4: Piccola ingenua.

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Stanotte è stata la prima volta che non ho fatto un incubo, e anzi, ho sognato. E dico di più, perché ho sognato lui: Colton Miller.
<<Buongiorno>> ed eccolo che entra in camera mia per posare sulle mie gambe il vassoio con la colazione. Come se niente fosse, si osa anche a salire sul letto.
<<'Giorno>> lo studio con un'espressione curiosa.
<<Dormito bene?>> si sdraia di lato così tanto vicino da solleticarmi il braccio con il fiato.
<<Sì, nessun incubo>> con la coda dell'occhio noto che allarga il sorriso e il mio cuore inizia a palpitare veloce. Ci mancava solo un attacco di panico.
<<Allora le sedute con la psicologa servono veramente>> la sua voce rauca aumenta la mia tachicardia. Si avvicina solo per rubarmi un pezzo di brioche.
<<Dopo otto anni posso dire che forse iniziano a servire.." presto attenzione alla sua insolita espressione allegra.
<<Brava Ana>> mi pizzica una guancia con due dita. E' la prima volta, da quando lo conosco, che mi chiama con l'abbreviato.
<<E comunque da oggi voglio diventare un uomo migliore>> annuncia fiero. Senza dirmi altro, e darmi il tempo di rispondere, si alza e se ne va.
<<Tutto okay?>> chiede l'altro fratello chiudendo la porta. Si appoggia ad essa a braccia conserte.
Perché mi sento col fiato sul collo?
<<Sì, sì>> approfitto per finire la metà brioche rimasta.
<<Noti qualcosa di diverso in Colton?>> inclina la testa di lato per dare un'aria più interrogativa.
<<A dire il vero no, sono contenta di vederlo felice e motivato a diventar migliore>> spiego perché non trovo nulla di male nell'essere così di buon umore, ed è stato uno dei rarissimi momenti in cui lui non mi ha aggredita.
<<Mhh, buono allora.. e mi diresti dove l'hai trovato ieri sera? Perché a me non pare che avesse fatto un giro in città.>>
Ma com'è che in questa famiglia sono sempre tutti così seri!? Non hanno altri emozioni!?
<<L'ho trovato ancora in auto che parcheggiava, tutto qui>> mando giù a fatica l'ultimo pezzo di brioche.
<<Certo, grazie>> finge di crederci, e mi lascia sola.
Si capisce che sospetta di ciò che gli ho detto, ma non posso permettere che il drammatico accaduto di ieri venga fuori.
<<Eccoti>> trovo Colton sorridente seduto in cucina con Ambra che legge il giornale.
<<Colton, vieni un attimo che ti devo parlare> lo prendo da un braccio e andiamo in salone.
<<Ho dovuto mentire a Marcus. Gli ho detto che ti ho trovato già in macchina.>>
<<Anastasia, lui e mamma sanno già tutto. Oggi inizio un percorso con uno strizzacervelli>> ride noncurante, e credo che non abbia ancora compreso la gravità della situazione.
<<C-come?>>
<<Sì Anastasia, perciò ho detto di voler diventare migliore. Andrà tutto bene, non ti preoccupare>> mi dà un pugnetto scherzoso sulla spalla e ritorna in cucina.
Così decido di entrare in camera di Colton, e trovo proprio ciò che mi aspettavo: delle scatoline di psicofarmaci e antidepressivi sparsi sul suo comodino. Concludo che questo che mi parla non è il vero Colton, sono le medicine che lo rendono poco lucido e vulnerabile. Ambra e Marcus stanno modificando Colton senza avergli dato la possibilità di cambiare volontariamente. Io voglio il Colton di prima, almeno era se stesso.
<<Vado a farmi un giro>> dico solo,per poi uscire di casa.
<<Anastasia, dove vuoi andare alle nove del mattina?>> urla Colton. Vedendo che non gli rispondo, sento i suoi passi farsi sempre più vicini. Un'ondata di brividi ritorna a percorrermi la schiena.
<<Voglio restare sola>> lo fulmino con lo sguardo. Mi (ci) addentriamo nel boschetto dietro casa. Il sole inizia a scaldare l'aria circostante ma il freddo rimane comunque pungente sul mio viso. Mi lego i lunghi capelli castani, faccio tre respiri profondi e mi dirigo verso il posto che non dovrei nemmeno raggiungere, perché i ricordi che riaffioreranno potrebbero nuocermi e non poco.
<<Ehi, io so cosa stai facendo!>> Colton mi afferra da un braccio e mi fa rigirare su me stessa per poterlo guardare in faccia.
<<Perché raggiungi il lago?>> Oh, scoperta.
<<Colton, ho visto tutte quelle stronzate che prendi sul tuo comodino>> sbotto a denti stretti.
<<Anastasia, mia piccola ingenua>> posa piano una mano sulla mia spalla.
<<Quelli non sono miei ma di Josephine, e comunque non hai risposto alla mia domanda>> risponde noncurante.
