Delusioni

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La festa è annullata.
Non chiedetemi perché ma ho deciso così, sarebbe stata una festa abbastanza piccola, almeno per i miei standard e nelle feste piccole non si riesce a trovare quell'intimità di cui ho bisogno ultimamente; essere popolari è così stressante, senza il tuo pubblico non sei nessuno.
E' tanto facile parlarne così, guardando dalla finestra di camera mia, sorseggiando dell'ottimo caffè accompagnato da una lunga e sottile sigaretta.
Non credo di essere pronto per dei cambiamenti nella mia vita, sono legato a quest'ultima ma contemporaneamente nell'attesa di una specie di 'risveglio' o di una novità in generale.
Sono sempre stato abbastanza pigro, vivo passivamente, non cerco mai gli altri e non mi preoccupo dei miei problemi, tanto ci penserà il tempo ad alleviare il dolore o le ferite.
Le ragazze non mi hanno mai rifiutato, anzi, sono sempre state le prime a provarci quindi non posso non vederle come un semplice oggetto, un divertimento ormai passato, noioso.
Nonostante ciò ho deciso di andare a casa di Madison, la mia migliore amica.
Da quando ha il ragazzo, Chester, non la frequento più molto, però ogni tanto ho bisogno di ascoltare le sue soapopere mentali; ma come biasimarla, è donna.
Voglio chiarire una cosa, se potessi ritornare indietro e scegliere rinascerei indubbiamente uomo.
Abbiamo un sacco di vantaggi e viviamo più sereni, senza quelle crisi esistenziali assurde, infondate soprattutto.
Madison con me è abbastanza tranquilla, solare e molto gentile.
Ha un fisico molto esile ma davvero sensuale, una bocca carnosa e dei capelli corti scuri, gli occhi sono verde, ma non quel verde acido tipo vomito o bambine possedute, un verde erba primavera, oppure ago di pino se preferite.
Arrivato da lei, e scappato da una conversazione piuttosto imbarazzante con numerosi vuoti e momenti di silenzio riguardo alle mie occupazioni con sua madre l'ho presto raggiunta al piano di sopra, nella sua stanza.
Era rannicchiata nel suo letto, con una morbida e pesante coperta avvolta a se, senza parlare, senza muoversi; sentivo solamente il mio fiato parecchio affannato dopo la corsa sulle scale.
Sinceramente ero stanco di sentire le sue storielle amorose, io non la capivo, non esiste l'amore a sedici anni.
Ecco, un altro motivo per cui non vorrei mai nascere donna, si attaccano come cozze, mollarle diventa impossibile; hanno continuamente bisogno di attenzioni, di colmare le proprie insicurezze, vogliono essere le protagoniste delle vite altrui, come se la gente non avesse già abbastanza problemi.
Comunque voglio davvero bene a Madison e quindi non posso certo criticare i suoi lamenti, cerco di essere carino e affettuoso, nell'attesa che superi anche questo momento.
'Oh ciao Carmine, scusa ma non ti avevo sentito entrare.'
'Non preoccuparti Madison, non farne un dramma; tutto bene piuttosto?'
'Mentirei se ti dicessi di si, vedi io e Chester ci siamo lasciati.'
Ok Carmine niente panico, rilassati, devi solo portare un po' di pazienza, dopotutto non è cattiva, non si rende conto di pesarti con queste cazzate.
'Oddio, come?' le dissi, fingendomi interessato.
'Non so spiegarmelo, è successo tutto così in fretta.' Rispose lei con un filo di voce.
'Non preoccuparti, tutto si aggiusta'
'Oh no, questa volta no, ne sono sicura.'
'Dai Madison, cavolo! E' la prima volta che vi lasciate? No. Quindi smettila di fare la bambina viziata e impaziente.'
'Senti, lo so che ripeto sempre le stesse frasi ma questa volta è finita davvero, vedi.. Se ne va.'
'Ma che..? Dove?'
'In Alaska.'
Queste parole mi gelarono il sangue, io sarei in grado di andare avanti, perché sono uomo, ma lei come farà?

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