Hindesah

30 3 1
                                    

Il sole rosso e imponente stava sorgendo. Il cielo nero, lentamente, si tinse di cremisi. Quando ormai l'astro era alto sull'orizzonte, il cielo si fece arancione. A Hindesah era così ormai da millenni.
La luce bronzata lambiva le eterne architetture della città. Marmo bianco a perdita d'occhio, forgiato sotto forma di colonne, porticati, torri, archi e cupole.
Le strade erano accarezzate dalla sabbia portata da un tenue vento.
Il silenzio della città deserta era rotto solo dal rumore di piccoli passi sul lastricato: Lei vagava per il suo regno, come tutte le mattine.
Girava fra i palazzi della città e seguiva con gli occhi le sacre geometrie di cui accarezzava gli spigoli, le facce, i vertici. Solo ora ne apprezzava il valore e il potere.
Le grandi statue dei Vecchi Re si ergevano sul suo cammino, rendendo viva e sempiterna la memoria del Suo errore.
Ormai, poteva solo sperare che il Suo mondo finisse presto, magari che il sole così vecchio implodesse e con esso tutta la galassia.
Si recò al lago, come tutte le mattine, e osservò per un po' quel grande pozzo perfettamente circolare, situato al centro di Hindesah.
Si immerse nelle acque rosso sangue. Galleggiava a faccia in su con gli occhi chiusi e pensava alla Sua lunga vita. Meditava, per cercare di restare con la mente nel presente, ma invano perché presente e futuro erano una cosa sola, sempre uguali dal Giorno dell'Urlo.

ScenariosDove le storie prendono vita. Scoprilo ora