno, prima di andarsene dove non si torna più indietro, l'aveva preso per un braccio e lo aveva fatto sedere al suo fianco, in quella casetta in riva al mare.
-Ascolta, Finnick, non smettere di combattere, devi continuare, arrenditi e sarà tutto perduto, la vita è come una corsa ad ostacoli, avrai sempre qualcosa da affrontare-
A quel punto aveva tossito e mormorato con un tono di voce quasi impercettibile.

-Promettimi, promettimi che farai di tutto pur di finire tutto questo-

Il bambino di sei anni, però, aveva sentito tutto alla perfezione, mentre guardava l'uomo con ammirazione, come se l'anziano, ai tempi avvolto in un mucchio di coperte sfrangiate, fosse un veterano di guerra.

Finnick riuscì appena ad annuire e quelle semplici frasi erano bastate per rimanergli impresse nella mente per il resto della vita.

-Annie, so che è difficile, ma lo dobbiamo superare- Finnick si spettinò i capelli riccioluti con le mani.
-Superare? Come puoi parlare di andare avanti?- Annie strinse i pugni, tanto che le unghie si conficcarono nei suoi palmi.
Il ragazzo abbassò lo sguardo verso l'erba verde. Non c'erano molti prati nel Distretto 4, il territorio era prevalentemente sabbioso e ricco di acqua.

Lui aveva sempre amato il mare; tuffarsi e lasciarsi trasportare dalle onde era il paradiso.

Il ragazzo sollevò di scatto il volto.

-Seguimi- Disse alzandosi in piedi e pulendosi i pantaloni con le mani.

Annie corrucciò la fronte confusa e fece come Finnick le aveva detto.

Non camminarono per molto, impiegarono circa cinque minuti per arrivare a destinazione.
Il rumore dell'acqua che si scontrava con le rocce fu il primo a colpire il ragazzo; l'odore salato del mare gli pervase le narici e fece un profondo respiro, inondandosi i polmoni di quel profumo familiare.

I due ragazzi si arrampicarono sugli scogli addossati sulla riva mentre tenevano le dita intrecciate tra di loro.

-Al tre saltiamo!- Gridò Finnick per sovrastare il rumore delle onde.
-Sei diventato matto? È troppo alto!- Urlò Annie di rimando.

Lui le sorrise come solo Finnick sapeva fare, con aria di sfida e due adorabili fossette agli angoli della bocca.
-Uno- Iniziò lui.
-No!- Esclamò Annie.
-Due- Continuò il ragazzo
-Giuro che... -
-Tre!- Finnick non lasciò la presa nella mano della ragazza mentre si libravano in aria.

Le loro urla si fusero diventando un unico suono.
Finnick si sentiva talmente libero che il pensiero di essere scoperti dai Pacificatori neanche gli sfiorò la mente.

Appena i suoi piedi infransero la superficie dell'acqua avvertì il piacevole calore a lui conosciuto irradiare il proprio corpo.

Rimase pochi secondi completamente immerso prima di prendere una boccata d'aria; si scostò i capelli bagnati che gli coprivano la fronte e si guardò attorno in cerca dell'amica.

Una Annie raggiante apparì davanti a lui pochi secondi dopo.

-Avevo detto che ti saresti divertita!- Esclamò lui in tono arrogante.
-Ma smettila!- Ribatté lei schizzando un po' d'acqua verso il ragazzo.
-Vuoi rifarlo?-
-Assolutamente no!-

Annie nuotò finché non riuscì ad aggrapparsi ad una roccia sporgente e si arrampicò su di essa.
Tentò di asciugare la fradicia veste bianca scostandosi, ogni tanto, una ciocca di capelli inzuppati.

Finnick le si avvicinò. -Hai presente la frase: "L'amore trionfa su tutto"?-
Lei sbuffò. -Chiunque l'abbia inventata, non ha mai vissuto a Panem-
-Già... ciò che volevo dire è che io la cambierei con "La volontà trionfa su tutto"- Affermò il giovane.
-Ne sei così sicuro?- Domandò Annie inarcando un sopracciglio.
Finnick ghignò. -Sicurissimo, pensa a poco fa, ti ho o non ti ho appena fatta saltare da una sporgenza?-
Di risposta, lei gli diede un calcio sulla spalla.

Il ragazzo si decise, con dispiacere, a uscire dal mare. -Io dico sul serio-
La ragazzina scrollò le spalle. -Lo so-

Finnick ripensò ancora una volta a quel famoso giorno con suo nonno.
Era così la vita a Panem; lavoro, rischio, morte.
Magari davvero la volontà avrebbe vinto.

Young boy, Finnick OdairDove le storie prendono vita. Scoprilo ora