Era già da qualche giorno che Severus non usciva di casa.
Non voleva vedere i suoi compagni dopo essere andato via dalla battaglia, non perché pensasse di essere un codardo ai loro occhi, ma perché non gli andava di dare loro giustificazioni.
In fondo era sempre stato solo e solo voleva rimanere.
Passava le sue giornate misurando la stanza a grandi passi , cercando si capire cosa fosse andato storto la notte della battaglia ad Azkaban.
Perché il suo Patrono non aveva preso forma?
Ancora non riusciva a spiegarselo.
Si sentiva spezzato e perso.
Perso nei suoi ricordi della vita con Lei.
Quanto gli mancava... quasi non riusciva a respirare a volte, soprattutto perché sapeva di averla ferita e di essere stato lui a rovinare tutto.
Si guardò intorno nella stanza, quel posto era triste e vuoto quanto lui.
Nessun ornamento solo un letto un armadio e una scrivania su cui poter lavorare.
Triste.
L'unica nota di colore era la fotografia sulla scrivania.
Era una loro foto.
La prese in mano per studiarne meglio i dettagli sondandone ogni centimetro con le dita e quasi gli sfuggì un sorriso rivedendola.
Quasi.
In quella foto aveva un'espressione buffa e divertita, era inverno quando era stata scattata perciò la ragazza sembrava ancora più minuta avvolta nella sciarpa e nel cappello dai colori rosso e oro che non riuscivano a contenere quella meravigliosa chioma dal colore scarlatto.
Le era sempre piaciuta la neve, Severus lo ricordava molto bene.
Quando erano ancora studenti a Hogwarts tutti gli inverni andavano a Hogsmeade a comprare dolci da Mielandia e a bere dell'ottima burrobirra ai Tre Manici di Scopa.
Poi giocavano per ore rotolandosi nella neve e ridendo come matti.
Ecco in quei momenti anche lui non riusciva a trattenere le risate, anzi rideva fino alle lacrime di quella ragazzina tanto goffa quanto bella.
Ricordando quel momento le sue labbra si piegarono in un lieve ma amaro sorriso.
Avrebbe dato tutto per poter tornare indietro nel tempo, ma sapeva che nemmeno il più potente dei maghi sarebbe stato in grado di farlo.
Diede ancora un'occhiata alla fotografia soffermandosi su se stesso.
Rispetto a lei sembrava molto più serio, sicuramente se fosse stato per lui non sarebbe mai stata scattata perchè odiava farsi fotografare, sapeva di non essere bello e non voleva rendere la sua brutta immagine permanente su un pezzo di carta, ma come per centinaia di altre cose per accontentarla aveva acconsentito allo scatto.
Le avrebbe dato il mondo se solo Lei fosse stata sua.
Era in posa accanto a lei e la guardava di sottecchi, non se n'era mai accorta ma spesso la ammirava di nascosto in quel modo, sognando come sarebbe stato un suo bacio.
Ricordò anche il sospiro che aveva fatto in quel momento.
Il sorriso sul suo volto si spense e venne sostituito da un'espressione tirata e di sofferenza.
Sentì le lacrime rigargli il volto solo quando caddero delle gocce sulla fotografia.
Ripensò al suo amore per lei, così profondo e sincero, che era stato rifiutato.
Forse non era abbastanza bello per una come Lei, non abbastanza solare, non abbastanza divertente.
Non abbastanza.
E in quel momento si sentì di nuovo un bambino.
Triste e sconsolato che piangeva per le urla di suo padre che lo accusava di essere un mostro.
Non era abbastanza normale.
Cosa si aspettava? Non poteva pretendere che una come lei lo potesse amare.
Lei era buona.
Lui era cattivo.
Forse proprio l'amore per lei lo aveva fatto diventare così.
Il dolore per il suo rifiuto, la rabbia per averla persa, ingredienti che combinati insieme portano solo al male.
Sorrise tra sé e sé.
Aveva paragonato il suo essere malvagio a una pozione.
Solo che per questa non c'era antidoto.
Pensò di distruggere la foto.
Era un ricordo troppo doloroso da avere sempre sotto gli occhi, gli ricordava il suo fallimento con Lei, la sua inadeguatezza al suo fianco.
Si asciugò le lacrime come un bambino, col dorso della manica e generò dalla bacchetta una piccola fiamma dorata.
La avvicinò alla foto lentamente senza mai staccare gli occhi dall'immagine.
Voleva bruciarla.
Voleva bruciare ed eliminare quel ricordo, l'ultimo che aveva di Lei.
Voleva solo dimenticarla, dimenticare ogni cosa per poter stare meglio.
Per non soffrire più così.
Diede un'ultima occhiata ai suoi occhi verdi, così dolci, allegri e pieni di vita e la sua determinazione venne meno.
E se un giorno avesse voluto rivederla?
Senza quella foto forse si sarebbe dimenticato del suo viso.
La fiamma che fuoriusciva dalla bacchetta si dissolse e nascose la foto in un cassetto, non era riuscito a distruggerla, ma non voleva averla sotto il naso in ogni istante.
Era il giusto compromesso.
Sospirò e si sentì uno stupido per ciò che era appena successo.
Senza riflettere cercò di evocare di nuovo il suo Patronus.
Doveva risolvere questa faccenda.
Voleva rivedere quella maledetta anaconda luminosa.
O voleva quasi disperatamente.
Aveva ricordato un momento felice, aveva pensato a Lei, questa volta non poteva fallire.
"Expecto Patronum!"
Questa volta la luce che sgorgava dalla bacchetta era più intensa.
Sì, pensò di avercela fatta. Era stato solo un momento di distrazione, forse si era spaventato durante il combattimento.
Incurvò le labbra in un mezzo sorriso, quasi un ghigno.
Era ancora capace di fare qualsiasi incantesimo.
Lei era importante ma non così tanto da impedirgli di evocare il suo dannato Patrono.
La luce si dissolse lentamente.
Di nuovo.
Gli sfuggì un urlo di frustrazione.
"NO!"
Il sorriso sulla faccia lasciò il posto a un'espressione di rabbia e incredulità.
Anche il suo Patrono lo aveva abbandonato.
Non era mai stato così solo.
Lanciò via la bacchetta.
Maledetta Lily.
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la Cerva
FanfictionUn Patronus che cambia forma è raro, davvero molto raro. Sono pochi i maghi e le streghe che possono dire di aver cambiato il corpo del proprio Patrono, ed è sempre stato a causa di eventi traumatici, e cosa c'e di più traumatico di un cuore che si...