<<Ma ti rendi conto che la tua ragazza non sta bene!? Ha bisogno della tua vicinanza, del tuo sostegno!>> alzo le mani melodrammatica.
Eppure non ha senso: perché mai Josephine dovrebbe lasciare tutte quelle cose in villa!?
<<Anastasia, com'è che tu ti preoccupi sempre delle persone sbagliate? Sai, prima dovresti imparare a prenderti cura di te stessa, e solo successivamente, potrai pensare agli altri>> mi rimprovera.
<<Tu non ti preoccupi né degli altri e né di te stesso, Colton>> ribatto acida. I suoi occhi si spengono e l'espressione serena che aveva svanisce: ho rovinato tutto e non dovevo, ma ormai è successo.
<<Scusami>> abbasso lo sguardo. Colton fa qualche passo all'indietro con l'espressione di chi ha davanti a sé un mostro. Decido di non guardarlo più. Con le lacrime agli occhi, mi dirigo verso la mia destinazione.
<<E comunque, di qualcuno io mi preoccupo!>> la mia voce riecheggia nel bosco con un eco, senza arrivare a Colton perché quando mi volto non c'è più. Così ritorno con il mio passo deciso, circondata solo dal rumore dei miei piedi che pestano il fitto suolo fino a raggiungere il lago.
Questo è l'ultimo dei posti che vorrei rivisitare, ma è l'unico che mi fa riflettere anche se, riporta dei ricordi laceranti: qui passavo pomeriggi interi con papà quando avevo otto/nove anni. Ed è sempre qui che lui approfittava per abusare di me; un posto tranquillo, isolato da tutti, silenzioso ed inquietante. Eppure questo stesso posto lo condividevo con qualcun altro.
...
<<Perché mi hai portato qui?>> chiese Gabriel che con occhioni curiosi scrutò attentamente l'acqua tranquilla del lago. Avevamo già dieci e undici anni.
<<Papà mi fa cose brutte>> dissi a bassa voce, provando sensi di vergogna. Mi sentivo già a quei tempi sbagliata.
<<Che vuoi dire?>> domandò preoccupato. Lui fu il mio primo amichetto del cuore a cui confessai questa cosa, trovando coraggio.
<<Ogni tanto mi picchia, torna la sera con un cattivo odore, picchia anche la tata>> mi scappò una lacrima e Gabriel non poté fare molto, ma la sua manina sulla mia mi fece sentire al sicuro.
<<Vieni a dormire da me!>> propose allegramente.
<<Posso?>> chiesi incerta.
<<Ma certo Ana, ti voglio bene lo sai>> mi circondò con le sue esili braccia, e passammo il pomeriggio in silenzio ad osservare il lago, che riflesse innocentemente il blu del cielo limpido.
...
Quattro anni. Quattro lunghi, duri, difficili anni in cui venivo violentata dal mio stesso.. da quel lurido mostro. Stare qui seduta nello stesso punto di dieci anni fa, crea una certa malinconia. Gabriel mi manca molto, ma dimostrò di essere un amichetto come tanti: sparì poco dopo. E come biasimarlo, a dieci anni si pensa solo a giocare al parco e non a scappare di casa come feci io a dodici. Il primo tentativo di provare a liberarmi da quel mostro di mio padre, andai a suonare proprio a casa di Gabriel. Nessuno mi aprì, e lui stesso mi disse di poter venire a casa sua nel momento del bisogno. Ci rimasi davvero male. Ritornai a casa. Ma ci riprovai il giorno dopo.
Corsi per pochi isolati. Mi ritrovai in una zona con una sola villa maestosa e una grande fontanella al centro di un parco naturale che credetti una dimora abbandonata. Scossi violentemente il cancello, prima di poterlo scavalcare, ero molto agile e veloce.
<<E tu che ci fai qui?>> urlò in lontananza, una giovane donna, bionda dagli occhi di ghiaccio. Aveva un innaffiatoio in mano, la disturbai prima che potesse nutrire il suo roseto.
<<I-io ho p-paura>> balbettai alla dolce donna che preoccupata, mi venne incontro correndo. Posò l'innaffiatoio sulla ghiaia, aprì il cancello e prese in braccio. Da quel giorno, Ambra mi fece entrare nella villa Miller...


Scusate gli eventuali errori, vedrò di provvedere al più presto, ma andiamo al sodo: continua a piacervi la storia?
Ditelo che state iniziando a cambiare idea su Colton dai! Come si può non adorarlo? Ahah.
Comunque povera Anastasia bloccata dai demoni del passato, ma tranquilli che pian piano ne uscirà fuori... forse.
Alle 200 visualizzazioni totali raggiunte, pubblicherò il prossimo capitolo!
Vi amo infinitamente per il sostegno che continuate a darmi!
Un bacione a tutti, dalla vostra ary❤️

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