Orgoglio

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Era passato un mese da quel violento litigio.

Tra i due era calato un profondo silenzio, tuttavia, qualcosa era cambiato.

Dentro di loro era iniziata una trasformazione ad un livello così profondo ed inconscio, che nessuno dei due lo avvertiva chiaramente.

Nonostante Crowley fosse troppo orgoglioso per fare il primo passo, e Azraphel troppo spaventato per farlo a sua volta, in qualche modo erano rimasti in contatto.

Ogni sera Crowley si fermava davanti alla libreria dell'angelo, restando ad osservarlo nella sua bentley, unica testimone del suo tormento.

Sulle prime l'angelo non ci aveva fatto caso. Fu la quinta sera, che avvertì distrattamente la sua presenza, mentre sistemava dei libri sullo scaffale vicino alla finestra.

Da allora quasi ogni giorno, il demone lo osservava, senza avere la forza ne di scendere ne di ripartire. Ma saperlo vicino, in qualche modo gli era di conforto.

Allo stesso modo l'angelo lo osserva dalla finestra, fingendo di sistemare qualcosa. Diviso tra la voglia di corrergli incontro, e quella di nascondersi nella sua libreria, dove il suo cuore sarebbe stato al sicuro.

Anche lui a modo suo, aveva cercato un contatto.

Lo aveva chiamato molte volte, deciso a dire qualcosa, a superare quel pesante muro che si frapponeva tra di loro.

Ma puntualmente, ogni volta che sentiva la sua voce si bloccava.

Fu alla terza volta, che Crowley capì chi c'era dall'altra parte della cornetta.

All'inizio era strano per entrambi, si sentivano a disagio, visto che nessuno dei due riusciva a parlare.

Poi con il tempo, divenne un'abitudine quasi piacevole.

Il solo fatto di sapere che l'altro era lì, era una sorta di sicurezza.

Finirono per abituarsi a quelle mute telefonate, passando a volte ore intere con il telefono appoggiato all'orecchio.

Crowley se ne stava sul suo divano, sorseggiando un bicchiere di vino, con gli occhi chiusi.

Azraphel si sedeva sulla poltrona della sua libreria, bevendo un buon te caldo, stringendo al petto il suo libro.

Era bello, ascoltare il respiro l'uno dell'altro.

Era quasi intimo...

Dopo qualche settimana, entrambi avrebbero potuto giurare di poter riconoscere il respiro dell'altro tra altri cento.

Più di una notte l'angelo si era addormentato ascoltando il respiro del demone, con la cornetta del telefono appoggiata alla guancia. Era così tranquillo e ritmico, che sembrava una melodia sussurrata.

Fu la mattina di un sabato pomeriggio piuttosto assolato, che il cambiamento prese finalmente forma.

Crowley stava guardando fuori dalla finestra, con il telefono appoggiato all'orecchio.

Alla fine quella frase gli uscì con una naturalezza che stupì anche lui.

"Mi manchi..." Disse, mentre sentiva il nodo intorno alla gola che si scioglieva.

Il respiro dell'angelo cambiò, diventando più affannoso e irregolare.

"Mi manchi anche tu, Crowley."

"Voglio vederti. Questa sera."

L'angelo si sentì improvvisamente irrequieto.

Però gli piaceva che non l'avesse chiesto, che l'avesse semplicemente detto.

Orgoglio e pregiudizioWhere stories live. Discover now