Ero immersa in una radura, verde, tranquilla, piena di gigli bianchi e fiori azzurri dalle sfumature tenui e pacate.
D'improvviso, il cielo chiaro e sereno si rabbuiò, grossi nuvoloni neri si avvicinavano pericolosamente, minacciando temporale.
Mi iniziai a spaventare, come avrei fatto a sfuggire all'imminente pioggia?
Non c'era un albero nei dintorni, solo un'immensa distesa verde, che rapidamente si scurì, all'ombra delle nuvole, come la pece.
Mi alzai da terra, il vento che faceva ondeggiare il bordo del mio vestito roseo, i miei lunghi capelli biondi mi andavano in faccia e nella bocca, si impigliavano tra loro.
Che fastidio...
Un tuono, rumore assordante, simile a quello di un fuoco d'artificio, segno premonitore di una brutta bufera ed una notte insonne.
Inizia a correre in una direzione, senza una ragione, un perché. Sentivo solo che dovevo correre, o mi avrebbero presa. Ma chi?
Corsi, corsi e corsi, passo dopo passo, ma la tempesta mi perseguitava, come se il mio destino fosse quello di perire lì, in quel prato. Ad un certo punto inciampai, cadendo faccia a terra, e qualcosa mi afferrò le caviglie, trascinandomi indietro. Sembrava che i fili d'erba avessero deciso di incatenarmi, portarmi insieme a loro verso a la fine. Avevo paura, gridai a squarciagola, fino a che il respiro me lo permetteva.
Ma ben presto il fiato mi venne a mancare, e non riuscii più a respirare. Un soffice velo mi si posò sul volto, avvolgendomi caldamente in quella morsa mortale, e lasciandomi senza via di fuga.
Volevo gridare ma non ne ero capace. Non sarebbe servito a nulla, non c'era nessuno che potesse salvarmi.
All'improvviso, quando tutto sembrava ormai perduto, una luce, delle voci familiari, un verso particolare, e...Un rumore sordo mi riscosse dai miei sogni, o meglio incubi. Provai a mettermi seduta, rendendomi conto di essere avvolta da un coperta blu e bianca, ero sul divano. Qualcuno doveva essere passato per il salotto, e vedendomi lì distesa avrà pensato che avessi freddo.
«Meow» il miagolio della gattina paffutella mi fece sorridere. Stava giocando con i miei piedi scalzi, sotto la coperta, lasciando piccoli graffietti sulle caviglie, il pelo folto e chiaro che mi solleticava.
«Quindi eri tu che mi volevi trascinare via, eh... Miyu?» dissi con voce calma e giocosa, prendendo la grande palla di pelo color panna tra le braccia. Ricevetti un "meeeeooow" e un graffio -tentato omicidio oculare- da parte della bestiola, che con passo felpato ed elegante -anche se trotterellava un po'- si andò a stiracchiarsi sul tappeto, e poi iniziò a rotolarsici sopra.
Trattenni una risata divertita, portando una mano davanti la bocca, dalla quale usciva un rivolo di bava, residuo del mio precedente appisolamento(?).Poi le sentii.
Erano delle voci fin troppo familiari, accompagnate da alcuni rumori sordi e ovattati, altri più profondi e forti.
Andai di corsa in direzione dei rumori, l'ansia che cresceva in me e che mi creava un nodo all'altezza dello stomaco. Arrivai pochi istanti dopo davanti la stanza, la porta era spalancata e le voci erano sempre più forti.«Ti ho detto che non mi piace!»
«Non mi importa, vicino a lei non ci devi stare!»
«Shinoa è solo un'amica! Non devi essere geloso!»
«Ma non sono geloso!»
«Si, come no... ti ho visto come ci guardavi male quando lei mi faceva il filo! Ammettilo che ti piace!»
«Quella racchia non mi piacerà mai!»Il biondo prese un cuscino, e lo lanciò violentemente in testa all'altro, scompigliando i suoi capelli corvini già ribelli di loro.
«Che sta succedendo qui? Perché è tutto sottosopra?!» chiesi irritata, osservando il disordine della stanza, ormai a soqquadro. I letti disfatti, libri scolastici in giro, penne e matite per terra e sul tappeto verde chiaro, gli zaini agli estremi della camera. Erano appena tornati da una faticosa giornata di scuola, ma ciò non li scusava per tutto il caos creato, che comprendeva anche i vari oggetti sparsi per la camera, probabilmente la causa di tutti quei rumori inquietanti.
«Ha iniziato lui!» dissero in coro i due ragazzi, indicandosi a vicenda e guardandomi con i volti sbiancati per la paura.
«Non mi interessa chi ha cominciato, siete colpevoli entrambi!» sentenziai rigida, incrociando le braccia al petto e scrutandoli dall'alto in basso, nonostante i due mi avessero già superato di qualche centimetro.
«Ma è lui che ha iniziato ad urlare non appena gli ho parlato di una mia amica! Io sono solo una vittima!» provò a difendersi il corvino, gli occhi verdi tremanti, come se stesse per piangere.
«Ti ho detto che non voglio tu stia con quella strega! Cosa non capisci?» lo aggredì a parole l'altro, che per poco non passava anche alle mani.
Nei suoi occhi azzurri c'era gelosia pura, per quant'egli non volesse ammetterla, ma non era rivolta verso la ragazza di cui stavano parlando, al contrario di ciò che credeva il corvino.
Infatti, la preda di tutta quella possessività era proprio quest'ultimo, incapace -a quanto pare- di rendersi conto di ciò che provava il biondo nei suoi confronti, nonostante fosse già abbastanza esplicito.
Sospirai, magari non lo era.
«Allora facciamo così: ora ci sediamo sul letto e parliamo un po'... ok?» proposi con un bel sorriso, sperando in una risposta affermativa.
«No, io non ci voglio parlare con quello lì!» protestò il corvino che, voltandosi dall'altro lato, non notò la smorfia di dispiacere e sofferenza appena accennata sul viso del biondo, che abbassò lo sguardo.
«E se parlassi solo io? Ho proprio una bella storia da raccontarvi» riprovai, non ero una donna che mollava facilmente la presa. Peccato che la testa dura l'abbiano ereditata anche i miei figli.
Infatti ci volle un po' per arrivare ad un 'punto comune' tra il biondo ed il corvino, che battibecchavano in continuazione.
«STATE ZITTI! DECIDO IO!» alla fine mi stufai, e finii per alzare la voce. Loro, intimoriti, sussurrarono un "si, mamma" e si sedettero sopra il letto del biondo, uno a fianco all'altro, ma con un minimo di spazio, erano ancora in disaccordo, non volevano stare troppo vicini.
Io mi poggiai sul letto del corvino, di fronte a loro, e dopo un respiro profondo, incominciai.
«Questa è una storia di dieci anni fa...»
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●{A Tale Of Ten Years Ago}○||●MikaYuu○||●Sirius-chanSC○
FanfictionDue bambini. Uno biondo, l'altro corvino. Una ragazza. Un orfanotrofio. La sua direttrice. Una storia. Una storia... vecchia di dieci anni. «Ti ho detto che non mi piace!» «Che sta succedendo qui?» «Cosa non capisci?» «Questa è una storia di dieci a...