Andrea

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Povero Andrea, in realtà lui non ha fatto niente. È comparso nella mia vita in un normale e piovigginoso mercoledì di ottobre e non poteva certo immaginare in che guaio si sarebbe cacciato, ma andiamo con ordine.
I miei mi hanno sempre sostenuta negli studi e quando ho deciso che avrei proseguito con gli studi universitari, quattro nonni e due genitori hanno fatto a gara per pagarmi tasse, libri, corsi in più eccetera eccetera. Dopo aver trascorso i primi due anni in preda alla gratitudine assoluta, ho deciso che era ora di provare a rendermi indipendente, cercando un lavoretto che mi rendesse, se non completamente indipendente, autonoma rispetto all'università. Così, ho cominciato lavorando in una copisteria in zona, di cui poi sono divenuta responsabile e di lì, quando il proprietario si è reso conto che parlavo fluentemente l'inglese e discretamente lo spagnolo, sono finita a dare una mano all'ufficio relazioni con l'estero dell'azienda di suo fratello, che produce biciclette. Storia lunga, non fatemi dire altro. In sintesi, si sono procurati un'interprete a basso costo. Vantaggi del licei linguistico, delle certificazioni macinate anno dopo anno e della mia prossima laurea in lingue.

Torniamo a quel benedetto corridoio. Avevo appuntamento con Cassandra, la mia migliore amica dai tempi del liceo. Era in ritardo, come sempre, e io passeggiavo davanti alla bacheca degli annunci, per perdere tempo, in attesa di un suo messaggio, per correre poi al bar dell'università.

Non sono mai stata una che fa troppa attenzione ai ragazzi, devo essere sincera. Dopo un paio di storie, che è già tanto anche definirle così, ho deciso di concentrarmi sulle mie amiche e sullo studio. Non ha senso perdere tempo e incasinarsi se l'uomo che hai di fronte non vale la metà degli sforzi che farai per tenere in piedi una pseudo relazione. Ero alle prese con un annuncio che recitava più o meno: "Cerchi un accompagnatore colto, di bella presenza per non fare brutta figura alle feste di laurea delle tue amiche? Chiamami. Mi intendo di politica internazionale" e me la ridevo sotto i baffi, quando una mano accanto alla mia ha staccato un talloncino dall'annuncio di un appartamento in affitto.

Mi sono girata senza pensarci, per curiosità e ho visto lui: un ragazzo normale, capelli castani, jeans, felpa scura e due occhi quasi neri da far paura, ma con un guizzo di divertimento che mi ha subito colpita. In realtà ho pensato: "Ecco, ora sono la scema che cerca l'accompagnatore colto". Subito dopo ho corretto il primo pensiero: "Se l'accompagnatore colto fosse lui?". Intanto la mia faccia, che non riesce a nascondere nessuna emozione ha manifestato imbarazzo, interesse, dubbio, curiosità. Credo. Sta di fatto che lui, Andrea, mi ha sorriso. Aveva un'aria gentile e sì, anche colta, sebbene in tanti anni sia diventato chiaro per me che avere un'aria intelligente e colta non significa esserlo per davvero.

- Ciao, sono Charlie.
- Ciao, sono Andrea.
- Cerchi casa?
- Sì.
- Sembri un po' grande per cercare ancora casa qui. Non sei già laureato?
- Sì, da un anno. Cerco casa per mio fratello.
- Ah, non abitate qui in zona.
- No.
- Io sì.

Evidentemente, non so dove stia di casa la timidezza.

L'amore, che sfiga...Where stories live. Discover now